sabato 12 dicembre 2020

It, Stephen King

 


Parto da tre piccole premesse:
1) Se avessi letto questo libro a vent'anni invece che a cinquantatré suonati, probabilmente il mio giudizio sarebbe stato diverso;
2) Purtroppo, non amo per nulla il soprannaturale e ciò che esula dalla realtà tangibile; horror, fantasy e fantascienza sono troppo lontani dalle mie corde e, proprio per questo, non riesco ad apprezzare neanche le cose migliori dei menzionati generi (per dire... mi sono addormentato durante la visione di Il signore degli anelli);
3) Di Stephen King ho apprezzato soprattutto quei romanzi in cui il contenuto di fantasia era limitato o ridotto ai minimi termini: 22.11.63 e Il miglio verde, ad esempio, li ho trovati davvero notevoli
Detto questo, è logico che il mio giudizio su It non possa essere del tutto positivo. Dopo un inizio folgorante, capace di coinvolgere il cuore e la mente del lettore trascinandolo in una straordinaria discesa agli inferi, il prosieguo del romanzo non l'ho trovato all'altezza. Per usare una metafora che mi aiuti a spiegare le sensazioni che mi ha dato questo libro, posso farvi pensare all'immagine di un bel soufflé - soffice ed appetitoso - che lievita pian piano nel forno ma alla fine, malauguratamente, si sgonfia senza rimedio. 

Credo che la trama la conosciate ormai tutti. 
Impossibile che non abbiate mai sentito parlare della piccola cittadina di Derry; della tremenda sorte toccata al piccolo Georgie mentre cerca di recuperare una barchetta di carta da un canale di scolo; di quell'oscura presenza - denominata It, per l'appunto - che si manifesta sotto le sembianze di un clown. 
Chiunque - almeno credo - conosce alla perfezione la vicenda di quella creatura mostruosa risvegliata dalle tenebre e della sua terrificante sfida ad un gruppo di ragazzini; così come il 99% della popolazione mondiale sa benissimo che, a distanza di anni, quando il mostro riprenderà a chiedere il suo tributo di sangue, i ragazzini di un tempo lasceranno alle loro spalle famiglia e lavoro per tornare a combatterlo. 

La storia funziona alla perfezione finché resta nel territori del romanzo di formazione. In questo contesto, ritroviamo infatti i temi cari al Re del Brivido: il potere della memoria, il mito dell'innocenza perduta, i traumi propri dell'infanzia, la violenza occultata dietro una sottile patina di serenità.
Purtroppo, da un certo momento in avanti, pare che Re Stefano abbia un po' perso di mano le redini del racconto. La vicenda fuoriesce dai binari, come un treno che viaggia troppo veloce, e infierisce in maniera grottesca producendo schiere di mostri famelici e cruenti, effetti grandguignoleschi da film splatter di serie B e snodi narrativi abbastanza sconclusionati (almeno, a mio personalissimo parere).
Il libro scorre benissimo fino ad un certo punto; nella seconda parte finisce per perdersi producendo situazioni confusionarie e poco plausibili. Nonostante abbia divorato in pochi giorni i primi tre quarti del testo, la parte finale è stata per me una sorta di agonia (tanto che mi è quasi passato per la mente di abbandonare!) 
Fatto sta che la mia valutazione non collima per niente con quella di chi ritiene che It sia il migliore libro di King: lo scrittore di Portland ha fatto decisamente di meglio! 


Consigliato a: coloro che amano i romanzi di formazione permeati da una decisa ed esuberante vena "horror" e a chiunque ami i tomoni avvincenti e trascinanti (almeno... fino ad un certo punto).     


Voto: 6,5 (media tra l'8 della prima parte e il 5 della seconda).


Gio    

2 commenti:

  1. It è un romanzo magnifico per 4/5. Effettivamente nell'ultima parte il grafico scende, ma si sa che i finali non sono mai stati il punto forte di King.

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  2. Mi è parso, infatti, che nel finale King avesse il fiato corto. Peccato però: ha ridimensionato un libro che poteva essere bellissimo.

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