Sarebbe sbagliato dare tutto per scontato.
Anche se oggi la letteratura gialla di casa nostra è
all'avanguardia e continua a colonizzare le classifiche di vendita, non è
sempre stato così.
Prima dell’avvento di Manzini e De Giovanni, di Carrisi e
Malvaldi, il romanzo di genere, nel nostro paese, ha vissuto una lunga e lenta
evoluzione, fatta di improvvisi balzi in avanti ma anche di pericolosi momenti
di stallo che hanno rischiato di comprometterne l’esistenza.
Basti pensare a ciò che accadeva poco più di una ventina di
anni fa, quando Loriano Macchiavelli doveva nascondersi dietro il nom de plume
di Jules Quicher ed un autore statunitense di chiara origine italiana come
David Baldacci doveva scegliersi lo pseudonimo di David B. Ford: insoliti
stratagemmi per aggirare lo "sprezzo" con cui, solitamente, venivano trattati
gli italiani che si cimentavano nella letteratura poliziesca.
Nonostante – dicevamo poc'anzi – il successo meritatamente
raggiunto, il percorso che ha condotto a questa eroica situazione non è stato
per niente facile: aspro, tortuoso, accidentato, è stato costellato di geniali
scoperte ma anche di improvvisi ripensamenti, che ne hanno rallentato la
crescita ma, in un certo senso, l'hanno anche reso più forte ed autonomo
all'interno di quel grande circo mediatico rappresentato dal panorama
internazionale.
L'intento di questo articolo è quello di selezionare dieci
autori che si sono rivelati fondamentali per la nascita, lo sviluppo ed il
consolidamento della crime-fiction nostrana. Certo, è importante sottolineare
che vigorosi ed incisivi contributi sono giunti – forse inaspettatamente – da
scrittori "non di genere", quali Carlo Emilio Gadda, Leonardo Sciascia e
Umberto Eco. In questa sede, però, ci limiteremo a parlare dei "giallisti
purosangue", coloro che hanno dedicato la loro esistenza al poliziesco e, a
modo loro, si sono ricavati un posticino nella storia della letteratura
contemporanea.
Idealmente, possiamo operare una distinzione in tre gruppi: quello composto dagli scrittori che hanno di fatto creato il genere,
lottando contro tutto e tutti per la sua affermazione; quello dei loro
successori, che hanno contribuito al suo definitivo
assestamento; e quello degli autori di oggi, che svettano nelle classifiche di vendita.
Qualcuno forse storcerà il naso di fronte a qualche
dimenticanza: sono davvero tanti gli autori che meriterebbero un posto al sole
in questa lista, tutt'altro che esaustiva. Siamo però convinti che gli
scrittori prescelti siano fondamentali per raccontare la storia di un filone
narrativo che, passo dopo passo, è diventato uno dei fiori all'occhiello
dell’editoria nazionale.
Nascita e crescita di un genere
Augusto De Angelis (1888-1944):
Questo autore può essere considerato il padre putativo del
giallo italiano. Nei duri anni del Regime fascista creò il Commissario De
Vincenzi: un funzionario esperto e competente, capace di destreggiarsi in
un’epoca impregnata fino al midollo dall'ortodossia burocratica e costellata da
guerre patriottiche. De Angelis scrisse i suoi romanzi in un periodo
storico particolarmente difficile e
dovette navigare a vista tra i frangiflutti della retorica, imposta violentemente
dall'alto, subendo spesso le ritorsioni della censura mussoliniana (perché non
era gradito, in quell'ostentata età dell’oro, che si parlasse di crimini e
misfatti). Il genere noir veniva guardato con sospetto dal regime, in quanto
ritenuto un prodotto della degenerata cultura anglo-sassone: De Angelis fu
dapprima arrestato con l’accusa di antifascismo e, successivamente, aggredito
da un repubblichino in seguito a una banale discussione. Morì pochi giorni dopo
a causa delle percosse ricevute.
