domenica 11 ottobre 2020

Il sentiero delle babbucce gialle, Kader Abdolah


Kader Abdolah è ormai una certezza all'interno del variegato mondo della letteratura contemporanea. Con romanzi di assoluto valore come Scrittura cuneiforme, La casa della moschea e Un pappagallo volò sull'Ijssel ha conquistato il cuore di migliaia di lettori in tutto il mondo; con questo nuovo libro si conferma come inarrivabile narratore, capace di fare da punto di riferimento per tutti coloro che sanno apprezzare la bellezza delle sue storie - fiabesche e al tempo stesso struggenti - senza disdegnare il giusto interesse per la realtà circostante.

Il sentiero delle babbucce gialle rappresenta, prima di tutto, un viaggio nella memoria, che si ispira apertamente alla storia dell'autore ma anche alla vita di Said Sultanpur: un poeta rivoluzionario giustiziato nel 1981.
Sultan, il protagonista, è un ragazzo che è cresciuto all'interno di una famiglia persiana tradizionale. Passa le giornate nella torre del castello, un luogo che gli permette di lanciare lo sguardo sul paese circostante. Affidandosi ad un binocolo, comincerà a vedere il mondo con occhi diversi; ma la svolta giungerà nel momento in cui diventerà proprietario di una macchina fotografica. Da lì in avanti, il suo talento inizierà a sbocciare, accompagnandolo nel difficile percorso verso l'età adulta. 
Lungo la strada incrocerà la violenza, l'amore e la criminalità... fino al momento in cui il suo talento con la cinepresa gli garantirà il successo, facendolo diventare uno tra i più celebri registi iraniani. Alla fine di un lungo percorso fuggirà in Olanda - un po' come lo stesso Abdolah - dove metterà per scritto la sua storia in un olandese piuttosto approssimativo. 

In quest'opera Kader Abdolah riesce a mescolare eventi personali e nazionali in un insieme dai connotati quasi fiabeschi. Chiunque legga questo libro per documentarsi sulla rivoluzione iraniana, forse, rimarrà un pochino deluso; d'altra parte, coloro che si abbandoneranno al flusso narrativo lasciandosi incantare dalle vicende umane di Sultan avranno piena soddisfazione. 
Nel libro vengono riproposti alcuni elementi che risultano centrali nell'opera di Abdolah: l’importanza di seguire la propria strada, la nostalgia per la terra d'origine ma, soprattutto, il dovere etico della memoria.
Lo scrittore di origine iraniana dimostra per l'ennesima volta di essere un signor narratore. Il suo stile è fluido e di facile lettura; coi suoi cromosomi da grande affabulatore riesce a coinvolgere il lettore fino in fondo, rimanendo sempre in equilibrio tra due mondi contrapposti e divergenti: quello della realtà e quello della finzione.
Certo - se proprio dobbiamo fare una critica - l'autore continua a lavorare da anni sui medesimi due temi: la tumultuosa storia persiana e l'emigrazione in terra olandese. Risulta però talmente abile nel costruire, attorno a questi nuclei originari, vicende nuove e coinvolgenti da farsi perdonare qualche inevitabile ripetizione (specialmente per ciò che riguarda la rivoluzione islamica).


Consigliato a: coloro che amano le narrazioni fluide e avvincenti, in cui la storia personale si inserisce fino a confondersi nell'alveo della più grande storia mondiale, e a chiunque ami le narrazioni che sanno mantenere l'equilibrio tra realismo e fiaba. 


Voto: 8/10


Gio          

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