L’ho già detto più volte e non mi stancherò mai di ripeterlo: Kader Abdolah è, a mio parere, uno dei più grandi scrittori contemporanei sia per la rilevanza dei temi trattati sia per l’inarrivabile capacità di coniugare lirismo e tensione narrativa.
In ogni romanzo, pur raccontando storie di fantasia, l’autore non risparmia di certo i riferimenti alla propria storia personale: quella di un uomo in fuga da una patria dissestata prima dall’imperialismo economico e poi dal totalitarismo religioso.
Scrittura cuneiforme rappresenta un’opera importante all’interno della sua produzione: oltre ad essere il libro che gli ha dato visibilità internazionale, racconta una vicenda ad ampio respiro che si dipana tra la Persia dell’ultimo Scià, l'Iran degli Ayatollah e l'Olanda.
Ismail, esule iraniano in Olanda (alter ego dell’autore), viene in possesso del taccuino di suo padre Aga Akbar, scritto in caratteri misteriosi. Il genitore - riparatore di tappeti sordomuto – era solito registrare i suoi pensieri nell'unica scrittura a lui nota: quella cuneiforme, che aveva assimilato a partire da alcune iscrizioni rupestri.
Ismail decide pertanto di dedicarsi alla traduzione del libretto, in una sorta di riconciliazione con il proprio passato.
Dalla sua opera di decrittazione, emergerà un esaustivo ritratto della storia iraniana del ventesimo secolo – rivelata attraverso una toccante epopea famigliare – narrata in un continuo rimando tra passato e presente, tra Persia ed Olanda.
Kader Abdolah, con una delicatezza e una lucidità esemplari, utilizza le parole di un figlio per raccontare la vicenda di un padre privo di voce. La storia recente dell'Iran viene pian piano rivelata mediante un’esposizione fluida e avvolgente, che fonde in maniera esemplare poeticità e realismo.
Lo scrittore è molto abile nell’introdurre i lettori occidentali in un mondo relativamente sconosciuto come quello medio-orientale, filtrato attraverso l’immagine di personaggi e paesaggi che si imprimono in modo indelebile nella memoria.
Attraverso un percorso che travalica i confini del tempo e dello spazio, Abdolah mantiene la giusta prospettiva sui mutamenti politico/economici che hanno stravolto lo stato persiano.
Anche se non siamo ancora ai livelli stratosferici di La casa della moschea - opera in cui l'evoluzione stilistica e l'equilibrio narrativo raggiungeranno piena compiutezza - si tratta comunque di un romanzo memorabile; un'opera che, attraverso la descrizione del rapporto tra un padre ed il proprio figlio, riesce a raccontare la storia di un paese in perenne ed inesauribile cambiamento.
Consigliato a: coloro che amano i libri che raccontano mutamenti epocali attraverso il microcosmo di vicende famigliari ed a chiunque voglia imparare a conoscere un Signor Narratore, in grado come pochi altri di amalgamare realismo ed afflato poetico.
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