De Angelis può essere assimilato ad una variante piuttosto
letteraria e poetica del modello Maigret. Il suo commissario si muove nella
Milano fascista, umida e nebbiosa, circondata da orrendi palazzi in stile
liberty, stracarichi di curve e svolazzi. Dopo un periodo di oblio, fu riscoperto
nel 1963 da Oreste Del Buono e ancora oggi i suoi romanzi appaiono attuali ed
intriganti, capaci di coniugare la trama gialla con il ritratto di un’epoca.
Giorgio Scerbanenco
(1911-1969):
Di origine russa, incredibilmente prolifico, ha spaziato tra
una marea di generi diversi. Fu però con il poliziesco che raggiunse la
meritata fama: ancora oggi è considerato come uno degli scrittori più
importanti della letteratura gialla oltre che il maestro di quella generazione
di autori italiani venuta alla ribalta a partire dagli anni settanta del secolo
scorso.
I suoi romanzi –
riletti a distanza di anni – rappresentano un quadro piuttosto bruciante
e doloroso degli anni ’60, mostrando l’immagine di un paese difficile,
desideroso di risollevarsi dalla polvere ma al tempo stesso pregno di
disillusione, e pertanto lontano anni luce da quell'apparenza piena di lustrini
che spesso veniva associata agli anni del boom economico.
Scerbanenco può essere considerato il fondatore di quella
corrente definita "giallo sociale", che utilizza la letteratura poliziesca come
una sorta di “specchio della realtà”. Nei suoi libri è riuscito a sviscerare le
contraddizioni di un’Italia in cui si sta sviluppando un nuovo genere di
criminalità, sempre più spietata e sanguinaria, fortemente collegata ai
meccanismi della politica e del potere.
Tra i suoi personaggi più riusciti, merita di essere
ricordato Duca Lamberti: un ex medico radiato dall'ordine, protagonista di
quattro romanzi noir (il primo è Venere privata).
Fruttero & Lucentini:
Il sodalizio artistico fra gli scrittori Carlo Fruttero
(1926-2012) e Franco Lucentini (1920-2002) ha prodotto – oltre a collaborazioni
giornalistiche e traduzioni – alcuni romanzi molto amati dal pubblico.
Il grande successo arrivò nel 1972 con La donna della
domenica, un libro ambientato in una Torino quasi metafisica, che da molti è
considerato – a torto o ragione – il vero "capostipite" del giallo italiano. Il
Commissario Santamaria – che tornerà in un altro romanzo memorabile, A che
punto è la notte – è un personaggio affascinante, brillante, intuitivo: un “non
torinese”, costretto suo malgrado a interpretare un codice cittadino fatto di
gesti, di allusioni e di cose non dette. Nell'omonimo film avrà il volto del
grande Marcello Mastroianni.
Le trame dei romanzi di Fruttero & Lucentini sono molto
attente alla società e all'evoluzione dei costumi. Molto spesso giungono a
sondare il vizio e l’ipocrisia che si nascondono nel cuore della borghesia
piemontese, ironizzando sulle sue velleitarie aspirazioni ed arricchendo i
dialoghi con esilaranti chiacchiericci.
"Siamo una ditta di onesti artigiani con il culto del lavoro
ben fatto" affermarono nel corso di un’intervista. Questa sorta di
understatement ha però prodotto, col passare del tempo, uno stuolo di
allievi/discendenti che hanno tratto profitto dal loro insegnamento ed hanno
dato voce al nuovo romanzo giallo di casa nostra.
Loriano Macchiavelli (1934):
In un’epoca in cui il poliziesco italiano veniva guardato
con diffidenza – se non con malcelato scherno – creò una fra le coppie di
investigatori meglio riuscita nel panorama del giallo: quella composta da Sarti
Antonio, un questurino realistico, coriaceo e leale, ma non particolarmente
intuitivo, e Rosas, eterno studente universitario, dotato di una capacità di
analisi degna di Sherlock Holmes. Il primo romanzo incentrato sull'anomalo ma
azzeccato connubio è Le piste dell’attentato del 1974.
