Fabrizio Silei, fiorentino classe '67, ha alle spalle un'ottima carriera di autore di albi e racconti per ragazzi. Trappola per volpi, romanzo ambientato nell'Italia Fascista, segna pertanto il suo esordio ufficiale nella letteratura gialla. Purtroppo i risultati - a parere dello scrivente - non sono stati pari alle aspettative. Ma andiamo con ordine partendo, come di consueto, da un rapido riassunto del plot.
Siamo nel luglio del 1936. Il giovane vicecommissario Vitaliano Draghi si trova ad indagare su un cruento delitto: il corpo di una donna con il cranio sfondato è stato rinvenuto nei pressi di un vespasiano. I suoi superiori sono momentaneamente lontani da Firenze e questo, per Vitaliano, rappresenta quindi il primo vero caso della sua breve carriera all'interno delle forze dell'ordine. A complicare le cose, sopraggiunge la notizia che la vittima non è una donna qualunque: si tratta della moglie del senatore Bistacchi, uomo molto vicino al Duce.
Il giovane poliziotto si rende immediatamente conto di aver bisogno di aiuto. Decide quindi di rivolgersi a Pietro Bensi, che fa il contadino nella fattoria in cui è cresciuto, e che nel corso degli anni ha instillato in Vitaliano la passione per gli enigmi.
Sono numerosi i gialli, pubblicati negli ultimi anni, che hanno avuto come ambientazione l'Italia del ventennio fascista: basti pensare, per fare qualche nome, alla serie di Carlo Lucarelli col commissario De Luca, a quella di Maurizio De Giovanni col commissario Ricciardi e a quella di Leonardo Gori col Capitano (in seguito Colonnello) Arcieri. Purtroppo, Fabrizio Silei rimane parecchio distante dai predecessori e, nel suo incerto ondeggiare tra dramma e commedia, non riesce a rendere la sua storia interessante al punto giusto.
La trama, a dire il vero, non è affatto male: ci sarebbero tutti gli ingredienti di base per farla funzionare (tra cui, ovviamente, l'indebita ingerenza sulle indagini dell'onnipresente potere fascista). Però - perché c'è sempre un però - la narrazione è palesemente tirata per le lunghe, le ripetizioni si accumulano ed il fatto che ci siano tre differenti finali non giova sicuramente all'impianto narrativo. E poi, a cosa servono le cinquanta pagine conclusive, che giungono dopo la scoperta del colpevole? Roba da far rabbrividire i cultori della letteratura gialla!
I personaggi, inoltre, non risultano per niente credibili. Vitaliano è un bamboccio che trascorre gran parte del tempo a rosicchiare semini di zucca per smettere di fumare e svolge l'attività di poliziotto in maniera quasi hobbystica. Bensi è un'improbabile contadino/detective dalle intuizioni talmente incredibili (e spesso per niente plausibili) da far rivoltare nella tomba i maestri del giallo vittoriano.
Che dire d'altro? Spero che questo sia stato, per Silei, solamente un incidente di percorso. Di sicuro, se vuole proseguire la strada di narratore in ambito giallo/noir, dovrà trovare trame più consistenti e argomenti più convincenti.
Consigliato a: coloro che amano i gialli con sfondo storico ed a chiunque si lasci catturare dall'ambientazione in un'Italia lontana nel tempo ma ancora capace di trasmettere vividi ricordi.
Voto: 5/10
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