Questo romanzo è la straordinaria parabola – nera, cupa, torbida - di un garagista parigino, di nome Abel Tiffauges, che scopre dentro di sé un'ambigua attrazione per i ragazzini. Ripercorriamo così la storia di un’anima dannata e del suo incredibile percorso attraverso gli anni che conducono al secondo conflitto mondiale, culminati nella disfatta tedesca.
La prima parte dell’opera è dedicata all'infanzia del protagonista, descritta in forma di diario, in cui Abel fa amicizia con uno studente di classe sociale più alta che lo prende sotto la sua ala protettiva.
Allo scoppio della guerra, inviato a combattere in Alsazia, Tiffauges viene imprigionato dai tedeschi; successivamente viene deportato nella Prussia orientale ed internato nel campo di Moorhof.
Gli eventi connessi al conflitto lo faranno approdare nell’antica fortezza di Kaltenborg, trasformata in accademia paramilitare del Terzo Reich: Abel, ormai "orco" a tutti gli effetti, avrà il compito di reclutare forzosamente i ragazzini destinati ad esser mandati al fronte per diventare carne da macello.
Sono diversi i fili narrativi che percorrono Il re degli ontani. L’immagine dell’orco rapitore di bambini, inequivocabilmente, rappresenta l’elemento predominante all’interno della trama. Vanno però sottolineati altri aspetti tutt’altro che secondari: l’abilità trasformistica di Tiffauges, la sua approfondita analisi delle inversioni pulsionali e – last but not least - la capacità del regime nazista di “fare massa”, trasformando un mare di individui in un corpo unico e compatto.
Si tratta di un’opera potente, complessa, profonda, che possiede un notevole afflato intellettuale ma che, al tempo stesso, non ha paura di lasciar spazio alla fisicità più concreta e carnale. Originalità stilistica e cognizione storica vanno di pari passo, completandosi vicendevolmente e dando vigore e sostanza ad un racconto che, molto spesso, si concentra sulla psicologia del protagonista e sulle sue elucubrazioni metafisiche. Il tema della “Foria”- ovvero del trasporto – ripercorre come un filo rosso il romanzo, presentandosi sotto una varietà di forme diverse, e diventando il leit motiv di un testo che ancora oggi si dimostra di inquietante attualità.
Tournier è forse uno degli ultimi grandi scrittori francesi, un ideale fratello minore dei sommi Camus e Céline: meriterebbe sicuramente più attenzione… specialmente qui da noi, dove è quasi sconosciuto ai più.
Consigliato a: coloro che desiderano fare la conoscenza dell’ “Ultimo Grande Scrittore Francese” – come lo ha definito la critica d'oltralpe - ed a chiunque ami la letteratura capace di scavare in profondità nell’animo umano, individuando i suoi lati più cupi ed oscuri.
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