venerdì 15 novembre 2019

Le sere, Gerard Reve


Gerard Reve, nonostante sia poco noto in Italia, è considerato uno dei tre grandi della letteratura olandese del secondo Novecento (gli altri due sono Willem Frederik Herman e Harry Mulisch). Scrittore atipico, provocatorio e controverso, nel 1947 - appena ventitreenne - pubblicò questo romanzo che all'epoca divise critica e pubblico ed è oggi giudicato come uno dei capolavori della narrativa continentale.

Siamo ad Amsterdam, nel secondo dopoguerra. Frits van Egters, il protagonista, è un giovane impiegato che trascorre il tempo libero girovagando per le strade della capitale, raccontando storielle di humour nero e crogiolandosi al fuoco della propria ruvida ed insistente vena ironica. 
La sua quotidianità è uno sforzo titanico con cui il ragazzo cerca di dare un senso alle lunghe "sere", che fanno seguito a giornate inutili vissute tra la noia del lavoro in ufficio ed il sofferto rapporto con i genitori. La sua esistenza, che si srotola tra incontri con gli amici, dialoghi difficili con padre e madre e momenti al night e al cinematografo, si trasforma a poco a poco in una sorta di "black comedy" che finisce per risucchiarlo in una spirale da cui non c'è via di uscita.

Si tratta di un'opera intrisa di un umorismo grottesco e liberatorio, che diventa lo specchio di quella generazione cresciuta e maturata nel corso del secondo conflitto mondiale. 
Le paure neanche troppo recondite di Frits - per il proprio futuro, per la vecchiaia e per l'inizio di un declino fisico che il giovane crede di osservare nei suoi amici più intimi - sono il perno attorno cui ruota l'intera narrazione. 
A volte sembra quasi di impantanarsi in una specie di loop - vista la reiterata ripetizione di gesti e stati d'animo del protagonista - ma questa è solo apparenza: credo che la volontà di Reve sia quella di operare una destrutturazione del tempo fisico che concerne la vita umana e di riadattarla in una sorta di schema in cui le ore produttive scivolano via in una manciata di righe mentre il tempo libero diventa un buco nero da riempire.  
L'indolenza di Frits, la sua noia e la sua assoluta mancanza di sessualità diventano così lo strumento per parlare del "niente": un nemico che ostacola qualsiasi cambiamento e che permea di sé ogni singola cosa che sta attorno. Il protagonista, con la sua indole dissacrante e declamatoria, cerca in ogni modo di liberarsi dalle pastoie di una vita piena di tedio ed impazienza: distrugge le certezze di coloro che lo frequentano, coinvolge i genitori in discussioni al limite dell'assurdo, utilizza le parole come frecce acuminate per scalfire un silenzio assordante. Continua però a vagare come un sonnambulo in un'esistenza che è come una carrozza impazzita di cui fatica ad afferrare le redini.


Consigliato a: coloro che vogliono scoprire uno scrittore da noi poco noto ma che in patria è considerato tra i grandi ed a chiunque voglia farsi avvolgere da una prosa ossessiva e circolare che come un metronomo dal ritmo irregolare scandaglia il passare del tempo. 


Voto: 7,5/10






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