Finalmente mi sono deciso ad affrontare Il deserto dei tartari di Dino Buzzati: uno dei più celebri romanzi italiani del Novecento, che avevo in attesa da un bel po', e ne sono rimasto pienamente soddisfatto. Pagina dopo pagina ho potuto apprezzare un classico dal significato ancora attuale, che parla dello scorrere inesorabile del tempo e che trasmette al lettore una preziosa e fondamentale lezione di vita.
Ma andiamo con ordine, partendo da un accenno della trama...
In una mattina di settembre, il sottotenente Giovanni Drogo prende servizio alla Fortezza Bastiani: un avamposto militare posto ai confini con "il deserto dei Tartari".
Drogo, appena ventenne, arriva ai bastioni carico di speranze e aspettative: è certo che il futuro che ha davanti a sé sarà splendente e lo gratificherà di una bella carriera militare. Gli anni, però, scorrono via come sabbia tra le dita e il nostro protagonista finirà con l'invecchiare senza rendersi conto del tempo che è volato via.
Giovanni vedrà passare davanti a sé l’occasione di poter cambiare gli eventi, ma non riuscirà ad afferrarla: terminerà quindi la sua esistenza tra le inquietanti mura della Fortezza.
Si tratta di un romanzo dalla forte impronta allegorica: la storia di Giovanni Drogo, infatti, non è altro che una metafora dell'umana esistenza che a poco a poco si consuma nell'attesa di un evento (che, probabilmente, non accadrà mai).
Oltre ad esprimere in maniera semplice e convincente il senso della vita, infatti, Il deserto dei tartari riesce a trasmettere in maniera assolutamente geniale il momento dell'attesa: come in Aspettando Godot di Samuel Beckett, il vero protagonista dell'opera è il tempo, con il suo inarrestabile scorrere verso il nulla.
L'attesa, dicevamo prima, piena di speranze deluse e di occasioni perse, racchiude dentro di sé il significato dell'intero romanzo. A poco a poco ci si trova immersi in un'atmosfera di ineffabile staticità, carica di simbolismo, che arriva a toccare una serie di temi eterogenei: la solitudine, le illusioni, la speranza disillusa e il sopraggiungere della morte.
L'inerzia di Giovanni Drogo diventa così un importante stimolo alla riflessione: ogni lettore si renderà conto di quanto sia importante fare qualcosa della propria esistenza al fine di darle un senso compiuto.
Buzzati racconta la storia con un linguaggio semplice ma pieno di ritmo, che mantiene per tutto il testo la giusta musicalità e non disdegna - specialmente in alcuni passi - un notevole innalzamento poetico: citiamo, a mero titolo di esempio, l'eroica morte di Angustina, la presa di coscienza di Giovanni sul proprio invecchiamento e, infine, la morte del protagonista che conclude il romanzo. E, giunti all'ultima riga del testo, ci si rende conto di aver letto un testo imprescindibile della letteratura italiana contemporanea.
Consigliato a: coloro che vogliono leggere un classico senza tempo - che parla, per l'appunto, del passare del tempo - e a chiunque ami i testi allegorici, capaci di rendere attraverso un racconto di fantasia il senso preciso della vita umana.
Voto: 8,5/10
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