lunedì 2 settembre 2019

Il selvaggio, Guillermo Arriaga


Devo confessare che prima di affrontare la lettura di Il selvaggio non conoscevo per niente l’Arriaga romanziere. Avevo però apprezzato moltissimo le sue sceneggiature, travi portanti di alcuni dei film più memorabili degli ultimi anni come Amores perros e 21 grammi. Terminata la lettura, mi sono reso conto che l’autore messicano non è solamente uno sceneggiatore prestato alla letteratura, ma un narratore di prim'ordine che merita un posto di rilievo per la sua capacità di osare e di puntare in alto, senza scordare la lezione di autori classici come Faulkner e Jack London.

Siamo in Messico, negli anni Sessanta. Juan Guillermo, il protagonista, è un sopravvissuto in tutti i sensi: il fratello gemello, che condivideva con lui il ventre materno, è morto nel corso della gravidanza; successivamente si è salvato da un brutto incidente grazie a parecchie trasfusioni. Quando il fratello maggiore viene ucciso, il desiderio di vendetta si fa strada dentro di lui. Ma non sarà affatto facile, perché gli assassini – un gruppo di esaltati religiosi - godono di protezioni dall’alto…
Parallelamente, nelle foreste dello Yukon, si svolge la storia di Amaruq: un giovane cacciatore il cui destino è legato inesorabilmente a quello di un lupo selvaggio.

Nell’arco di 750 intense pagine, supportate da un ritmo notevole, assistiamo allo svolgimento di una storia articolata su più livelli.
Optando per una discontinuità basata su reiterati salti temporali, Arriaga costruisce un avvincente ed originale romanzo di formazione che diventa (anche) una straordinaria saga familiare.
Questo libro riesce a raccontare la forza degli atavici legami che contraddistinguono la vita di un individuo: legami familiari, d’amore, d’amicizia, ma anche legami tra cani e padroni. In un territorio dominato dalla corruzione ad ogni livello, con un sistema poliziesco che fa esclusivamente gli interessi dei potenti, l’autore messicano trasmette un messaggio di speranza, in cui l’amore rappresenta l’unico ed essenziale antidoto contro le brutture del mondo. 
La scrittura è scorrevole, capace di affondare le unghie senza mollare la presa: nonostante la mole considerevole,  il libro si legge tutto d'un fiato.
Non sempre equilibrato tra le parti e con qualche vezzo narrativo di troppo, rimane comunque un romanzo memorabile per la spontaneità e la potenza espressiva: un’opera che utilizza le emozioni primarie – dolore, amore, odio, desiderio di vendetta – per raccontare una vicenda dalla valenza universale, capace di far presa in ciascuno di noi.


Consigliato a: coloro che amano i romanzi originali ed avvincenti, capaci di prendere per mano il lettore,  ed a chiunque sia appassionato dalle storie di rinascita personale.


Voto: 8-/10




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