La detective story nasce di fatto nella seconda metà dell'Ottocento, trovando terreno fertile soprattutto in tre nazioni: Stati Uniti, Francia e Inghilterra. In quell'epoca l’intero occidente fu oggetto di una massiccia trasformazione urbana; le grandi metropoli si svilupparono a macchia d’olio con tutte le inevitabili conseguenze: inasprimento dei conflitti sociali, dilagare della criminalità, creazione di una polizia di stato.
L'avvento di un moderno sistema scolastico, la diffusione di giornali a basso costo e la progressiva alfabetizzazione portarono all'incremento del consumo narrativo, costituito in prevalenza da romanzi d'appendice.
Tutto ciò influì notevolmente sullo sviluppo di una cultura di massa e, in questo frangente, la letteratura poliziesca si ritagliò uno spazio non indifferente.
È doveroso premettere che la genesi del mystery coincide in larga parte con la storia del genere poliziesco, considerato che lo sviluppo dei nuovi filoni narrativi (a titolo di esempio citiamo il thriller e la spy-story) è avvenuta solamente in epoche successive.
Il giallo classico – definito in inglese whodunit? (cioè chi l’ha fatto?) – rappresenta pertanto la tipologia più antica e tradizionale. La trama, come universalmente noto, è generalmente incentrata sulla figura di un investigatore (talvolta dilettante), che indaga su un delitto e arriva alla soluzione dell’enigma in base ad indizi più o meno nascosti e fuorvianti; il colpevole, molto spesso, fa parte di una ristretta cerchia di personaggi su cui di volta in volta si concentrano i sospetti del detective protagonista.
In questo articolo, suddiviso in tre parti, punteremo i riflettori su coloro che sono stati i padri fondatori della crime fiction.
Nonostante la storia letteraria ci fornisca numerosi esempi di romanzi in cui sussistono elementi di matrice poliziesca – si pensi a Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij – il genere nasce ufficialmente nel 1841 con la pubblicazione di I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe.
Una precisazione: in questa sede non ci occuperemo del cosiddetto hard-boiled, in cui emersero fantastici autori come Raymond Chandler e Dashiell Hammett, che si differenzia dal giallo classico per la rappresentazione realistica del crimine e della violenza. Abbiamo preferito rimandare la trattazione di questa variante del poliziesco ad un successivo articolo.
Detto questo… bando alle ciance ed incominciamo il nostro viaggio tra i pionieri della letteratura poliziesca!
Edgar Allan Poe (1809-1849):
Scrittore e poeta, critico letterario e giornalista, è considerato uno dei più grandi e influenti scrittori statunitensi di sempre. Benché la sua figura sia riconducibile alla narrativa gotica (nonostante le sue opere siano posteriori al periodo del romanzo gotico vero e proprio), i suoi racconti – pur ricollegandosi alle suggestioni del movimento – si svincolano dai cliché di tale genere e si sviluppano in senso psicologico e metafisico.
Poe è stato l'iniziatore del racconto poliziesco, della letteratura dell’orrore e, ovviamente, il capostipite dell’intera letteratura gialla. Come abbiamo detto poc'anzi, infatti, il genere nasce con la pubblicazione di I delitti della Rue Morgue (1841): il primo dei tre racconti in cui compare il personaggio di Auguste Dupin. Si tratta di un detective-criminologo che riesce a risolvere i casi più difficili grazie alle sue enormi potenzialità deduttive e che costituisce il prototipo di un modello a cui si ispireranno i più importanti autori degli anni successivi, tra cui lo stesso Sherlock Holmes. Lo scrittore, nell'ideazione del suo personaggio, si ispirò al fondatore della Pubblica Sicurezza in Francia, Eugène-François Vidocq.
Émile Gaboriau (1832-1873):
In un'epoca in cui i fatti di cronaca cominciarono ad assumere sempre più rilevanza nei confronti di un pubblico affamato di emozioni e di notizie, Gaboriau li utilizzò come trave portante dei propri scritti. Nacque così il romanzo poliziesco, che proprio in lui trovò la sua prima definizione: "Compito del lettore è quello di scoprire l’assassino, compito dell’autore è di mettere fuori strada il lettore".
Il protagonista delle sue opere è Monsieur Lecoq, un poliziotto modellato sulla figura del menzionato Dupin ma privo della sua proverbiale infallibilità. Nel corso delle indagini si avvale di moderne tecniche di analisi che si rifanno ai principi del naturalismo.
