Carlo
Fruttero e Franco Lucentini sono considerati i papà del giallo all’italiana e La donna della domenica rappresenta la
loro opera più celebre e riuscita. Dopo aver visto e rivisto il film di Comencini
– interpretato da un Marcello Mastroianni in stato di grazia – mi sono
finalmente deciso a prendere in mano il libro e, come prevedibile, non ne sono
rimasto deluso… anzi, direi proprio il contrario: questo romanzo, ambientato in
una Torino descritta con garbo e humour, riesce ancora oggi ad appassionare il
pubblico dei lettori, restando un’opera imprescindibile all’interno della narrativa poliziesca (e non solo) di casa nostra.
Siamo
a Torino, all’inizio degli anni Settanta. L'architetto Garrone, un losco personaggio
che vive di espedienti, viene assassinato nel suo studio. Il suo cranio è stato
fracassato con un singolare oggetto in pietra. I primi ad essere sospettati del
delitto sono due amici: Anna Carla Dosio, moglie di un ricco industriale, e
Massimo Campi, un giovane omosessuale che trascina fiaccamente una relazione con
l’impiegato comunale Lello Riviera. Toccherà al commissario Santamaria,
siciliano trapiantato in terra sabauda, condurre un’indagine nel variegato mondo
della borghesia torinese, che si rivelerà complessa e assai articolata.
Si
tratta di un romanzo ben congegnato, intrigante e sofisticato, che riesce ad
essere allo stesso tempo ironico e intelligente. La trama gialla, in realtà, rappresenta
un pretesto per condurci attraverso le strade di una Torino nostalgica, in cui
la vecchia borghesia continua ad aggrapparsi agli antichi privilegi ed in cui chi
sta al di fuori dell’élite – si tratti di gente del popolo o di origine meridionale
– viene guardato con un disprezzo non sempre ben dissimulato.
La
rappresentazione della città e dei suoi abitanti è esemplare. Rispetto al film,
la “torinesità” dell’impianto emerge con maggior vigore, permeando di sé ogni
pagina del racconto e rendendo indimenticabili dialoghi e descrizioni di
ambienti e personaggi. È eccellente l’abilità di F & L nell’abbozzare i
personaggi della media borghesia, individui gretti, bolsi e segregati nel loro
piccolo mondo.
Questo
libro è l’ennesima dimostrazione del fatto che anche la letteratura poliziesca può
produrre opere di assoluta qualità e che, molto spesso, il giallo rappresenta
uno dei migliori strumenti per raccontare la società, le sue evoluzioni e le
sue nevrosi.
Consigliato
a: coloro che vogliono leggere uno dei romanzi cardine nella storia del mystery
italiano ed a chiunque apprezzi quei libri capaci di analizzare i meccanismi
sociali con humour e senso critico.
Voto: 8/10
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