1Q84 – Libro primo,
Murakami Haruki
Io
e Murakami, purtroppo, non siamo compatibili.
Già qualche anno fa mi ero approcciato a lui con scarsa soddisfazione.
Adesso,
parecchio tempo dopo, ho ripetuto l’esperienza... ed il risultato è stato il
medesimo: non mi ha convinto per niente.
Probabilmente,
prima di esprimere un giudizio definitivo, dovrei completare l’intera trilogia di
1Q84 (per ora ho letto solo il primo libro),
però qualche idea me la sono già fatta.
Le
due storie parallele – quella della killer in gonnella Aomame e quella del
ghost writer Tengo – sarebbero anche apprezzabili, considerato che all’autore
giapponese non manca di certo il talento per tenere desta l’attenzione del
lettore. Il problema è l'assenza della struttura del romanzo, che si presenta come una casa costruita senza fondamenta.
Finora ho letto 380 pagine e, se devo
dirla tutta, mi pare di aver incontrato il nulla assoluto: uno sviluppo
narrativo prolisso, ridondante e del tutto inconcludente.
So
benissimo che sono migliaia le persone che adorano Murakami e che lo
ritengono meritevole delle più grandi onorificenze letterarie (il Nobel in
primis). Purtroppo, al termine di questa prima tranche di 1Q84, non posso
assolutamente essere d’accordo. Ho trovato questo brodo surreale, infarcito di
ammiccamenti e fastidiose ripetizioni, abbastanza indigesto: uno stanco
trascinarsi di vicende strampalate in cui l’autore, evidentemente a corto di
idee, ha cercato di salvare “capra e cavoli” facendo leva su una suspense dilatata
all’infinito ma del tutto inadeguata nel portare a risultati concreti.
Dopo i
primi capitoli, in cui è interessante notare i punti di contatto tra la vicenda
di Aomame e quella di Tengo, il gioco di specchi mostra la corda e diventa
profondamente irritante: alla fine ci si chiede dove Murakami volesse andare a
parare (ma, da quanto ho capito, anche coloro che hanno letto l’intera trilogia
non hanno risolto l’enigma).
In futuro mi dedicherò al Libro Secondo, sperando in uno sviluppo del plot
che conduca al di fuori di questo magazzino di scatole cinesi (pardon,
giapponesi) che lo scrittore ha predisposto per noi.
Per
il momento, rimango fermo sulla mia posizione iniziale e continuo a stupirmi
per tutto lo spazio dato a Murakami – visto che le librerie traboccano delle
sue opere – mentre scrittori come Mo Yan,
Nagib Mahfuz o Halldòr Laxness, che hanno meritatamente vinto l’ambito Nobel, vengono
spesso relegati negli scaffali più nascosti.
Consigliato a: coloro che amano
Murakami.
Voto: rimandato a dopo la
lettura del libro secondo
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