lunedì 4 febbraio 2019

La scopa del sistema, David Foster Wallace




Partiamo da una piccola premessa…
Se appartenete a quella schiera di lettori che amano le trame armoniose, con snodi narrativi accuratamente definiti, La Scopa del sistema non vi piacerà per niente. Se invece vi approccerete a questo testo in maniera diversa dal solito, con una disposizione d’animo tale da accogliere tutte le stranezze ed innovazioni presenti nella trama, alla ricerca dei significati più reconditi, allora questo sarà il vostro libro.
Geniale, anticonvenzionale, folle, paradossale (e chi più ne ha più ne metta), il primo romanzo di DFW è qualcosa di completamente diverso da ciò che la maggioranza dei lettori contemporanei è abituata ad avere tra le mani. Getta concretamente le basi di ciò che troverà compimento nel successivo Infinite jest: quella innata capacità dell’autore di confrontarsi con le convenzioni stilistiche ed intellettuali della sua epoca, mirando al loro superamento attraverso un’analisi della società che fuoriesce dai canoni di quel “sentire comune” a cui siamo profondamente ed inconsapevolmente abituati.  

Lenore Beadsman, la giovane donna attorno cui ruota tutta la vicenda, si mette alla ricerca della bisnonna – che ha il suo stesso nome di battesimo - scappata dalla casa di riposo per anziani insieme ad altri venticinque residenti. Poco per volta, con lo svolgersi del plot, faremo la conoscenza di una galleria di strampalati personaggi: una banda di autentici freak che sono lontani anni luce dallo spirito rassicurante dell’ordinario. Incontreremo cosi il problematico Rick Vigorous, direttore nonché amante di Lenore; il pappagallino Vlad l'Impalatore, che recita sermoni religiosi su una rete tv; il mastodontico Norman Bombardini, miliardario che si ingozza a più non posso con l’idea di trangugiare l’intero pianeta; il fratello LaVache, studente sopra le righe che si strafà di marjuana. Una schiera di personaggi, uno più spassoso ed assurdo dell'altro, che si agitano sullo sfondo di un'America bizzarra e delirante, ma più vera del vero.

La scopa del sistema fu pubblicato nel 1987, quando Wallace aveva appena 24 anni (non credo siano stati molti gli scrittori in grado di produrre, a quell’età, un lavoro così consistente). Questo romanzo ci mostra come, all’interno della stessa storia, possano coesistere stili narrativi, esperimenti linguistici e registri apparentemente inconciliabili ma che, grazie al talento dell’autore, arrivano a fondersi in maniera compiuta e definita.
Opera estremamente divertente, contraddistinta da un umorismo incisivo e da una scrittura colta, garantisce numerosi spunti di riflessione per via di quei significati sotterranei che, alla stregua di una sorta di magma, ribollono senza tregua sotto il tappeto narrativo.
Come un fiume in piena – alternando narrazioni, vicende, titoli di giornale, trascrizioni di sedute e molto altro – il libro scorre via che è un piacere, lasciandoci un delizioso senso di incompiutezza come quello che si prova quando si viene trasportati a lungo attraverso un viaggio extrasensoriale di cui non è importante conoscere il finale… perché viene ampiamente superato dalla meravigliosa sensazione del viaggio stesso.


Consigliato a: coloro che vogliono conoscere un’opera chiave della letteratura americana contemporanea ed a chiunque voglia approcciarsi ad un genio della scrittura, visionario ed innovativo, scomparso – ahinoi! – troppo prematuramente.  


Voto: 8,5/10



Nessun commento:

Posta un commento