domenica 27 giugno 2021

Circolo chiuso, Jonathan Coe


Con Circolo chiuso Jonathan Coe prosegue la sua analisi della società britannica contemporanea, riprendendo il filo conduttore dal punto in cui si era concluso La banda dei brocchi. Ritroviamo così i personaggi già incontrati nel libro precedente, invecchiati di una ventina d'anni.
Partiamo, come al solito, da un rapido accenno della trama. 

Gli anni settanta sono finiti da un pezzo e Benjamin Trotter e i suoi vecchi compagni di scuola sono ormai diventati adulti. Siamo negli anni novanta e la vecchia banda non esiste più. Benjamin lavora come ragioniere e da decenni sta scrivendo un romanzo di migliaia di pagine; l'egoista fratello Paul è diventato un deputato laburista alle prese con problemi sentimentali e attentati terroristici; Claire Newman ha deciso di tornare in Inghilterra per scoprire definitivamente cosa sia accaduto a sua sorella Miriam, scomparsa misteriosamente nel 1978.

La narrazione, che parte dalla vigilia del millennio e raggiunge l'inizio del 2004, cerca di chiarire e sviluppare alcuni punti oscuri del romanzo precedente al fine di dipingere in un unico grande affresco la cultura anglosassone della seconda metà del secolo scorso. Purtroppo, però, questa operazione non convince del tutto: si riscontra un'enfasi eccessiva per quanto riguarda la critica sociale e l'intera opera sembra più una sorta di epilogo di La banda dei brocchi  piuttosto che un qualcosa a sé stante e dotato di "vita propria".
Circolo chiuso è senz'altro più cupo del lavoro precedente; a distanza di vent'anni i personaggi hanno perso gran parte della loro verve e sono diventati patetici e concentrati su sé stessi. Il trascorrere del tempo non è stato di certo benevolo nei loro confronti, mortificando sogni e aspirazioni e rendendoli vittime della disillusione, del tradimento e della vacuità di amori coniugali. 
A salvare parzialmente il libro rimane il ritratto acido e pungente della Gran Bretagna di inizio ventunesimo secolo; Coe, in particolare, punta il proprio dito ammonitore sul declino dello "stato sociale", che è stato abbandonato alla stregua di un ideale democratico decrepito e obsoleto.
Il finale lascia non poche perplessità, con parecchi interrogativi rimasti aperti... che saranno però chiariti nel successivo romanzo, Middle England - ambientato all'epoca della Brexit - di cui vi parlerò prossimamente.   


Consigliato a: coloro che hanno apprezzato La banda dei brocchi e sono curiosi di sapere cosa sia successo a Benjamin e agli altri personaggi e a chiunque voglia farsi un'idea della società e della cultura britannica dei primi anni del ventunesimo secolo. 


Voto: 6,5/10


Gio  

domenica 20 giugno 2021

Il decoro, David Leavitt

 


Siamo all'indomani delle elezioni presidenziali del 2016, in una lussuosa casa del Connecticut. Un gruppo di amici newyorkesi si è riunito per riprendersi da quella che considerano la più grande catastrofe politica della loro vita.
Eva Lindquist, la padrona di casa, propone una sfida: chi di loro sarebbe disposto a chiedere a Siri come assassinare Donald Trump? Tra gli ospiti ci sono editori, scrittori, un arredatore, un coreografo e un finanziatore liberale. Tutte persone di matrice progressista, ma che covano una sensazione di paura crescente nei confronti del nuovo clima politico.

Più che di un romanzo, si tratta di un un divertente pastiche da salotto. Il cast corale, l'ambientazione a Manhattan, le discussioni su letteratura e temi astratti (cosa significa "casa"?) fanno immediatamente pensare ad una sceneggiatura alla Woody Allen.
La reazione dei liberal newyorkesi, che vedono l'elezione di Trump come un affronto personale, viene descritta in maniera ironicamente accattivante. Questi "poveri ricchi", che non riconoscono più il paese in cui vivono, piangono in realtà la morte della loro rilevanza sociale.
L'analisi di Leavitt di questa situazione di stallo liberale non è particolarmente originale e tagliente, ma è sicuramente divertente. Malgrado ciò, una corrente sotterranea di persistente inquietudine scorre tra le pagine del romanzo: l'elezione di colui "che non deve essere nominato" ha scosso le certezze dei protagonisti, che si ritrovano a mettere in discussione i modelli di vita a cui si sono ispirati fino a quel momento.    

David Leavitt è un ottimo scrittore. Oltre a costruire dialoghi brillanti, possiede un innato senso del ritmo attraverso cui riesce a rendere benissimo i modi in cui le persone parlano tra loro, sia in pubblico sia in privato. Si viene così trascinati all'interno di questo romanzo ad osservare l'epicentro del caos che è divampato nell'esistenza di questi personaggi e si finisce con l'ascoltarli mentre cercano di formulare dentro di sé una nuova immagine del mondo che li circonda. 
La satira tagliente, la prosa fluente e l'ottima descrizione dei personaggi sono i punti di forza di quest'opera che riesce a restituire un interessante affresco della "middle class" americana, di cui dipinge splendori e miserie. Non pensate però che si tratti di un romanzo a sfondo politico: la svolta presidenziale rappresenta più un'escamotage per dare "pepe" alla storia che un elemento strutturale della trama.


