Si è appena conclusa la quinta edizione del Book Pride - la Fiera dell'editoria indipendente – che si è tenuta da venerdì 15 a domenica 17 marzo.
Il leit motiv di quest’anno è stato “Ogni desiderio”, che in un’accezione prettamente letteraria può essere così sintetizzato:
Se il desiderio è il legame che connette chi scrive a chi legge, allora ogni editore è il ponte di corda – mobile, duttile – che mette in relazione lo sguardo di un autore con lo sguardo di quell’altro particolarissimo autore che è il lettore.
Qualche parola sull'edizione 2019
La novità principale, rispetto alle precedenti edizioni, è sicuramente rappresentata dal cambio di sede: dal complesso di Base Milano la manifestazione ha traslocato alla Fabbrica del Vapore, in zona Cimitero Monumentale.
Alla kermesse – a ingresso gratuito, è importante sottolinearlo - hanno partecipato circa 200 editori, con il coinvolgimento di case editrici non presenti negli anni precedenti, come Adelphi, Hoepli e Cortina.
Lusinghieri i risultati in termini di pubblico, in quanto i partecipanti sono stati 35 mila.
Di assoluto rilievo il tentativo di stabilire un punto di contatto con gli eventi concomitanti - Libri Come di Roma e Milano Digital Week 2019 - e la riproposizione di un “Book Pride Off” (il programma “Fuori Fiera”), all’interno del quale hanno trovato ospitalità reading, gruppi di lettura e conversazioni con gli scrittori.
Venendo agli eventi/incontri, il pubblico ha potuto ascoltare dal vivo autori di rilievo come Giorgio Fontana, Paolo Giordano, Fabio Geda, Marco Malvaldi e Alessandro Robecchi; buona anche la rappresentanza a livello internazionale, che ha visto la partecipazione di narratori d’elite come Peter Cameron, Kadel Abdolah e Anthony Cartwright.
Il Book Pride ha acquisito, col passare del tempo, una connotazione particolare che lo porta a distinguersi dalle altre fiere di casa nostra. Tra i fiori all’occhiello della rassegna vanno ricordati la preferenza per la qualità rispetto alla commerciabilità; il focus sull’editoria indipendente e la particolare attenzione nei confronti di libri ed autori che – spesso – rimangono un po’ isolati nel vasto arcipelago dell’editoria commerciale.
Tra gli elementi positivi dell’edizione che ci siamo appena lasciati alle spalle vanno sicuramente menzionati l’interesse del pubblico, con presentazioni che hanno fatto registrare il “sold out”, ed il successo in termini di vendite con migliaia di copie vendute. Interessante è stato il tentativo di fuoruscire dall’usuale circuito dei “lettori forti” per coinvolgere il grande pubblico: si pensi alle iniziative Young Book, ai laboratori e ai dibattiti tematici.
Purtroppo, però, ci sono anche dei lati negativi.
La nuova location ha fatto rimpiangere gli impianti di Base Milano: la disposizione degli stand è apparsa poco omogenea, talvolta frammentaria, sicuramente meno armoniosa di quanto apparisse in passato. L’illuminazione del nuovo contesto, in particolare, non ha agevolato le cose: l’atmosfera un poco tenebrosa ha trasmesso una sensazione di grigiore e tristezza che, in una rassegna dedicata ai libri, rappresenta una sorta di clamorosa autorete.
La “democraticità” in termine di grandezza degli stand, in cui case editrici con un vasto catalogo hanno il medesimo spazio di quelle con un catalogo più limitato, non rappresenta una scelta corretta, specialmente se accanto a banchetti strapieni all’inverosimile, coi libri quasi stipati, si riscontrano spazi desolatamente semivuoti.
Al di là di tutto, il Book Pride è una manifestazione che funziona e, nonostante qualche sbavatura, continua ad essere uno degli eventi clou della stagione letteraria. Speriamo che, nelle edizioni venture, si riesca a limare le imperfezioni e ad avere una Fiera sempre migliore, sia dal punto di vista degli eventi proposti che da quello del gradimento del pubblico.
Passiamo a noi e ai nostri acquisti...
Bene, adesso arriva la parte incredibile: avevamo in mente di stare alla fiera tutta la giornata, invece siamo stati dentro circa un'ora: in questo intervallo di tempo abbiamo avuto modo di fare comunque più giri, di fermarci a parlare con "colleghi" bookblogger/booktuber (in particolare Andrea Pennywise, grazie al quale Gio ha nuovamente allungato la lista desideri!) e c'è anche stato il tempo di fare gli acquisti.
Nello specifico, il risultato è di 5 a 0.
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Sì, avete capito bene: nonostante avessimo entrambi una lista della spesa, Mely è uscita senza aver comprato nulla.
Tuttavia, mi sento in dovere di fare una menzione speciale alle ragazze dello stand della Fazi, poiché ci hanno comunque lasciato un omaggio anche se non abbiamo preso niente (il titolo in programma era già andato esaurito!).
Questi, invece, sono i libri acquistati da Gio:
- Nero Ananas, Voland
- I tempi nuovi, Sellerio
- La confusione morale, Sellerio
- La schiuma dei giorni, Marcos y Marcos
- I sette pazzi, SUR
Come vedete a lui è andata meglio, anche se si è abbastanza contenuto rispetto ai "danni" che ha fatto alle fiere precedenti.
Insomma, quest'anno è andata un po' così, ma speriamo di rifarci al SalTo e, NATURALMENTE, al Book Pride 2020!
Se anche voi siete stati alla Fabbrica del Vapore per l'occasione, fateci sapere come vi siete trovati e se avete fatto acquisti.
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