sabato 1 maggio 2021

Morte di una sirena, Thomas Rydhal e A. J. Kazinski

 


Nonostante le premesse di questo romanzo fossero originali e promettenti, lo svolgimento non è stato di certo pari alle attese: credo di aver letto uno dei peggiori pastrocchi della mia carriera di lettore, un guazzabuglio che miscela le ambientazioni gotiche (Tim Burton docet) con una trama thriller sciatta, poco credibile e al limite dell'umorismo involontario. Ma partiamo, prima di tutto, dalla trama.  

Siamo a Copenaghen nel 1834. La capitale danese - afflitta da povertà, malattie e tensioni sociali - è funestata da crimini atroci.
Anna è una prostituta, madre di una bambina di sei anni, che vende il proprio corpo in una delle peggiori zone della città. Una sera viene brutalmente assassinata e il suo cadavere viene rinvenuto nella discarica dove si raccolgono i rifiuti di Copenaghen.
I sospetti del delitto cadono sin da subito sul giovane che è stato visto uscire per ultimo dall’appartamento della vittima. Il suo nome è Hans Christian Andersen ed ha l'ambizione di diventare uno scrittore; i suoi tentativi, però, sono finora falliti, stroncati dalla penna implacabile  della critica.
Ad Andersen viene però offerta un'inaspettata via d'uscita: gli vengono concessi tre giorni per trovare il vero colpevole. In caso di insuccesso, il giovane verrà condannato per assassinio!

...ATTENZIONE SPOILER!!!...

Mentre sto scrivendo il mio commento a questo libro, mi viene in mente una celebre battuta di Steve Martin: "Non potrei mai essere una donna: starei tutto il giorno a toccarmi le tette".
Ecco, il proposito di costruire un intero thriller sull'invidia del seno femminile mi pare veramente assurdo se non risibile... ma alla fine, purtroppo, i buoni (?) Rydhal e Kazinski hanno seguito né più né meno questo discutibile itinerario.     
L'idea di trasformare un personaggio famoso in detective non è di certo nuova per i lettori: negli ultimi anni abbiamo visto Dante, Galileo e altri ancora indossare i panni dell'investigatore dilettante, ingegnandosi per la risoluzione del caso. Stavolta, però, Andersen mi pare un pesce fuor d'acqua: viene catapultato - senza paracadute - in una trama di pessima qualità, poco credibile e con personaggi scarsamente caratterizzati, infarcita da descrizioni da film splatter di bassa lega. 
Il romanzo sbanda pericolosamente di qua e di là: le trovate, talvolta, sono improbabili e al limite dell'assurdo; altre volte la fantasia degli autori propone scelte narrative improponibili. Si rimane, così, sullo scivoloso crinale che separa il romanzo storico dal fantasy, senza capire da che parte stare.
Anche lo stile, freddo e per nulla memorabile, non è per niente d'aiuto a rendere più piacevole la lettura.
Unico elemento degno di nota: la scena finale - che potremmo intitolare "come nacque, in Andersen, l'idea per la fiaba della piccola fiammiferaia" - che riscatta solo in piccola parte un romanzo per niente riuscito.


Consigliato a: coloro che amano le indagini investigative condotte da celebri personaggi storici e a chiunque non si preoccupi troppo per la verosimiglianza della trama.


Voto: 5/10


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