lunedì 6 gennaio 2020

Il silenzio degli innocenti, Thomas Harris



Molto spesso, dal confronto tra romanzo e film, è la versione cinematografica ad uscirne con le ossa rotte... 
In questo caso è accaduto l'esatto contrario: la pellicola di Jonathan Demme, pluripremiata nella notte degli Oscar del lontano 1992, esce nettamente vincitrice dal confronto con il romanzo di Thomas Harris. Il regista statunitense è riuscito nell'intento di dare la giusta tensione ed atmosfera ad una trama avvincente e ben costruita ma che non ha di certo nella scrittura il suo punto di forza (a questo punto sorge il dubbio: sarà colpa di Harris... o del traduttore italiano?) 
Ma andiamo per ordine, partendo dalla trama (se ce ne fosse bisogno... perché credo che la conoscano un po' tutti!) 

Buffalo Bill, un terribile e sadico serial killer che è solito scuoiare le sue vittime, sta terrorizzando l'America. 
Jack Crawford, capo dell'unità di scienza comportamentali dell'FBI, decide di inviare la brillante tirocinante Clarice Starling nel manicomio criminale dove è rinchiuso il dottor Hannibal Lecter - il celebre psichiatra cannibale - al fine di carpirgli informazioni relative alla catena di delitti.
Attratto dalla ragazza, il criminale decide di aiutarla... ma a patto di avere qualcosa in cambio: Lecter le darà una mano ad acciuffare il temibile Buffalo Bill solamente se la malcapitata Clarice accetterà di rivelargli i ricordi del suo tormentato passato.

La trama è indubbiamente interessante: originale, avvincente, con i colpi di scena accuratamente calibrati. Purtroppo nel romanzo manca del tutto quell'atmosfera ansiogena ed angosciante che ha fatto la fortuna del film. 
Inoltre, l’autore si perde spesso nell'accumulo di dettagli, per lo più inutili, faticando a dare la necessaria coerenza alla narrazione. 
I personaggi del libro appaiono poco credibili, creature di cartapesta che faticano ad uscire dall'angusto confine della pagina stampata. Probabilmente, senza lo straordinario talento del duo Anthony Hokins-Jodie Foster, faticheremmo a considerarli nella maniera in cui siamo abituati: due delle più interessanti creature ideate dal cinema hollywoodiano contemporaneo.
Resta comunque il plauso ad Harris per aver inaugurato un genere letterario che, negli anni successivi, partorirà decine e decine di emulatori. 
Mi sento di far mio, in questo particolare caso, ciò che il grande Umberto Eco scrisse a proposito di Il Conte di Montecristo: si tratta di uno dei romanzi più avvincenti... ma peggio scritti. Credo che la medesima cosa - con le dovute proporzioni - si possa dire anche a proposito di Il silenzio degli innocenti.


Consigliato a: chi ha visto il film e vuole fare i dovuti confronti tra libro e pellicola ed a chiunque si appassioni ai thriller ansiogeni in cui si svolge la caccia ad uno spietato assassino seriale.


Voto: 6/10


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