sabato 26 dicembre 2020

L'uomo che dorme, Corrado De Rosa


La collana Nero Rizzoli mi lascia un pochino perplesso. Dalla sua nascita in avanti ha pubblicato ottimi romanzi di valenti professionisti del noir (Piergiorgio Pulixi, Enrico Pandiani e Bruno Morchio in primis), edizioni italiane di opere straniere davvero notevoli (basta citare Tra due mondi di Norek e La città è dei bianchi di Mullen) ma anche alcuni libri che non sono né carne né pesce. 
Non so se si tratti di una mera casualità, ma quando ci si imbatte in giornalisti di costume come Enrico Franceschini, educatori professionali come Giuseppe Fabro, membri di un collettivo di scrittura come Marco Felder o scrittori/redattori come Girolamo Di Michele che, di punto in bianco, decidono di fare un improvviso balzo nella narrativa di genere... il dubbio si sviluppa alla velocità della luce: non è che al curatore della collana è saltato per la mente di contattare meritevoli personaggi del mondo della cultura italiana (sul valore di questi personaggi non sussiste alcun dubbio!) chiedendo espressamente la stesura di un libro noir? Perché - e su questo non ci piove - al mondo nulla si improvvisa; neanche Manzoni, Verga e Pirandello avrebbero la capacità di improvvisarsi giallisti, figuriamoci chiunque altro! (P.S. consiglio, a questo proposito, la lettura di Il più splendido gioco del mondo di John Dickson Carr).
Ecco, in questa categoria di ibridi poco riusciti inserirei sicuramente L'uomo che dorme di De Rosa: un libro scritto da uno stimato esperto di psichiatria, già perito in celebri vicende giudiziarie, che però, più di un noir, pare l'elegia di un personaggio narcisista e abbastanza insopportabile. 

Il protagonista, Antonio Costanza, è uno psichiatra - nonché consulente del Tribunale per i crimini violenti - che nel corso della sua attività viene a contatto con psicopatici, mafiosi e truffatori seriali che fingono la malattia per scongiurare il carcere. 
Nonostante abbia appena quarant'anni, si dimostra vittima di una sorta di pigrizia esistenziale che si manifesta anche nei singoli dettagli della quotidianità (se non ci fosse il genitore/galoppino, manco le bollette si ricorderebbe di pagare!) 
Gli efferati omicidi di due anziane prostitute giungeranno improvvisamente a risvegliare Costanza dal suo torpore: anche su una città tranquilla come Salerno pare allungarsi l'ombra tetra e angosciante di un serial killer. 

Si capisce sin da subito che l'uomo che dorme del titolo è lo stesso dottor Costanza: un personaggio che fa dell'indolenza (quasi sconfinante nella letargia) un vero e proprio stile di vita. 
Indubbiamente, l’autore ha riversato nel personaggio gran parte delle sue esperienze lavorative; però - ammesso che si voglia considerare questo libro un noir in senso lato - l'esperimento non funziona un granché: la trama gialla è inconsistente (non ci sono dubbi sin da subito sul nome dell'assassino), le procedure investigative assenti e mancano del tutto le svolte repentine e i colpi di scena: ciò che sono il sale e il pepe della letteratura di genere. E così, pagina dopo pagina, continuiamo a seguire il buon Costanza mentre spende la sua esistenza - fatta di incontri, relazioni familiari e vicende sentimentali - che scorre via come acqua fresca senza lasciare nulla.     
Sarebbe sbagliato, però, vedere tutto in negativo; alcuni aspetti rilevanti ci sono sicuramente: la scrittura buona e perfettamente funzionale al tono della storia; l’approccio che, malgrado le tematiche trattate, rimane ironico. Troppo poco, però, per salvare un romanzo che rischia di cadere nel dimenticatoio appena chiusa l'ultima pagina.


Consigliato a: chi ama i personaggi apatici e indolenti e a chiunque apprezzi i libri che cercano di far coesistere in un problematico viluppo psichiatria e letteratura noir.


Voto: 5,5/10


Gio     



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