venerdì 8 marzo 2019

I colori dell’incendio, Pierre Lemaitre



I colori dell’incendio rappresenta il secondo capitolo della trilogia inaugurata, qualche anno fa, con Ci rivediamo lassù (vincitore del Goncourt nel 2013).
Mentre il precedente romanzo si svolgeva all’indomani del primo conflitto mondiale, stavolta Lemaitre sceglie come ambientazione la Francia degli anni Trenta: una nazione lassista ed impotente che sta assistendo ai primi segnali dell'incendio che negli anni a venire devasterà il continente europeo.

Marcel Péricourt, celebre banchiere, è deceduto improvvisamente e la figlia Madeleine si vede costretta a prendere in mano l'impero finanziario di cui è unica erede. Ma il destino crudele, in agguato come un brigante di strada, è sempre pronto a mettere i bastoni fra le ruote. Il figlioletto di sette anni Paul, nel corso delle esequie, compie un gesto estremo che sarà l’inizio di un cataclisma economico-familiare che ridurrà Madeleine alle soglie della miseria.
La donna, forte ed orgogliosa, sarà quindi costretta a fare ricorso alla sua intelligenza e a vari sotterfugi per risalire la china e rimettere in sesto la sua disastrata esistenza.

Lemaitre riesce a delineare un affresco impietoso della classe politica e della borghesia francese degli anni trenta; un mondo in cui arrivisti e speculatori senza scrupoli sono pronti a tutto per raggiungere i loro scopi.
Affidandosi al proprio nume tutelare – Dumas padre – l’autore francese costruisce una sorta di “Conte di Montecristo” in versione femminile, con l’ostinata Madeleine pronta a rivestire i panni di Edmond Dantes. Lo schema classico della caduta a cui fanno seguito risalita e vendetta funziona sempre, nonostante il trascorrere dei decenni, ed il lettore è pronto a fare il tifo per l’eroina decaduta, pronta a tutto pur di riappropriarsi del posto che le compete.
Lemaitre è un signor autore: stile e scrittura sono impeccabili, conditi da un’intelligente ironia di fondo che rende scorrevole la narrazione. Seppur lievemente inferiore a Ci rivediamo lassù – per un eccesso di melodramma che contamina eccessivamente alcune parti dell’opera – è comunque un romanzo che merita di essere letto: un “quadro d’autore” che va gustato senza interruzione dall’inizio alla fine.


Consigliato a: coloro che amano i romanzi dalla struttura profondamente classica, che riportano in auge il mito dell’eroe decaduto e pronto alla rinascita, ed a chiunque apprezzi i libri che riescono a farci percepire il sentore e l'atmosfera di epoche lontane.


Voto: 7/10



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