Premetto di non aver visto il film Ella & John, che Paolo Virzì ha tratto da questo romanzo, con protagonisti Helen Mirren e Donald Sutherland; di conseguenza il mio giudizio non risentirà dello (scontato?) confronto tra la pagina scritta e lo schermo cinematografico. Detto questo, la lettura di In viaggio contromano mi ha lasciato dentro una sensazione di incompiutezza, quasi come se l’autore avesse voluto approfondire maggiormente alcuni aspetti della vicenda senza però affrontare altre situazioni non meno meritevoli di attenzione.
Ella e John Robina hanno ottant'anni suonati. Lui è affetto demenza senile, lei ha “più malattie di un paese del terzo mondo”. Un bel giorno balzano sul loro Leisure Seeker – un vecchio camper attrezzato – e partono per un lungo viaggio che da Detroit li condurrà fino a Disneyland, lungo la mitica Route 66. Lasciandosi alle spalle le prescrizioni dei medici e i veti dei figli, cercheranno di godersi, in questo ultimo grande viaggio, il tempo che resta.
Viaggiare “contromano" vuol dire, prima di tutto, fare un tuffo nel passato; tornare indietro negli anni, in un’epoca in cui i figli erano piccoli, gli amici non erano scomparsi, la salute era di acciaio inossidabile. Questa è la scelta di Ella e di John: mettere da parte gli acciacchi e la vecchiaia per godersi fino in fondo le rimanenti gocce della loro esistenza.
C’è indubbiamente una profonda ammirazione per la tenacia di questa coppia attempata, per il loro modo di superare gli ostacoli, per la dignità con cui scelgono di vivere gli ultimi scampoli della loro vita.
Purtroppo, però, lo sviluppo narrativo funziona solo fino a un certo punto. Il racconto non procede mai troppo spedito e, a tratti, pare quasi di sfogliare una lunga guida turistica: le descrizioni di luoghi e territori risultano ridondanti e poco interessanti per coloro che non conoscono a fondo gli Stati Uniti. Inoltre, si ravvisa una certa ripetitività nei gesti e nelle situazioni, tra i pasti consumati nei fast-food, la ricerca di parcheggi per il camper e le somministrazioni di pasticche contro i dolori della terza età.
Alla fine della fiera si tratta di un romanzo dagli intenti meritevoli, che a tratti riesce anche ad emozionare; peccato però che lo svolgimento non sia adeguato alle aspettative iniziali.
Consigliato a: coloro che amano le storie “on the road” ed a chiunque apprezzi i romanzi che descrivono splendori e miserie della terza età.
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