giovedì 8 agosto 2019

L’isola delle anime, Piergiorgio Pulixi





Per scrivere un grande noir occorrono tre ingredienti fondamentali.
Innanzi tutto, c’è bisogno di un atmosfera intensa ed avvolgente, capace di far immergere il lettore in un “altrove” che risulti allo stesso tempo vicino e lontano dal mondo in cui è abituato a vivere. In secondo luogo, bisogna avere tra le mani una trama incalzante, avvincente, che si snodi pericolosa e sinuosa come un serpente senza mollare la presa per un solo istante. Infine – last but not least – ci vogliono protagonisti credibili, realistici e ben disegnati, in grado di sollecitare le emozioni ed i timori del pubblico più smaliziato.
Pulixi è riuscito perfettamente nell’intento.
Ambientando il romanzo nella sua Sardegna, ha costruito una storia che affonda le proprie radici in un mondo ancestrale, racchiuso in se stesso, in cui hanno notevole importanza i riti più antichi e le ataviche credenze. Ha congegnato un plot claustrofobico che, dopo una partenza al rallentatore, affonda le unghie con determinazione e corre via veloce come un treno nella notte. E ci ha presentato due investigatrici – la cagliaritana Mara Rais e la milanese Eva Croce – estremamente differenti l’una dall’altra ma, proprio per questo, predisposte ad interagire in maniera esplosiva.  

Le due poliziotte – allontanate per motivi diversi dalla Squadra Omicidi – si ritrovano ad indagare su dei “cold cases” piuttosto datati. In particolare, la loro attenzione verrà catturata dagli omicidi di due giovani donne, avvenuti parecchi anni prima presso dei siti nuragici. Ad interrompere bruscamente il loro lavoro, giungerà però un elemento del tutto imprevedibile: l’assassino – come dimostra la recente scomparsa di un’altra ragazza – è tornato in azione. Le due donne dovranno perciò confrontarsi  con i rituali di un’antica e selvaggia religione; allo stesso tempo ognuna di loro si troverà a tu per tu con il proprio lato oscuro, in cui si agitano demoni tremendi.

Pulixi costruisce una trama "nerissima", ansiogena quanto basta, ambientata in un mondo lurido e spossato, in cui la speranza soffoca giorno dopo giorno. Rispetto ai romanzi precedenti, l’autore lavora molto di più sulla scrittura, realizzando una prosa sperimentale e ricercata, in alcuni frangenti persino sofisticata.
La cultura ed i miti del Popolo Sardo come un sottile filo rosso percorrono l’anima della storia; lo spirito delle arcaiche tradizioni si miscela perfettamente agli aspetti della quotidianità, restituendoci un noir che unisce indissolubilmente impeto metropolitano e leggende lontane nel tempo ma ancora ben presenti nell’anima di chi è nato e cresciuto sull’isola. Gli spettri del passato ed i drammi del presente danno carattere e consistenza ad un libro che potrebbe costituire una svolta nella carriera dello scrittore cagliaritano, che pare aver imboccato la giusta via per arrivare a far parte del gotha del noir di casa nostra.


Consigliato a: coloro che amano i noir intensi, che suscitano emozioni forti, ed a chiunque ami i romanzi capaci di collegare la forza delle tradizioni con la logica della quotidianità.


Voto: 8/10   



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