Credo
che chiunque di voi abbia sentito parlare del “Canaro”, l’autore dell’efferato delitto
che ebbe luogo alla fine degli anni '80. Un toelettatore di cani della zona
popolare della Magliana, a Roma, salì alla ribalta per il brutale omicidio di
un complice; un fatto che rimase negli annali per la sua crudeltà in quanto la
vittima, prima di essere finita, sarebbe stata torturata a lungo e mutilata a
più riprese.
Il
giornalista e giallista Massimo Lugli ed il dirigente della Squadra Omicidi di
Roma Antonio Del Greco, a distanza di anni, hanno dedicato un romanzo a questa
vicenda, innestando una vicenda di fantasia con personaggi inventati su un
substrato di fatti storici reali.
Ne
è scaturito un libro che, seppur scorrevole, non eccelle nel campo della
fiction né tanto meno in quello del documento storico: un giallo/noir che,
purtroppo, non brilla per originalità all’interno di un panorama letterario
piuttosto stereotipato.
Ma
veniamo alla trama…
Il
9 di febbraio del 1988 un corpo carbonizzato viene rinvenuto in una discarica alla
periferia della capitale. Il cadavere presenta segni di torture raccapriccianti.
L’indagine viene affidata alla squadra mobile in cui milita Angela Blasi, un’ispettrice
al suo primo caso nella sezione omicidi. L’inchiesta appare tutt’altro che semplice.
L’identificazione della vittima condurrà gli inquirenti sulle tracce di una
figura assolutamente insospettabile: uno stravagante proprietario di una
toeletta per cani.
Che
a trent’anni di distanza venga rispolverata la vicenda del Canaro – e non solo da
questo testo, ma anche dal recente film premiato a Cannes dal titolo Dogman - non è affatto sorprendente: nessun
altro delitto, probabilmente, è stato in grado di alimentare l’immaginazione popolare
tanto da trasformare una truce vicenda di vendetta in uno dei più celebri fatti
di cronaca nera della fine del secolo scorso. Il fatto che, per raccontare questa
storia, si sia formato un connubio tra un noto giallista italiano e chi condusse
le indagini doveva essere il punto di forza del progetto. In realtà la miscela
tra realtà e finzione non funziona granché: la parte romanzata è abbastanza ordinaria
e priva di guizzi; gli eventi reali sono descritti in maniera meccanica, senza
aggiungere niente di nuovo a ciò che abbiamo letto sui libri e sui giornali.
Alla
fine, resta la sensazione di aver letto un giallo abbastanza comune, più utile
come passatempo che come vero e proprio documento storico.
Consigliato
a: coloro che amano i libri che mescolano vicende reali a elementi di fantasia
ed a chiunque cerchi un "gialletto” scorrevole da leggere sotto l’ombrellone
(anche se purtroppo non è ancora stagione).
Voto:
6/10
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