domenica 30 maggio 2021

La donna nel frigo, Gunnar Staalesen



La donna nel frigo rappresenta il mio primo incontro - nonostante si tratti del quarto libro della serie - con l'investigatore privato Varg Veum: un personaggio molto noto nei paesi nordici (è stata fatta persino una trasposizione cinematografica dei suoi romanzi) ma semisconosciuto da noi. Il nome del protagonista ricalca, in realtà, un'antica espressione nordica - vargr i véum - che significa "lupo nel santuario", sinonimo della frase “persona non grata”.
Già da questo si capisce molto: Veum porta impresse su di sé le stimmate dell'antieroe e soffre inevitabilmente degli usuali problemi che sembrano affliggere gran parte dei detective nordici: eccessi di solitudine, abuso di alcool e rapporti piuttosto conflittuali con le donne. 
Arrivati a questo punto, non sembrerebbe esserci niente di nuovo. In realtà, Staalesen ha creato il suo private-eye alla fine degli anni Settanta: si può dire che sia stato, perciò, uno degli antesignani del thriller scandinavo, la cui definitiva affermazione a livello internazionale sarebbe arrivata parecchi anni dopo. 

Varg Veum viene ingaggiato dalla signora Samuelsen per rintracciare il figlio Arne, tecnico di una compagnia petrolifera americana, scomparso senza lasciare traccia. Deve quindi abbandonare Bergen - la città in cui vive ed opera - e recarsi a Stavanger, sul Mare del Nord, per cercare di scoprire quale sia stato il destino del giovane. Sembrerebbe un'indagine di mera routine... ma la sorpresa è dietro l'angolo. Perquisendo l'alloggio di Arne, all'interno del frigorifero, il nostro detective rinviene una macabra scoperta: il corpo di una donna priva di testa e di arti. Da quel momento in avanti, le cose si complicheranno terribilmente: il percorso investigativo, pieno di pericoli e false piste, condurrà il buon Varg a scontrarsi contro un muro di omertà, che pare avvolgere l'intera vicenda. 

Si tratta di un hard-boiled dal profilo assolutamente "classico", che riunisce in sé le caratteristiche principali del genere. Veig, infatti, non è il solito poliziotto sottovalutato e antisistema ma un detective privato; la vicenda viene narrata in prima persona dal protagonista e, last but not least, l'investigatore può prendersi alcune libertà che sarebbero impensabili per chi è costretto a indossare un'uniforme di servizio.
Staalesen sembra distanziarsi un poco dagli altri scrittori scandinavi. Nonostante venga acceso, di tanto in tanto, il riflettore sulla situazione economica norvegese e si parli del crescente tasso di criminalità del paese, non si riscontrano delle vere pretese di analisi sociale. Sembra piuttosto che l'autore abbia preferito concentrarsi sulla trama poliziesca, dando la prevalenza a una trama scorrevole e avvincente e mettendo sullo sfondo eventuali propositi sociologici.
La donna del frigo è un ottimo esempio di polar europeo: essenziale nella scrittura, costruito con dialoghi rapidi e efficaci descrizioni d'ambiente, rappresenta la prova evidente che l'esempio dei Maestri Hammett e Chandler ha fatto opera di proselitismo anche nel vecchio continente.  


Consigliato a: coloro che amano l'hard-boiled classico, imperniato su investigatori dal carattere problematico e solitario, rivisitato stavolta in un originale e coinvolgente contesto norvegese.


Voto: 7,5/10


 

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