All'interno dei romanzi di Macchiavelli, la città di Bologna
non è mai una semplice comprimaria, ma assume il ruolo di protagonista alla
pari dei personaggi principali.
Fu tra i primi a battersi in prima persona al fine di creare
un’associazione di scrittori italiani di poliziesco, che avrebbe contribuito a
smuovere le acque stagnanti del giallo nostrano. Dapprima con Sigma (Scrittori
del Giallo e del Mistero Associati) e successivamente con il Gruppo 13, fondato
insieme a Lucarelli e Fois, ha dato il la alla grande rinascita del genere,
creando le basi per l’avvento di una nuova generazione di scrittori.
Negli ultimi anni ha iniziato una proficua collaborazione
con Francesco Guccini – il cantautore di più generazioni – che ha prodotto due
interessanti serie: quella che ha per protagonista il Maresciallo Benedetto Santovito
e quella incentrata sulla guardia forestale Marco Gherardini, detto “Poiana”.
Renato Olivieri (1925-2013):
Quando nel 1978 pubblicò il suo primo romanzo giallo, Il
caso Kodra, il pubblico italiano fece la conoscenza di un nuovo ed
interessantissimo protagonista della crime-story: il commissario Ambrosio (che nella
trasposizione cinematografica di uno dei romanzi verrà interpretato da Ugo
Tognazzi).
Giulio Ambrosio è un personaggio realistico: introverso, un
po’ malinconico, amante del bello e buon conoscitore d’arte (di cui l’autore
era grande appassionato). Il suo metodo investigativo è tutt’altro che
intuitivo: il commissario è fautore di un sistema di indagini quieto e
paziente, che crede sì alle prime impressioni, ma assai di più al racconto dei
testimoni del crimine.
I libri di Olivieri, ambientati nella Milano degli anni
‘70/’80, rendono perfettamente l’immagine della città meneghina e sono
caratterizzati da atmosfere languide, intense, a tratti melanconiche. Con le
sue tangenziali, l’aeroporto, la sua fauna urbana di malviventi, tossici e di
luoghi in cui la notte si spara, Milano diventa nelle intenzioni dell’autore
una sorta di piccola New York: lo sfondo ideale per delitti cruenti ed
efferati.
Per un lungo periodo di tempo i libri di Renato Olivieri
sono stati di difficile reperibilità. Negli ultimi anni, però, la sua opera è
stata completamente ristampata in una nuova edizione: e così anche i lettori
delle nuove generazioni potranno conoscere romanzi indimenticabili come Largo
Richini, Villa Liberty, Dunque morranno e Maledetto ferragosto.
Arrivati al termine di questa prima parte, è necessario fare
alcune puntualizzazioni.
In primo luogo, va evidenziato il carattere “regionalista”
del giallo italiano. Ogni personaggio di cui abbiamo parlato è strettamente
connesso ad una realtà cittadina, in perenne quanto costante trasformazione,
che assume spesso un’importanza fondamentale nello sviluppo del racconto.
Va poi sottolineato il realismo utilizzato dagli autori
nella costruzione dei personaggi. Raramente abbiamo a che fare con
“superuomini” capaci di intuizioni geniali ed improvvise, come accade di
frequente nel cosiddetto “giallo classico”. I protagonisti del poliziesco di
casa nostra sono tutt'altro che perfetti: sono spesso vittime di ossessioni, di
paure e di fobie che li rendono più umani all'occhio attento del lettore.
Infine, non va dimenticato l’aspetto sociale della
letteratura di casa nostra. Le trame criminali e delittuose non rappresentato
il "tutto" nell'architettura del romanzo: diventano sovente uno strumento per
indagare la società che sta attorno, con i suoi drammi e le sue incomprensioni,
le sue vicissitudini e le sue repentine trasformazioni.
Gio*
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