Devo fare il mea culpa, perché un autore come Valerio Varesi dovevo scoprirlo prima. Quando, lo scorso anno, lessi Gli invisibili rimasi letteralmente folgorato dalla scrittura - fluente e allo stesso tempo poetica-, dalla capacità di imbastire trame, dall'innato senso del dialogo e da quell'afflato malinconico che, come una patina sottile ma persistente, accompagna l'evolversi della narrazione. Di conseguenza, non mi rimaneva altro da fare che ripartire dall'inizio. Ho quindi recuperato un volume contenente tre indagini del commissario Soneri ed eccomi qua, pronto a parlarvi del primo dei romanzi, Il fiume delle nebbie: quello che ha consacrato Varesi autore doc nell'ambito del giallo/noir di casa nostra facendolo conoscere a critica e pubblico (se non erro, fu incluso nei 12 finalisti del Premio Strega).
Partiamo, come sempre dalla trama.
Siamo nella Bassa Padania, fredda e nebbiosa. La pioggia cade inarrestabile, gonfiando a dismisura il fiume che rischia di tracimare da un momento all'altro. Il Commissario Soneri, in servizio presso la Questura di Parma, si trova alle prese con due morti misteriose: due anziani fratelli, con uno scomodo passato nelle file del fascismo e della Repubblica Sociale, muoiono improvvisamente. Il primo cade dalla finestra di un ospedale dove svolgeva attività di assistenza; l'altro, viene ripescato dalle acque del Po dopo aver effettuato l'ultimo viaggio a bordo della sua chiatta.
Soneri dovrà appoggiarsi al proprio intuito per mettere insieme i pochi indizi disponibili; il suo percorso investigativo lo condurrà a scoprire il segreto di una vendetta covata per lunghi anni.
Sarebbe riduttivo relegare un romanzo come questo negli angusti confini della letteratura di genere. Ci troviamo di fronte ad un'indagine niente affatto comune, il cui svolgimento viene scandito dal ritmo di un fiume che sa essere placido ma anche mostrarsi nella sua irruente forza distruttrice. Gli sfondi narrativi e lo stato d'animo dei protagonisti, talvolta, tendono a prevalere sulla trama avvicinando quest'opera più al polar d'oltralpe che al giallo di casa nostra: la degna considerazione che ha ottenuto l'autore in terra francese è la logica conferma a questo assunto.
Le atmosfere sono credibili, descritte in maniera notevole; al lettore pare quasi di respirare l'odore freddo e pungente del fiume e di percepire gli aromi e le fragranze che si librano nell'aria. Ma il vero punto di forza di quest'opera è l’ambientazione padana, con la nebbia che ricopre ogni cosa, restringendo il campo visivo e impregnando di umidità ogni singola scena del racconto.
Lo svolgimento della narrazione affascina e impressiona per la sua pacatezza, evitando grandi sconvolgimenti e colpi di scena, ma mantenendo desta l'attenzione grazie ad una scrittura scorrevole e armoniosa che non perde un colpo.
E, last but not least, occorre dedicare un po' di attenzione al commissario Soneri: un Maigret di casa nostra, umanissimo e credibile, che sa rivelarsi ottimo giudice degli "stati d’animo": l'inevitabile punto di partenza per la soluzione dei casi a lui assegnati.
Consigliato a: coloro che apprezzano i gialli ricchi di atmosfera, con notevoli descrizioni di luoghi ed atmosfere, ed a chiunque nutra ancora dei dubbi sul fatto che un romanzo "di genere" possa diventare letteratura a tutto tondo.
Voto: 8/10
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