martedì 20 agosto 2019

Biagio Mazzeo: un vero duro (tra noir e tragedia)



Quando nel 2014 uscì “Una brutta storia”, il primo romanzo della saga poliziesca imperniata sul personaggio di Biagio Mazzeo, la critica fu pressoché unanime nell’annunciare la nascita di un nuovo autore nel panorama letterario nostrano. Attingendo linfa vitale dalle solide tradizioni del giallo Mediterraneo – seguendo cioè quella linea retta che partendo da Izzo arriva fino a Carlotto – Piergiorgio Pulixi creava di fatto un nuovo sottogenere nell’ambito del noir: una variante adrenalinica, violenta, dai risvolti realistici, ma con numerosi punti di contatto con la tragedia, intesa sia nella sua accezione più classica che in quella shakespiriana. 
La serie, strutturata come un dramma, rappresenta un potente affresco del mondo della criminalità, che affonda le proprie radici nella realtà contemporanea – quella realtà spesso tenuta nascosta dai media – con un’evoluzione drammaturgica matura e coerente, che rappresenta il filo rosso dell’intera narrazione.
Giunti al quarto episodio della serie, “Prima di dirti addio”, che costituisce l’atto conclusivo delle vicende di Mazzeo e della sua banda, è dunque arrivato il momento di concentrarci sui punti focali di questa epopea intensa e sanguinosa: la storia di un gruppo di poliziotti corrotti, pronti a tutto per raggiungere i loro scopi.

Le trame: 

Una brutta storia 
Facciamo la conoscenza di Biagio Mazzeo e della sua “famiglia”: un gruppo di sbirri che, dopo una feroce guerra contro il narcotraffico, hanno il controllo pressoché totale dei traffici cittadini. Quando il loro percorso giunge ad incrociare quello della mafia cecena le cose si complicano terribilmente: Mazzeo dovrà scendere a patti con le sue più intime convinzioni per salvare la sua pelle e quella dei suoi uomini.



La notte delle pantere 
Mazzeo e la sua squadra hanno messo le mani su un grosso quantitativo di droga ed i proprietari la rivogliono indietro. Non si tratta però di criminali comuni, ma della ‘ndrangheta: un’organizzazione criminale disposta a tutto pur di riappropriarsi del bottino. Mazzeo, chiuso in carcere, accetta di scendere a patti con la legge per salvare i suoi uomini, avventurandosi in una missione difficilissima. 


Per sempre 
Il poliziotto, per la prima volta, ha la tentazione di chiudere i conti con il proprio passato e ricominciare da zero con Nicky, la ragazzina a cui si è affezionato. I suoi nemici però sono sempre in agguato. Mazzeo si troverà nuovamente impegnato a lottare per la propria sopravvivenza e dovrà decidere una volta per tutte da che parte stare, scegliendo tra l’amore per la sua “famiglia” ed il potere. 


Prima di dirti addio 
È il momento della resa dei conti. Mazzeo è rimasto solo, abbandonato dai suoi uomini. Ma prima di accomiatarsi vuole saldare i conti con Vatslava Ivankov, la donna che gli ha portato via tutto. Nell’ultimo romanzo della serie Pulixi esce dai confini del noir e si inoltra nei territori del thriller “alla Don Winslow”, dove ‘ndrangheta, narcotraffico e cartelli della droga dettano le regole dei traffici internazionali. 



Commento:
È necessario premettere che i quattro libri che compongono la cosiddetta “Saga Mazzeo” possono essere visti, nella realtà, come un’unica, lunga ed inarrestabile narrazione. Romanzo dopo romanzo assistiamo alla messa in scena di una tragedia, in cui Biagio Mazzeo rappresenta una sorta di novello Amleto: un personaggio estremo che si muove in quelle zone d’ombra che stanno a metà strada tra gli impulsi naturali e la morale comune, tra la capacità di amare e l’istinto di odiare. 
Mazzeo si incammina in una personalissima discesa all’inferno, ignorando l’estrema conseguenza delle proprie azioni e arrivando a sfidare nemici sempre più potenti e crudeli. 


Tra i punti di forza della saga va segnalato, prima di tutto, il contesto che fa da sfondo alle vicende narrate: uno scenario crudamente realistico e con frequenti agganci all’attualità, che a tratti fa travalicare i confini del noir arrivando a toccare i più nobili territori del dramma sociale. 
Una nota di merito va sicuramente riservata allo stile di Piergiorgio Pulixi: uno stile essenziale, secco, solo in apparenza manierato, che riesce a portare una ventata d’aria fresca in una letteratura di genere ormai ”schiava” del politically correct. Facendo leva su dialoghi incisivi e trancianti come un proiettile ed optando per una scelta narrativa che predilige i capitoli brevi, che si susseguono con un taglio serrato (quasi cinematografico), Pulixi ha costruito una serie che, pur essendo largamente incentrata sull’azione, lascia largo spazio all’indagine sulla psicologia dei personaggi. 
Apprezzabile è l’attenzione dedicata a tutti i personaggi, nessuno escluso. Attorno ad ogni uomo e donna, buono o cattivo che sia, viene modellato un microcosmo fatto di vicende personali e familiari: e sono proprio queste “variabili umane” a fornire carattere e consistenza alla narrazione, raccontando vicende di esistenze dominate dal caso, in cui il lieto fine è solo un miraggio e la violenza è l’unico strumento di comunicazione. 
Coloro che amano le storie a lieto fine e che si affezionano troppo ai personaggi potrebbero invece rimanere scottati dalla lettura. Il “lieto fine” – quello zuccheroso e succulento specchietto per le allodole di cui si nutre gran parte della letteratura di genere – è un elemento totalmente estraneo alla trama dei romanzi. Ad ogni capitolo, in ogni singola pagina, tutto può accadere: possiamo assistere alla scomparsa di personaggi profondamente amati dal lettore o addirittura – udite udite – alla vittoria del male sul bene, cosa che avvicina la narrazione alla vita reale più di quanto si creda. Perché per Mazzeo e la sua “famiglia” allargata non esistono certezze: nessun personaggio è intoccabile, tutto è possibile.
I romanzi di Pulixi non sono per tutti: sono consigliabili a lettori maturi e dallo stomaco forte. La violenza è l’unico alfabeto riconosciuto dai protagonisti e la descrizione di alcune scene – di una brutalità nuda, sporca, quasi animalesca – lascia talvolta esterrefatti, generando una sorta di istantanea repulsione per tutto ciò che stride con la coscienza comune.
Sembra che l’intento di Pulixi sia quello di mandare in naftalina Mazzeo. Qualcuno potrebbe storcere il naso di fronte a questa scelta che però, se analizzata fino in fondo, risulta logica e condivisibile. Lo sbirro più tosto del mondo ed i suoi uomini, con tutto il loro bagaglio di improvvide scelte, con l’istinto da bestie feroci e con la volontà di sfidare a duello il mondo intero, non avrebbero potuto reggere una pagina di più. Solo facendo scendere il sipario su questo teatro di lacrime, sangue e criminalità la verosimiglianza delle vicende sarebbe stata al sicuro.








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