lunedì 4 settembre 2017

L'angolo di Gio: L'opera struggente di un formidabile genio, Dave Eggers




L'opera struggente di un formidabile genio, Dave Eggers

Premessa
Il realismo isterico ha profondamente cambiato la storia della cultura americana: autori come Franzen, Foster Wallace e Safran Foer hanno stravolto il modo di raccontare la contemporaneità, arricchendo di nuove idee e nuove suggestioni il panorama letterario, facendo leva su un linguaggio originale e spesso fuori dagli schemi. Dave Eggers va iscritto a pieno titolo in questa corrente.

Sin dalle prime pagine di questo romanzo ci rendiamo conto di essere alle prese con qualcosa di profondamente innovativo.
La struttura del libro – a partire da note, introduzioni e premesse – è davvero particolare e lascia stupefatti per il notevole virtuosismo (si consideri che, all'epoca della stesura, l'autore aveva meno di trent'anni).

Nonostante la parvenza di biografia romanzata, si tratta di un'opera di difficile classificazione: folgorante e spregiudicata, eccessiva e piena di ironia, fa leva su ripetute ed azzeccate invenzioni letterarie. 
Seguendo lo sviluppo della trama, scopriamo una serie di registri narrativi che ci fanno passare, nel giro di pochi istanti, dal divertimento allo stato puro al dramma più coinvolgente.
Il ventiduenne Dave, dopo la scomparsa di entrambi i genitori, si trova improvvisamente a prendersi cura del fratellino Toph di appena otto anni. Dopo aver venduto la casa, decide di salire in auto e di mettersi in viaggio verso la California, trasformando un evento tragico nell'inizio di una nuova esistenza.

Eggers è un signor narratore, pieno di talento cristallino, che con le parole è in grado di fare qualsiasi cosa. 
Personalmente, ritengo questo romanzo uno dei migliori letti nel corso dell'anno: un gioiello di acume ed ironia che, pur sconfinando spesso nei pericolosi territori del "nonsense" e del surreale, ci ha fatto conoscere uno dei più straordinari narratori della nostra epoca.
Tuttavia, non a tutti può piacere: oltre a dare l'impressione di un'eccessiva autoreferenzialità o supponenza, fa emergere un evidente intento di "rottura" con tutto ciò che stava prima di lui. Di conseguenza, chi ama i libri tradizionali è meglio che se ne tenga alla larga.


Consigliato a: chi vuole fare la conoscenza di uno scrittore geniale e a tutti coloro che cercano qualcosa di innovativo ed intelligente, capace di trasmettere "emozioni letterarie" profondamente diverse da quelle a cui siamo abituati.



Voto: 8/10


venerdì 1 settembre 2017

L'angolo di Gio: Il giardino degli orrori, Didier Daeninckx




Il giardino degli orrori, Didier Daeninckx


Didier Daeninckx è un autore del polar francese che andrebbe riscoperto: un raro esempio della capacità di coniugare trame poliziesche con gli aspetti della realtà socio-politica circostante. 
In questo romanzo - purtroppo reperibile solamente nell'edizione del Giallo Mondadori - non si smentisce affatto, rimanendo fedele ai tratti distintivi della sua produzione narrativa. Ma andiamo con ordine, partendo dalla storia…  

Maxime Lisbonne è un navigato giornalista di cronaca nera che si sta occupando di un caso raccapricciante: il ritrovamento dei corpi di alcune bambine, uccise dopo essere state seviziate. Al suo rientro a Parigi, Lisbonne riceve un messaggio da Tournaire, un ex collega che chiede di incontrarlo per una questione importante. Quando Tournaire viene assassinato, il nostro protagonista si troverà ad indagare su una vicenda piena di incognite, che lo condurranno a fare i conti poteri occulti sempre pronti ad affilare le armi. 
La trama del romanzo è lineare, di impianto prettamente chandleriano. Maxime Lisbonne, da novello Marlowe, si muove in una Parigi acida e sulfurea, sporca e cattiva, alla ricerca di una verità nascosta dietro una montagna di interessi, sotterfugi ed ipocrisie. Interroga persone, pesta piedi, crea preoccupazioni negli interlocutori non fermandosi davanti a niente al fine di raggiungere il risultato.
Sullo sfondo, assistiamo al lento sgretolarsi di una società in cui i raggiri fraudolenti, i postumi della Guerra d'Algeria e l'intervento di poteri forti (vedi lo spionaggio) sono come spine del fianco, difficili da estirpare dal corpo sanguinante di una Francia che vive un momento di transizione. 
In conclusione, si tratta di un noir dal solido impianto civile, sorretto da un plot realistico e scritto da un autore "con le palle": uno dei grandi del genere che, probabilmente, meriterebbe maggiore attenzione da un sistema editoriale ormai abituato a distinguere tra figli e figliastri.


Consigliato a: tutti gli amanti del polar francese ed a coloro che vogliono fare la conoscenza di uno degli autori più noti del genere, celeberrimo in patria ma ormai dimenticato nel nostro paese.


Voto: 7/10