martedì 3 dicembre 2019

Meridiano di sangue, Cormac McCarthy


Sinceramente, non riesco a comprendere come uno scrittore del calibro di Cormac McCarthy non susciti lo stesso entusiasmo di altri autori famosi ma che, alla fine dei conti, si dimostrano molto meno dotati ed originali di lui (ogni riferimento agli ultimi due Nobel è puramente casuale).
Meridiano di sangue, oltre ad essere un grandissimo libro, è sicuramente uno dei romanzi più crudi  e violenti che mi sia mai capitato di affrontare (escludendo, per ovvie ragioni, ciò che rientra nel campo del thriller o dell’horror).

Ambientato a metà del diciannovesimo secolo nel vasto territorio che si estende tra il Messico e le regioni americane limitrofe, si svolge sullo sfondo di una natura descritta in maniera tutt’altro che comune e che sa dimostrarsi in ogni momento pericolosa e selvaggia.
Il protagonista è un quattordicenne – nel romanzo viene semplicemente chiamato “il ragazzo” – che sceglie di aggregarsi ad una banda di cacciatori di scalpi capeggiata dal temibile ed imponente Giudice Holden: una sorta di filosofo/guerriero che guida una masnada di derelitti, mezzosangue ed emarginati che lasciano ad ogni passaggio un’impronta di sangue, crudeltà e morte. Per il giovane, tale esperienza costituirà una vera e propria iniziazione alle violente leggi della frontiera.

McCarthy, con quest'opera, riscrive di fatto il mito del Vecchio West che in passato ci è stato spesso propinato in modalità nobile ed edulcorata. Cancella via gli aspetti più suadenti – l’amicizia virile, l’eroismo, la fratellanza tra gli uomini – per catapultarci nelle zone più tenebrose e putrescenti dell’animo umano, narrandoci uno straordinario apologo sull’individuo e la sua capacità di sopravvivenza. Tutti i personaggi descritti hanno un unico elemento che li accomuna: non conoscono alcuna pietà o misericordia, ma rivelano esclusivamente i loro peggiori istinti che li rendono impassibili e crudeli come le belve allo stato brado.
Romanzo epico, senza speranza, dalle forti connotazioni metafisiche, rivela tutto il talento di uno scrittore unico, capace di emozionare in qualsiasi istante: anche quando si limita a descrivere un bivacco desolato o una luce che si svela all’orizzonte.
La scrittura è fantastica! Sa essere di fuoco e di ghiaccio allo stesso tempo, supportata da uno stile unico che combina una prosa penetrante alla Faulkner con descrizioni di luoghi dal sapore quasi Shakespeariano.
Tra i personaggi si staglia inesorabilmente la figura del Giudice Holden: un essere contraddistinto da un’indole amorale, spietata e depravata, che  rappresenta una delle figure letterarie più memorabili che mi sia capitato di incontrare.



Consigliato a: coloro che vogliono rivivere il mito del Vecchio West affrontato in una maniera differente dal solito – ma probabilmente più vera e credibile - ed a chiunque desideri fare la conoscenza di un Gigante della letteratura contemporanea.



Voto: 8+/10



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