I colori dell’incendio rappresenta
il secondo capitolo della trilogia inaugurata, qualche anno fa, con Ci rivediamo lassù (vincitore del
Goncourt nel 2013).
Mentre il precedente
romanzo si svolgeva all’indomani del primo conflitto mondiale, stavolta Lemaitre
sceglie come ambientazione la Francia degli anni Trenta: una nazione lassista
ed impotente che sta assistendo ai primi segnali dell'incendio che negli anni a
venire devasterà il continente europeo.
Marcel Péricourt, celebre banchiere, è deceduto improvvisamente e la figlia Madeleine si vede costretta a prendere
in mano l'impero finanziario di cui è unica erede. Ma il destino crudele, in
agguato come un brigante di strada, è sempre pronto a mettere i bastoni fra le
ruote. Il figlioletto di sette anni Paul, nel corso delle esequie, compie un
gesto estremo che sarà l’inizio di un cataclisma economico-familiare che ridurrà
Madeleine alle soglie della miseria.
La donna, forte ed
orgogliosa, sarà quindi costretta a fare ricorso alla sua intelligenza e a vari
sotterfugi per risalire la china e rimettere in sesto la sua disastrata esistenza.
Lemaitre riesce a delineare
un affresco impietoso della classe politica e della borghesia francese degli
anni trenta; un mondo in cui arrivisti e speculatori senza scrupoli sono pronti
a tutto per raggiungere i loro scopi.
Affidandosi al proprio nume
tutelare – Dumas padre – l’autore francese costruisce una sorta di “Conte di
Montecristo” in versione femminile, con l’ostinata Madeleine pronta a rivestire
i panni di Edmond Dantes. Lo schema classico della caduta a cui fanno seguito risalita
e vendetta funziona sempre, nonostante il trascorrere dei decenni, ed il
lettore è pronto a fare il tifo per l’eroina decaduta, pronta a tutto pur di riappropriarsi
del posto che le compete.
Lemaitre è un signor autore:
stile e scrittura sono impeccabili, conditi da un’intelligente ironia di fondo
che rende scorrevole la narrazione. Seppur lievemente inferiore a Ci rivediamo lassù – per un eccesso di melodramma
che contamina eccessivamente alcune parti dell’opera – è comunque un romanzo
che merita di essere letto: un “quadro d’autore” che va gustato senza
interruzione dall’inizio alla fine.
Consigliato
a:
coloro che amano i romanzi dalla struttura profondamente classica, che riportano
in auge il mito dell’eroe decaduto e pronto alla rinascita, ed a chiunque apprezzi
i libri che riescono a farci percepire il sentore e l'atmosfera di epoche
lontane.
Voto:
7/10
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