mercoledì 7 ottobre 2020

Tornare a casa, Dörte Hansen


Tornare a casa, secondo romanzo di Dörte Hansen, in Germania ha avuto un successo clamoroso: oltre ad essere stato definito dalla critica come un vero e proprio "evento letterario" (oltre 400.000 copie vendute, per la cronaca!), ha rappresentato nel cuore dei lettori una piccola ma sentita elegia nei confronti dei piccoli paesi di un tempo che, a causa del progresso e dei cambiamenti sociali in atto, stanno pian piano scomparendo. 
Come di consueto, partiamo da un rapido assaggio del plot... 

Gli eventi raccontati nel romanzo si svolgono nella campagna della Germania settentrionale. Ingwer Feddersen, professore ultra-quarantenne, fa ritorno al suo villaggio natale lasciando dietro di sé - nella spietata e frenetica città - una carriera accademica insoddisfacente e un'ambigua convivenza a tre. Ha parecchie cose da farsi perdonare; prima fra tutte: la scelta di essere scappato via anni prima, rifiutando di proseguire l'attività di famiglia. Ora, la situazione non è per niente facile: la nonna Ella è affetta da demenza senile, il nonno Sönke porta ostinatamente avanti la conduzione della vecchia locanda e il villaggio sembra ormai indirizzato ad un rapido e brusco declino. 
Ingwer constaterà di persona la progressiva scomparsa del mondo rurale dov'era nato e cresciuto ma, al tempo stesso, si renderà conto che il dolore della perdita può anche essere l'interessante preludio a un nuovo inizio e a una nuova vita.

Questo libro racconta il cambiamento culturale e interpersonale in atto a Brinkebull - un villaggio immaginario della Frisia settentrionale -, e va alla sincera alla riscoperta della società di un tempo; luoghi dove le persone si sentivano veramente a casa propria, in cui vigeva un forte senso di rispetto e di appartenenza e in cui c'era la volontà di sostenersi a vicenda, anche nei momenti più difficili. 
Spaziando, attraverso un sapiente uso del flashback, dagli anni Sessanta ai giorni nostri, Dörte Hansen racconta una storia realistica e credibile, senza cercare di idealizzare a tutti i costi la vita di campagna. Riesce così nel difficile intento di disegnare in maniera scrupolosa e amorevole il mutamento strutturale nelle zone rurali; il villaggio di Brinkebull diventa una sorta di microcosmo che viene analizzato al microscopio, senza troppo pathos ma con una discreta dose di umorismo. 
Attingendo ad un linguaggio laconico e incisivo - anche se non troppo scorrevole (ma forse è il sottoscritto ad avere problemi con gli autori teutonici!) - l'autrice riesce a raccontare la forza delle tradizioni che hanno accompagnato intere generazioni e la situazione di un "vecchio mondo" che si sta lentamente sgretolando.
Un plauso particolare va alla descrizione dei personaggi: anche i più bizzarri tra loro vengono descritti con garbo ed empatia.


Consigliato a: coloro che amano i romanzi che raccontano la storia di mondi antichi che si stanno gradualmente dissolvendo per lasciare spazio a un presente ricco di incognite e a chiunque vuole andare alla riscoperta di valori e tradizioni legati a un passato neanche troppo lontano.


Voto: 7/10



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