Il
talento di Stefano Benni non è in discussione. Si tratta di un inarrivabile
genio della satira di casa nostra, che in passato ci ha regalato opere
memorabili come Bar sport, Baol, La compagnia dei celestini e Il
bar sotto il mare. Nei suoi romanzi, lo scrittore bolognese ha spesso spaziato
tra i generi regalandoci storie comico-surreali, capaci di coniugare in un’unica
anima satira esilarante e critica sociale.
Dopo
aver letto La bottiglia magica, però,
si prova una strana sensazione di insoddisfazione, quasi come se Benni avesse messo
da parte – si spera solo per questa volta – le sue encomiabili capacità di
inventiva ed immaginazione per mettere giù una fiaba carina ma tutto sommato
abbastanza scontata nel suo sviluppo.
Pin,
figlio di un pescatore di nome Jep, sogna di fare fortuna emigrando nel confinante
stato del Diladalmar. Alina, aspirante scrittrice, se ne sta invece segregata
in un collegio gestito in maniera piuttosto autoritaria con l’unica compagnia
di un gatto high-tech. Già i nomi dei personaggi sono emblematici per rivelare l’afflato
fiabesco della trama…
Grazie
ad una bottiglia magica, che Alina ha affidato all’acqua, i destini dei due
ragazzi si incroceranno dando il via ad un viaggio rocambolesco che coinvolgerà
entrambi, in cui non mancheranno incontri strabilianti, momenti avventurosi e
rapidi capovolgimenti di fronte.
Benni,
questa volta, ha deciso di scrivere un racconto fantastico utilizzando il
linguaggio delle storie per ragazzi. Avvalendosi di disegni, mappe e fumetti,
ha cercato di esporre in chiave grottesca il nostro “quotidiano”, rappresentato
dal trionfo della tecnologia, dall’importanza dell’audience e dal dominio dei
cuochi-TV. È riuscito solo parzialmente nell’intento, regalandoci un prodotto “ibrido”:
troppo scontato per un pubblico adulto ma anche con significati troppo enigmatici
per essere compreso a fondo dal pubblico dei più giovani.
Rimane,
al di là di tutto, un curioso esperimento di critica sociale – alcune “stilettate”
contro il mondo di oggi sono davvero spassose ed azzeccate – dissimulato dentro
una struttura da fiaba dei tempi passati: un libro gradevole e scorrevole, che
riesce a tratti a divertire, ma che è lontano anni luce dalle auree vette
toccate dall’autore in epoche neanche troppo lontane.
Consigliato a: chi
ama l’umorismo, l’ironia e la critica sociale, questa volta mimetizzati all’interno
di una fiaba per ragazzi che strizza l’occhio alle disfunzioni del mondo di
oggi.
Voto:
6/10
Gio .
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