sabato 19 dicembre 2020

Lo spettatore, Anton Soliman


Dopo qualche tempo torniamo alle nostre mitiche letture di coppia. 
Premesso che nessuno dei due ha idea di chi sia questo Anton Soliman - e una minuziosa ricerca su Google non ci ha per nulla aiutato a colmare la lacuna - questo racconto (lungo una cinquantina di pagine) è stato acquistato da Mely sull'impulso del momento; dopo aver letto la trama - che pareva assai promettente - ha deciso di regalarmelo inserendolo come cadeaux nel calendario dell'avvento da lei predisposto.
Ne abbiamo condiviso la lettura durante una delle ormai ricorrenti giornate in "zona rossa", chiusi in casa al calduccio, e alla fine ci siamo confrontati per comprendere il significato di una storia abbastanza inusuale. 
Com'è andata? Se andate avanti... presto lo saprete! 

Trama:
Un signore di nome Oskar, un bel giorno, riceve un invito per una prima teatrale che si terrà in città. Nonostante la sorpresa, l'uomo considera questa premiere un'occasione irripetibile per entrare in contatto con personaggi di alto lignaggio che, se sarà fortunato, gli daranno l'opportunità di migliorare la sua posizione sociale. 
Anche se la serata pare essere foriera di sorprendenti novità, il povero Oskar non sospetta di sicuro che, dietro allo spettacolo teatrale, si celi un perverso e infrangibile meccanismo: verrà così intrappolato in una messa in scena che si protrarrà nel tempo, per lunghissimi anni.

Giudizio di Mely:
Non mi è piaciuto per niente, sia per il genere (troppo lontano dai miei gusti) sia per l'inconsistenza della trama. Pur essendo una lettura piuttosto breve, è riuscita a risultare ugualmente lenta e noiosetta; il protagonista, alla fine, si dimostra un vero e proprio pollo perché non ha fatto altro che perdere un sacco di tempo dietro a una persona che non se lo filava minimamente. 
Voto: 2/10 

Giudizio di Gio:
Lo spunto di partenza non sarebbe male, con lo sviluppo del plot che segue incessantemente l'idea del palcoscenico come metafora della vita. Purtroppo, dopo un inizio promettente, la narrazione si perde un po' per strada e il racconto si incarta su se stesso nell'attesa di un qualcosa che non accadrà. Soliman strizza l'occhio a Samuel Beckett e al suo Godot... ma rimane anni luce lontano dall'originale. La scrittura un po' piatta non asseconda le buone intenzioni dell'autore e, alla fine, il messaggio che cerca di trasmettere al lettore è abbastanza scontato.
Voto: 5/10    

Come vedete, questa volta siamo abbastanza d'accordo: entrambi non abbiamo apprezzato granché quest'opera, ritenendola piuttosto velleitaria e non all'altezza (anche se, leggendo tra le righe, il giudizio di Mely è stato molto più cattivo e tranciante di quello di Gio). 
Ringraziandovi per l'attenzione, vi diamo appuntamento ad una delle prossime letture di coppia. 
A presto!





   


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