Con Titoli di Coda Petros Markaris chiude la cosiddetta Trilogia della Crisi: una breve serie (all'interno della serie principale incentrata sul commissario Kostas Charitos) in cui l'autore utilizza la trama gialla per raccontare in maniera disincantata ma mai rancorosa le vicende della Grecia degli ultimi anni.
Premetto che, probabilmente, non si tratta del miglior libro di Markaris; nonostante questo, però, è sempre piacevole e interessante leggere le vicende del suo poliziotto antieroe che si sviluppano all'interno dell'Atene contemporanea con tutte le sue problematiche e i cambiamenti in atto.
Come sempre, prima di entrare nell'analisi, diamo un'occhiata alla trama.
Andrea Makridi, un imprenditore greco di origine tedesca, viene rinvenuto senza vita all'interno del suo appartamento. A prima vista parrebbe trattarsi di un suicidio; poco tempo dopo, però, all'ambasciata tedesca viene recapitato un messaggio in cui si afferma che è stato un omicidio. Il biglietto porta una firma abbastanza stravagante: "I Greci degli anni 50". Nei giorni seguenti si verificano altri delitti: vengono uccisi il direttore di una scuola privata, un losco faccendiere che lucrava brigando tra imprese e pubblica amministrazione e due imprenditori agricoli. In tutti i casi, la rivendicazione è sempre la stessa: "I Greci degli anni 50".
Il commissario Charitos si butta capofitto nelle indagini; al tempo stesso dovrà risolvere alcuni gravi problemi famigliari: la figlia Caterina, avvocato che si dedica all'assistenza legale degli immigrati, ha appena subito una violenta aggressione dai membri del gruppo xenofobo e estremista denominato Alba Dorata.
Anche questa volta il commissario Charitos non delude; nonostante i "mezzi di fortuna" utilizzati (non percepisce lo stipendio da tempo ed è costretto a spostarsi in tram per non sprecare carburante) conduce un'indagine esemplare facendo leva sull'acume e sul fiuto da investigatore doc.
Purtroppo, la trama questa volta non è al livello delle opere precedenti: le motivazioni dei delitti non convincono del tutto e la soluzione dell'enigma lascia il lettore con un po' di insoddisfazione.
A convincere è soprattutto l'ambientazione ateniese, all'interno di una realtà profondamente deteriorata per via della crisi economica del paese, in cui la corruzione sociale e la deriva dei valori sono all'ordine del giorno.
Markaris è bravo nel ritrarre un apparato burocratico assolutamente implacabile nella sua ottusità; al tempo stesso dipinge molto bene la "vita reale" della gente: quella quotidiana lotta per sopravvivere alle difficoltà che va di pari passo a un'improvvisa amnesia collettiva nei confronti dei solidi valori dei tempi passati.
Consigliato a: coloro che amano i poliziotti antieroi - da questo punto di vista, Charitos è un fratello ideale del Wallander di Mankell e dello Sveinsson di Indridason - e a chiunque apprezzi i gialli a forte valenza sociale: mai come in questo caso il delitto è stato utilizzato come grimaldello per indagare la realtà di un popolo e di una nazione in difficoltà.
Voto: 6,5/10
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