domenica 9 maggio 2021

Flora, Alessandro Robecchi



Flora è l'ottavo romanzo della serie imperniata sul personaggio di Carlo Monterossi, autore televisivo di successo ma divenuto refrattario alla tv del dolore - ormai trasformatasi in una baracconata furbetta e disonesta - che lui chiama col termine spregiativo di "fabbrica della merda" (bip!)
In questo nuovo episodio Flora De Pisis - la cinica conduttrice nonché artefice dello spregevole modello televisivo - è vittima di un rapimento (un po' com'era capitato alla presentatrice del recente Un colpo al cuore di Piergiorgio Pulixi). Si tratta di un sequestro reale o di un escamotage pubblicitario? Che cosa succederà? 

Proprio a Monterossi, sollecitato dal mega-dirigente della Grande Tivù Commerciale, toccherà dipanare una matassa che, sin dall'inizio, pare sprovvista di capo e di coda. Carlo, assistito dagli investigatori Oscar Falcone e Agatina Cirrielli e dalla compagna Bianca Ballesi (produttrice del programma di Flora), avrà il compito di intavolare la trattative con i sequestratori, cercando di riportare a casa il prima possibile la mal capitata presentatrice. 

I romanzi di Robecchi consistono di due anime ben distinte (anche se spesso arrivano a fondersi tra loro): quella prettamente noir, rappresentata dal duo di poliziotti Ghezzi-Carella, e quella più in stile commedia, incentrata soprattutto sulle vicende di Monterossi. Mentre col precedente I cerchi nell'acqua, malgrado l'assenza del protagonista/autore-tv, la storia funzionava alla grande, stavolta l'assenza del duo di questurini si sente eccome. La parte poliziesco/investigativa, infatti, non decolla: la trama è piuttosto scarna e, ad un certo punto, pare quasi accartocciarsi su se stessa in un profluvio di ripetizioni e aderendo a schemi già utilizzati nei romanzi precedenti. Mi sento, quindi, di fare una constatazione (del tutto personale ma non per questo insostenibile): Ghezzi e Carella senza Monterossi: OK; Monterossi senza Ghezzi e Carella: assolutamente NO.   
Gli intermezzi in cui l'autore si concentra sulla poesia francese e sul movimento surrealista parigino non convincono molto; Robecchi vorrebbe parlarci della libertà dell'arte e della deriva della cultura televisiva, ma non sempre riesce a centrare il bersaglio.
Massima stima in Robecchi, che ritengo tra gli autori di punta del noir italiano contemporaneo, ma penso che questo libro costituisca un evidente passo indietro rispetto a tutta la produzione precedente: forse un'eccessiva dose di ambizione l'ha spinto a cercare nuove strade narrative, purtroppo con risultati non in linea con le intenzioni. Attendiamo speranzosi un pronto riscatto... già a partire dal prossimo volume (che uscirà, almeno credo, a inizio 2022). 


Consigliato a: coloro che apprezzano i noir con una grossa componente lasciata alla commedia e a chiunque desideri farsi un'infarinatura sulla poesia surrealista francese di inizio Novecento.


Voto: 5,5/10 


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