sabato 14 novembre 2020

L'autopompa fantasma, Maj Sjöwall e Per Wahlöö



Negli anni compresi tra 1965 e il 1975 la coppia costituita da Maj Sjöwall e Per Wahlöö pubblicò dieci libri gialli, gettando di fatto le basi per il romanzo poliziesco contemporaneo. Queste opere, ormai considerate dagli addetti ai lavori come veri e propri classici moderni, sono diventate fonte di ispirazione per tanti scrittori giunti successivamente, tra cui lo stesso Henning Mankell. 
L'autopompa fantasma è il quinto episodio della serie, incentrata sul commissario di polizia Martin Beck (che siamo abituati ad associare all'attore Walter Matthau, suo volto al cinema); nonostante la trama investigativa sia un po' debole, riesce comunque a rispettare le promesse e a dimostrarsi come esempio di letteratura di genere essenziale e senza fronzoli. 
Partiamo, come sempre, da un rapido sunto del plot

Siamo alla periferia di Stoccolma, nel 1968.
Il poliziotto Gunvald Larsson sta organizzando un'operazione di sorveglianza. Nel corso dell'appostamento, il palazzo in cui si trova il sospetto prende improvvisamente fuoco e tre persone coinvolte nell'incendio perdono la vita. Gran parte degli inquirenti è convinta che si sia trattato di un fatale e imprevedibile incidente. Una valutazione che, col prosieguo delle indagini, si dimostrerà parecchio lontana dalla verità. A tutto ciò, si aggiunga il fatto che, non appena l'incendio è deflagrato, qualcuno ha telefonato ai vigili del fuoco... ma l'autopompa non è mai giunta sul posto.

Questa storia poliziesca è gradevole, ben scritta e si basa su tempi di narrazione quieti, quasi indolenti; è perciò lontana anni luce dai ritmi ansiogeni e sostenuti a cui ci hanno abituato gli scrittori contemporanei. Con un buon senso dell'umorismo e un chiaro intento politico, gli autori descrivono alla perfezione la disintegrazione della società del benessere, fornendoci un quadro variegato di quella che era la Svezia della fine degli anni Sessanta. 
Il romanzo, come gli altri della serie, mostra la sua particolarità nel fatto che non ci sia un unico ispettore protagonista, ma un manipolo di poliziotti che, in maniera talvolta anarchica e non troppo organizzata, indaga sul medesimo caso. Tra di loro, ovviamente, spicca la figura di Martin Beck: un investigatore che, pur non essendo dotato di un talento eccezionale, né di un'intelligenza fuori dal comune né di un coraggio che si eleva su quello degli altri, è la chiara dimostrazione del celebre assunto aristotelico: che il tutto è maggiore delle sue parti.
Nonostante siano passati cinquant'anni dalla prima pubblicazione - e che romanzi come questo possano risultare un poco datati nella forma e nella struttura - i libri di Sjöwall e Wahlöö sono ancora estremamente utili: ci consentono di lanciare uno sguardo sulla società svedese dell'epoca, sull'evoluzione dei costumi e degli stili di vita, facendoci comprendere che, nonostante i cambiamenti, il delitto mantiene sempre intatte le sue caratteristiche. In ogni luogo e in ogni epoca. 


Consigliato a: coloro che vogliono fare la conoscenza dei veri genitori del giallo svedese - parecchi anni prima che arrivassero Henning Mankell e Stieg Larsson - e a chiunque apprezzi i polizieschi capaci di indagare a fondo sulla società e la sua evoluzione.


Voto: 7/10


Gio     

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