La scelta del buio, Piergiorgio Pulixi
Dopo essersi congedato – almeno per il momento – dal personaggio di Biagio Mazzeo, Piergiorgio Pulixi riprende il mano il progetto dei Canti del male: un'ambiziosa serie poliziesca, articolata in tredici episodi, che racconterà la malvagità umana in tutte le sue variabili.
In questo secondo episodio, che segue Il canto degli innocenti, ritroviamo il commissario Vito Strega alle prese con un caso piuttosto complicato. Dopo il reintegro in servizio, il poliziotto deve indagare sul suicidio di un ispettore della Omicidi: un caso che sin dal principio comincerà a mostrare dei lati oscuri.
Strega comincerà ben presto a dubitare del suicidio del collega, trovandosi ad affrontare una situazione che lo trascinerà, a poco a poco, all'interno di un vero e proprio incubo… un luogo indefinito in cui il buio sovrasta ogni cosa.
Per indagare all'interno del buio più profondo occorre prima di tutto diventare suoi alleati, penetrarlo con forza, abbandonarsi alla sua malsana seduzione. È proprio quello che fa il nostro Vito Strega, poliziotto colto e plurilaureato, dotato di umanità ed intuito: lui sceglie di affrontare il buio, visto nella più ampia prospettiva. Perché, all'interno di questa vicenda, il buio regna sovrano: ammanta di mistero il suicidio del collega, toglie la voce a chi potrebbe parlare ma se ne sta zitto, aiuta a dissimulare pene e dolori che altrimenti diventerebbero insopportabili.
Scordatevi, innanzi tutto, gli abusati concetti di politically-correct e di lieto fine: specchietti per le allodole che Pulixi, nella sua produzione, ha sempre relegato in un angolino. Per descrivere il male, in ogni suo aspetto e in ogni sua sfumatura, è inutile tentare di attutirne gli effetti: secca, incisiva, cruda ma capace di mostrare spiragli di luce in un mondo in caduta libera, la prosa diventa lo strumento con cui l'autore riesce a raccontare una storia in cui il male è il protagonista assoluto.
L'impianto del racconto è originale.
Il plot non prende una direzione univoca; pur mostrando tutti gli aspetti del giallo procedurale, è allo stesso tempo thriller psicologico e declinazione del noir metropolitano.
Si tratta, alla fine dei conti, di un buon romanzo di genere che conferma – nel caso ce ne fosse stato ancora bisogno – che Piergiorgio Pulixi è uno dei migliori autori delle ultime generazioni.
Consigliato a: coloro che amano i gialli/noir adrenalinici, che non concedono un attimo di tregua al lettore.
Voto: 7,5/10
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