venerdì 1 marzo 2019

Il Canaro della Magliana, Massimo Lugli e Antonio Del Greco





Credo che chiunque di voi abbia sentito parlare del “Canaro”, l’autore dell’efferato delitto che ebbe luogo alla fine degli anni '80. Un toelettatore di cani della zona popolare della Magliana, a Roma, salì alla ribalta per il brutale omicidio di un complice; un fatto che rimase negli annali per la sua crudeltà in quanto la vittima, prima di essere finita, sarebbe stata torturata a lungo e mutilata a più riprese.
Il giornalista e giallista Massimo Lugli ed il dirigente della Squadra Omicidi di Roma Antonio Del Greco, a distanza di anni, hanno dedicato un romanzo a questa vicenda, innestando una vicenda di fantasia con personaggi inventati su un substrato di fatti storici reali.
Ne è scaturito un libro che, seppur scorrevole, non eccelle nel campo della fiction né tanto meno in quello del documento storico: un giallo/noir che, purtroppo, non brilla per originalità all’interno di un panorama letterario piuttosto stereotipato.
Ma veniamo alla trama…    

Il 9 di febbraio del 1988 un corpo carbonizzato viene rinvenuto in una discarica alla periferia della capitale. Il cadavere presenta segni di torture raccapriccianti. L’indagine viene affidata alla squadra mobile in cui milita Angela Blasi, un’ispettrice al suo primo caso nella sezione omicidi. L’inchiesta appare tutt’altro che semplice. L’identificazione della vittima condurrà gli inquirenti sulle tracce di una figura assolutamente insospettabile: uno stravagante proprietario di una toeletta per cani.

Che a trent’anni di distanza venga rispolverata la vicenda del Canaro – e non solo da questo testo, ma anche dal recente film premiato a Cannes dal titolo Dogman - non è affatto sorprendente: nessun altro delitto, probabilmente, è stato in grado di alimentare l’immaginazione popolare tanto da trasformare una truce vicenda di vendetta in uno dei più celebri fatti di cronaca nera della fine del secolo scorso. Il fatto che, per raccontare questa storia, si sia formato un connubio tra un noto giallista italiano e chi condusse le indagini doveva essere il punto di forza del progetto. In realtà la miscela tra realtà e finzione non funziona granché: la parte romanzata è abbastanza ordinaria e priva di guizzi; gli eventi reali sono descritti in maniera meccanica, senza aggiungere niente di nuovo a ciò che abbiamo letto sui libri e sui giornali.
Alla fine, resta la sensazione di aver letto un giallo abbastanza comune, più utile come passatempo che come vero e proprio documento storico.


Consigliato a: coloro che amano i libri che mescolano vicende reali a elementi di fantasia ed a chiunque cerchi un "gialletto” scorrevole da leggere sotto l’ombrellone (anche se purtroppo non è ancora stagione).


Voto: 6/10



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