Graham Greene, di solito, è maggiormente apprezzato per le sue opere cosiddette "serie" - scritte nel secondo dopoguerra - che per i suoi romanzi popolari ("intrattenimenti", come era solito definirli). Nonostante tutto, anche nei libri meno ambiziosi e più commerciali (se mi permettete di usare un termine anacronistico) riusciva ad eccellere, costruendo trame con personaggi ottimamente caratterizzati e ponendoli in un contesto storico credibile e ben delineato.
Il protagonista di Una pistola in vendita, Raven, è un sicario inglese che viene assoldato per eliminare un ministro di un paese europeo (probabilmente la Cecoslovacchia): un atto deliberato per scatenare un nuovo e sanguinoso conflitto.
Dopo aver svolto impeccabilmente il suo compito, l'assassino viene ingannato dai suoi committenti che lo pagano con banconote segnate. Riuscito miracolosamente a scampare all'arresto, è costretto a una fuga repentina. Il suo duplice obiettivo, da quel momento in avanti, sarà quello di rintracciare l'agente che l'ha ingannato e di sfuggire alla polizia, diventando contemporaneamente cacciatore e preda.
Il buon noir "vecchio stile", nonostante il passare impietoso degli anni, dimostra di saper resistere egregiamente alla prova del tempo.
Al di là della trama dalle venature thriller, questo romanzo descrive accuratamente una precisa epoca storica, evidenziando le problematiche della Gran Bretagna degli anni Trenta e la minaccia incombente di un'altra guerra in Europa; l'autore riproduce infatti un'atmosfera ricca di tensioni politiche e in cui persiste la consapevolezza che la pace potrebbe non durare molto a lungo
Una pistola in vendita è la storia - semplice solo in apparenza - di un assassino in cerca di vendetta. Greene, da abile indagatore della condizione umana, riesce però a spostare il riflettore sul conflitto interiore dei suoi personaggi, raccontandone il disagio, lo straniamento ed il dolore; costruisce così il brillante ritratto di un antieroe - figlio di un padre impiccato, di una madre che si è tagliata la gola e contraddistinto da un vistoso labbro leporino - per cui il lettore riesce a provare una sensazione di empatia (se non proprio di pietà).
La trama, forse, è il punto debole del libro: si riscontrano, a mio parere, un po' troppe coincidenze che arrivano a minare la credibilità generale dell'impianto narrativo. Va comunque apprezzata la straordinaria capacità di Greene di catturare i dettagli e la sua abilità più unica che rara nella costruzione dei dialoghi.
Consigliato a: chi ama i romanzi di "intrattenimento" (come li definì lo stesso Greene) ma capaci, al tempo stesso, di trasmettere il resoconto di un'epoca difficile: un momento storico in cui il mondo stava per scivolare in un nuovo e distruttivo conflitto.
Voto: 7/10
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