Torna Gianni Farinetti e con lui torna il suo personaggio più amato: lo sceneggiatore gay Sebastiano Guarienti, già protagonista dei riusciti Rebus di mezza estate, Il ballo degli amanti perduti e La bella sconosciuta.
Nonostante l'attesa per questo nuovo romanzo - lo scrittore cuneese ha davvero tanti ammiratori, sempre pronti ad accorrere in massa ad ogni nuova uscita - quest'opera non convince del tutto: alla fine della lettura c'è il forte rischio di ritrovarsi un poco sconcertati, magari perplessi, persino delusi.
Ma andiamo con ordine...
Il nostro Guarienti, invitato a un matrimonio, vola a Palermo per il fine settimana. Il capoluogo siciliano - come riportano i giornali - è stato recentemente funestato da una drammatica notizia: un facoltoso imprenditore edile è stato barbaramente ucciso in mezzo alle rovine di una villa antica.
Nel corso del breve soggiorno nella Trinacria pregna di lusso decadente e antichità, oltre a rivedere vecchi amici, Sebastiano ha l'occasione di fare la conoscenza dei gemelli Diego e Giulia Galvano: due giovani eccentrici, ambigui e sfuggenti.
Al termine delle nozze, mentre si sta dirigendo in taxi verso l’aeroporto, farà un incontro imprevisto che lo porterà a fare i conti con il proprio passato e a rivedere in un'ottica diversa le scelte di qualche anno prima.
Farinetti è uno scrittore abile come pochi altri nel descrivere luoghi e paesaggi, nel costruire dialoghi scoppiettanti e nel congegnare storie infarcite della giusta dose di ironia. Questa volta, però, non riesce nell'intento di costruire un racconto al livello dei precedenti: la trama fatica a decollare, gli approfondimenti dei personaggi e del contesto sono scarsi e pare quasi di trovarsi di fronte a un libro che doveva uscire "per contratto" piuttosto che a un qualcosa di veramente sentito e necessario.
Non è di certo sbagliata la scelta di raccontare una Palermo insolita - quella della vecchia nobiltà e degli ultimi stanchi gattopardi - inserendola al centro della narrazione, quasi si trattasse di una coprotagonista del romanzo. A mancare del tutto è invece la storia: impalpabile, inconsistente e priva di una solida spina dorsale, si riduce a una manciata di paginette all'acqua di rose con una soluzione del giallo per niente convincente.
Si tratta quindi, a mio parere, di un passo falso per il buon Gianni, che si salva solo in parte grazie all'eleganza della scrittura e all'ambientazione davvero caratteristica.
Consigliato a: chi apprezza la Sicilia, la nobiltà decadente, gli antichi palazzi siciliani e - soprattutto - a tutti gli amanti della prosa ironica e avvolgente di Farinetti.
Voto: 5,5/10
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