domenica 9 febbraio 2020

Forse ho sognato troppo, Michel Bussi



Michel Bussi ha un'innata capacità di costruire trame ad orologeria, in cui i colpi di scena si susseguono improvvisi e taglienti come la lama di un bisturi: basti pensare a romanzi come lo straordinario Ninfee nere o l'avvincente Mai dimenticare. Negli ultimi libri, però, sembra che questo talento naturale si sia un po' annacquato. Come nel precedente La follia Mazzarino, anche stavolta l'autore francese non centra completamente il bersaglio, costruendo una trama - in precario equilibrio tra storia d'amore e suspense - che non convince del tutto.

Nathalie, hostess dell'Air France, ha tutto ciò che si potrebbe volere dalla vita: un marito che la adora, due belle figlie, una graziosa villetta sulle rive della Senna ed un lavoro che, pur costringendola a volare da un capo all'altro del pianeta, la riempie di orgoglio e passione. Una serie di incredibili coincidenze giungerà a turbare la sua serenità. Si troverà di punto in bianco a ripercorrere il medesimo itinerario di vent'anni prima: tre voli consecutivi a Montreal, Los Angeles e Giacarta, nel corso dei quali il suo cuore era stato rapito da un giovane e geniale musicista di nome Ylian. Si renderà immediatamente conto che qualcosa di strano sta accadendo alla sua esistenza, quasi come se una "mano invisibile" la respingesse indietro nel passato, all'interno di un mistero difficile da comprendere. 

Giocato su continui salti temporali tra il 1999 e il 2019 - in una sorta di gioco degli specchi non sempre calibratissimo - Forse ho sognato troppo risulta un po' troppo lungo, a tratti inverosimile e con un finale piuttosto scontato. Bussi cerca di salvare il salvabile affidandosi alla scorrevolezza - e da questo punto di vista si dimostra un ottimo intrattenitore; la scelta di fuoruscire dai confini del giallo classico per addentrarsi in una storia dalle forti tinte sentimentali, però, non dà i frutti sperati: l'evoluzione romantica del plot è stucchevole ed a tratti persino irritante come nei peggiori romanzi d'appendice.
Bussi sembra ormai completamente assuefatto alle leggi dell'editoria; dover scrivere un best-seller all'anno per onorare un contratto non gli è sicuramente d'aiuto. Probabilmente dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere, per elaborare storie più solide e credibili: un atto doveroso nei confronti dei suoi lettori... sicuramente affezionati ma allo stesso tempo esigenti.


Consigliato a: coloro che amano i libri che mescolano la suspense del thriller alla passione delle storie d'amore ed a chiunque apprezzi i libri scorrevoli, che scivolano via leggeri pagina dopo pagina. 


Voto: 6/10 (di stima)


Gio  

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