sabato 23 gennaio 2021

La signora in verde, Arnaldur Indriðason


Erlendur Sveinsson, il poliziotto protagonista dei romanzi di Indriðason, è un antieroe pieno di problemi personali ma ricco di umanità. Viene quasi spontaneo accostarlo ad altri due celebri investigatori della letteratura gialla: il Kurt Wallander di Henning Mankell e il Kostas Charitos di Petros Markaris. Sono numerosi, indubbiamente, i punti di contatto con i due colleghi, sia dal punto di vista caratteriale - che scontano un profilo basso, quasi dimesso - sia per quanto concerne la capacità di immergersi fino in fondo nel marciume della società contemporanea.
In questo romanzo, il commissario si trova alle prese con un caso riemerso improvvisamente da un lontano passato...

Siamo a Reykjavík, in un quartiere orientale della città. Durante una festa di compleanno vengono rinvenuti i macabri resti di un cadavere. Le ossa sembrano risalire a diversi decenni prima e un drappello di esperti si mette all'opera per sovrintendere alle operazioni di scavo; allo stesso tempo la polizia - coordinata dal commissario Sveinsson - è alla disperata ricerca di persone informate sui fatti.
Tutte le piste, che paiono condurre alla prospiciente collina, si perdono nel passato più lontano, negli anni della Seconda Guerra Mondiale: a quei tempi, accanto ai cespugli di ribes, sorgeva una casa in cui abitava una famiglia. Anche se oggi lì non c'è più nulla, una donna vestita di verde continua ad aggirarsi in quei paraggi. 

Ci troviamo di fronte ad una storia tipicamente islandese, con un antico crimine che getta un'ombra oscura sul presente. È possibile giungere alla scoperta della verità quando non ci sono testimoni e tutte le prove sono state spazzate via dall'implacabile trascorrere tempo? Vale la pena rievocare i demoni di un lontano passato per provare a venire a capo del mistero?
Sono questi gli interrogativi a cui cerca di dare risposta questo giallo, coinvolgente e riflessivo, che mescola abilmente trama poliziesca e denuncia sociale. 
La trama parte piuttosto lentamente, in maniera quasi indolente, per poi acquisire rapidità e ritmo col succedersi dei capitoli. La storia viene narrata attraverso due distinti piani temporali: quello del mondo di oggi e quello di un'epoca passata, coincidente con la fine del secondo conflitto mondiale. 
Indriðason affronta il tema scottante della violenza domestica, raccontandolo in una maniera semplice e diretta che talvolta può risultare anche cruda e sgradevole. L'empatia dell'autore riesce però ad elevare questa vicenda di sofferenza e a farne emergere a poco a poco gli aspetti più catartici e rigeneranti.
I personaggi sono credibili, descritti con una notevole profondità. Anche se Reykjavik non è certamente una delle capitali del crimine, l'autore riesce a rappresentare la città islandese in maniera suggestiva e misteriosa quasi si trattasse della Edimburgo di Ian Rankin.


Consigliato a: coloro che amano i libri scritti in maniera intrigante, capaci di unire la trama poliziesca alla denuncia sociale, ed a chiunque voglia fare la conoscenza di uno degli autori di punta del poliziesco nordico nonché della letteratura poliziesca contemporanea.


Voto: 7,5/10 


Gio     


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