Nel 1866 Gaboriau pubblicò L’affare Lerouge traendo ispirazione dall'omicidio, mai risolto, di Cèlestine Lerouge. Apparso senza suscitare grossi entusiasmi sul Pays, otterrà il meritato successo dopo la pubblicazione su Le Soleil.
Wilkie Collins (1824-1889):
Scrittore di origine inglese, amico e collaboratore di Charles Dickens, vanta una produzione letteraria di assoluto rilievo (Fazi, in Italia, sta ripubblicando tutte le sue opere). La sua fama, però, è dovuta soprattutto ai romanzi gialli, tra cui citiamo i celeberrimi La donna in bianco e La pietra di Luna (1868).
Quest'ultimo, in particolare, costituisce il primo romanzo fair-play della storia letteraria: quello, cioè, in cui il lettore dispone di tutti gli indizi necessari alla risoluzione dell'enigma, nonostante l'autore complichi le indagini distribuendo false tracce. Si tratta di un avvincente giallo, raccontato a più voci, in cui si narrano le vicende che ruotano attorno al furto di un gioiello e all'onore di una ragazza che rischia di andare perduto.
Grazie a questa e ad altre sue opere, Collins è considerato uno dei pionieri della crime-fiction: la sua influenza su intere generazioni di autori, giunti dopo di lui, è indiscutibile.
Arthur Conan Doyle (1859-1930):
Edinburghese di nascita, con Edgar Allan Poe è considerato il fondatore del poliziesco. In particolare è il capostipite del sottogenere conosciuto come giallo deduttivo, reso celebre attraverso le gesta del suo investigatore. Chi non ha mai sentito nominare Sherlock Holmes e il Dottor Watson? Proprio nessuno, credo… visto che la famosissima espressione "Elementare, Watson!" fa ormai parte del linguaggio comune.
Il primo romanzo incentrato sul geniale detective è Uno studio in rosso (1887), in cui il narratore – il buon Watson che, in realtà, rappresenta l’alter-ego di Conan Doyle – ci introduce alla conoscenza di Holmes e delle sue formidabili deduzioni. A quest’opera prima, fece seguito Il segno dei quattro (1890), che gli valse uno straordinario successo di pubblico.
La produzione dell’autore, tuttavia, non si limitò alla detective-story: diede ottimi contributi anche nell'ambito del romanzo d’avventura, della fantascienza e del soprannaturale.
Gaston Leroux (1868-1927):
Nato a Parigi da una famiglia piuttosto facoltosa, eccelse non solo nel campo del poliziesco, ma anche nell'avventura e nell'horror: basta citare, al proposito, Il fantasma dell’Opera, rappresentato innumerevoli volte a teatro e sul grande schermo.
Nell'ambito del mystery, è il creatore del personaggio di Joseph Josephin, soprannominato Rouletabille: un eccezionale giornalista-detective che comparve per la prima volta nel fortunatissimo romanzo poliziesco Il mistero della camera gialla (1907). Quest'opera – è importante sottolinearlo – è stata considerata da John Dickson Carr il più bel giallo di sempre. Al di là dei giudizi personali, rappresenta comunque il più brillante enigma della camera chiusa: una storia poliziesca la cui trama è imperniata su un delitto che ha avuto luogo in una stanza inaccessibile, arrivando a confliggere con la logica più elementare.
Alla serie di Rouletabille, Leroux affiancherà – a partire dagli anni venti – un secondo ciclo di libri basati sulle avventure di Chéri-Bibi, un evaso ingiustamente accusato di un delitto.
Dopo questa rapida rassegna, appare evidente la profonda connessione tra la detective story e il mondo reale. Sia in Poe sia in Gaboriau – i due inventori del genere – i fatti di cronaca costituiscono una inestinguibile fonte di ispirazione, in grado di dare l’impulso ad un movimento che, sin dall'origine, si dimostra adattissimo per rappresentare la società col suo corollario di brutture e storture.
La crime-fiction, sin dal suo esordio, si è quindi trasformata nello strumento ideale per cercare di spiegare una realtà complessa come quella umana – costituita da azioni, scelte e comportamenti (spesso del tutto irrazionali) – in cui l’individuo finisce col trasformarsi in una sorta di drammaturgo di se stesso.
Ringraziandovi per l’attenzione, vi do appuntamento per la seconda parte.
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