sabato 10 ottobre 2020

Il collezionista di bambini, Stuart MacBride


Il collezionista di bambini, romanzo d'esordio di Stuart MacBride, introduce il personaggio di Logan McRae: un sergente investigativo in servizio presso la polizia di Grampian, in Scozia. Il libro ha ottenuto un ottimo riscontro di pubblico a livello internazionale e così l'autore ha deciso di dare il via ad una serie che, anno dopo anno, sta diventando quasi sterminata (se i miei calcoli sono giusti, dovrebbe aver raggiunto il ragguardevole traguardo di tredici volumi).
Com'è stato questo mio primo incontro con McRae? Proseguite nella lettura... e lo scoprirete presto!  

Siamo ad Aberdeen, in pieno inverno, ed il tempo è tremendo: piove senza sosta senza aver intenzione di smettere. Per Logan McRae è il primo giorno di ritorno al lavoro dopo un anno di malattia (era stato ferito gravemente nel corso di un'indagine). Per lui, purtroppo, le cose non si mettono bene: il corpo di David Reid, un bimbo di tre anni, viene rinvenuto in un fosso; è stato strangolato e sottoposto a crudeli mutilazioni. Non si tratta però di un caso isolato: l'investigatore non ci metterà molto a rendersi conto che c'è in giro un serial killer assetato di sangue infantile.
Mentre i cadaveri continuano ad accumularsi nell'obitorio cittadino, Logan sa benissimo che non c'è tempo da perdere: altri bambini stanno scomparendo e, se non riuscirà a rintracciare il colpevole alla svelta, altri innocenti moriranno. 

Cominciamo col dire che questo romanzo è valso a MacBride un Barry Award come miglior opera prima. Sinceramente, mi ha stupito il successo di un libro per niente trascendentale. Il collezionista di bambini, a mio parere, è scritto in maniera raffazzonata, pieno zeppo di luoghi comuni e con una trama abbastanza inverosimile. Inoltre, mi ha infastidito - e non poco - quel modo quasi pornografico nell'indagare la morte di bambini innocenti, con macabre descrizioni abbastanza fuori luogo e un senso dell'umorismo del tutto scollato dal contesto drammatico a cui dovrebbe far riferimento.     
L'idea di partenza, in realtà, non sarebbe affatto male; purtroppo è stata sviluppata in maniera frettolosa e abbastanza confusionaria.
A tutto ciò, si aggiunga la penosa traduzione italiana (non è al prima volta che la Newton mi fa uno scherzo simile): siamo davvero ai limiti della decenza, con un testo infarcito di errori di forma e di sintassi che fanno perdere spesso il ritmo della lettura. 
Si salva solamente la figura del protagonista: personaggio empatico e dolente, sagace e intuitivo, che riesce ad entrare immediatamente nelle grazie del lettore; sinceramente, però, è un po' troppo poco per uscire dalla mediocrità.
Se pensiamo che il tartan noir ha prodotto fior fior di scrittori - citiamo fra tutti i grandissimi Ian Rankin e William McIlvanney - da MacBride, tratteggiato dagli addetti ai lavori come un grande del thriller contemporaneo, ci si aspetta parecchio di più. 


Consigliato a: chi ama i page-turner, con un serial killer crudele e inafferrabile e un poliziotto dolente e perspicace che cerca in ogni modo di fermarlo. 


Voto: 5,5/10


Gio     

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