mercoledì 5 febbraio 2020

Il migliore amico dell’orso, Arto Paasilinna



Anche se non verrà ricordato come il miglior libro di Paasilinna, questo è di certo uno tra i romanzi più divertenti all'interno della sua vasta produzione letteraria. 
Figlio di una terra algida e nebbiosa (almeno in apparenza), l’autore finlandese recentemente scomparso ha sempre fatto dell'ironia un marchio di fabbrica. La sua abilità si dimostra, soprattutto, nella costruzione dei personaggi: uomini originali e strampalati, portatori di messaggi per nulla convenzionali, che si destreggiano tra avventure esilaranti e profonde riflessioni.
Dopo la lepre di Vatanen e le volpi di Juntunen, stavolta facciamo la conoscenza del prodigioso orso di Oskari Huuskonen. 

Il protagonista è un pastore protestante di mezza età, che vive un periodo di profonda crisi matrimoniale e di vocazione. Nel momento in cui i parrocchiani gli fanno omaggio di un paffuto orsacchiotto – che lui battezzerà Satanasso – Oskari decide di dare un svolta alla sua vita piena di frustrazioni per inseguire un profondo cambiamento esistenziale: dapprima studierà il letargo dell'orso affiancando una giovane ed affascinante etologa; successivamente – accompagnato dall'animale – intraprenderà un lungo viaggio attraverso il continente europeo, sempre in precario equilibrio tra sacro e profano.

Libro divertente ed esilarante, che pare quasi una sorta di “fiaba” rivolta ad un pubblico adulto, Il migliore amico dell’orso rappresenta una celebrazione dell'assurdo ma anche un invito alla riappacificazione con il proprio io interiore. 
Invenzioni rocambolesche si miscelano a domande filosofiche - dalla risposta per niente scontata - sul punto di contatto tra naturale e soprannaturale, in un viaggio fantastico di cui sono protagonisti un reverendo spretato ed un orso in grado di fare qualsiasi cosa: dallo stirare le camicie al miscelare cocktail. 
Un po’ come per il Vatanen di L’anno della lepre, il rapporto di simbiosi che il protagonista instaura con l’animale diventa a poco a poco un irresistibile impulso a liberarsi delle naturali inibizioni per acquisire maggiore flessibilità e libertà intellettuale. 
L'amore spassionato per la natura è un tratto tipico del buon Arto, presente in gran parte dei suoi scritti; anche in questo caso risulta un ingrediente fondamentale all'interno della narrazione, capace di trasformare la visione delle cose e di rimescolare le emozioni, arrivando a strappare un sorriso con lo scorrere inarrestabile delle pagine.
La lettura è veloce e gradevole: non solo per la sua grande semplicità, ma anche per la capacità di creare un’atmosfera intima e scherzosa con il lettore.



Consigliato a: coloro che amano la letteratura in grado di miscelare umorismo, elementi surreali e riflessioni profonde ed a chiunque voglia tuffarsi in un atmosfera nordica da fiaba ricca di pathos naturalistico e di suggestioni. 


Voto: 7,5/10 



Gio     

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