Consigliato a: coloro che amano le commedie brillanti, i dialoghi scoppiettanti alla Woody Allen e i personaggi eccentrici ma ben delineati. 


Voto: 7,5/10


Gio 

sabato 19 giugno 2021

Amuleto, Roberto Bolaño

“Feci dei sogni, non erano incubi, ma sogni musicali, sogni di domande trasparenti, sogni di aerei affusolati e sicuri che attraversavano l'America latina da un capo all'altro in un cielo azzurro splendente e freddo.”
Siamo nel settembre 1968. Le forze dell'ordine di Città del Messico irrompono nell'Università ed arrestano chiunque si trovi sul loro cammino: studenti, professori o bidelli che siano.
Durante la sua forzata reclusione nei bagni dell'ateneo la protagonista nonché voce narrante Auxilio Lacouture - una donna di origine uruguaiana che si professa "madre della poesia messicana" - rivive una serie di incontri passati e futuri con artisti e letterati della capitale messicana 

Quando ci si trova immersi in un libro di Roberto Bolaño diventa sempre più complicato cercare di separare la finzione dalla realtà. Il lettore, d'altro canto, si ritrova imprigionato in una sorta di labirinto; un universo parallelo agghiacciante e spaventoso che scarica i suoi riflessi attraverso i continenti e le epoche.
Anche in questo romanzo breve sarebbe del tutto insensato cercare di sviscerare le componenti-base di una trama. Personaggi reali e immaginari – tra cui lo stesso Ernesto Che Guevara – danzano ipnoticamente davanti agli occhi del lettore come statue nel corso di una processione. Spazio e tempo si intersecano di continuo, senza soluzione di continuità, non permettendo di distinguere il confine che separa il sogno dalla realtà.

Una delle cose più importanti di Amuleto è la voce di Auxilio: è affascinante seguire il flusso dei suoi pensieri, con tutto il suo corollario di eccentricità e di ribellione. Poetessa appassionata a sua volta dalla poesia, presenta una fede incrollabile nei giovani scrittori emergenti e svolge il ruolo di  "levatrice" durante il parto della storia: una storia che solo attraverso il magico potere della scrittura può essere trattenuta  e non lasciata cadere nel dimenticatoio
La scrittura di Bolaño è unica. Sostenere che le sue opere possiedano esclusivamente qualità oniriche sarebbe piuttosto limitativo; l'autore riesce a muoversi con destrezza tra i richiami onirici e le constatazioni concrete e realistiche riguardanti la cruda realtà della vita in America Latina.
Arturo Belano, che fa capolino all'interno del racconto, è l'alter ego dello scrittore a cui fa raccontare le vicissitudini accadute all'autore durante il golpe di Pinochet e la caduta di Allende.


Consigliato a: coloro che amano gli autori capaci di coniugare realismo e elementi onirici; a chi apprezza i flussi di coscienza inarrestabili e sinceri ed a chiunque voglia approcciarsi a uno dei più grandi scrittori sudamericani dell'epoca contemporanea.


Voto: 7,5/10


Gio 

domenica 13 giugno 2021

Assassinio sull'Orient Express, Agatha Christie

 


Credo che chiunque di voi sia in grado, almeno sommariamente, di raccontare la trama di Assassinio sull'Orient Express, uno tra i più famosi romanzi gialli di Agatha Christie con protagonista il detective Hercule Poirot. Oltre ad aver avuto due celebri trasposizioni cinematografiche nel 1974 e nel 2017, questo libro - come pochi altri - è entrato a far parte dell'immaginario collettivo tanto da essere considerato tra i capisaldi del giallo classico.
Fu vera gloria? Sì e no. Indubbiamente si tratta di un'opera ben congegnata, con un plot che non perde un colpo e avvinghia il lettore sin dalle prime pagine, senza lasciarlo un attimo. D'altra parte, l'eccentrico e maniacale Poirot è davvero difficile da sopportare: dopo un paio di capitoli avresti già voglia di tirargli una botta in testa per farlo star zitto, con la sua alterigia e supponenza che non lo rendono per niente simpatico. 
Partiamo, come sempre, da un breve sunto del romanzo.

L'Orient Express è in viaggio da Istanbul a Londra quando, poco dopo la mezzanotte, un cumulo di neve ferma la sua corsa. Il lussuoso treno è al completo, ma al mattino si ritrova con un passeggero in meno: un magnate americano giace morto nel suo scompartimento, accoltellato una dozzina di volte, con la porta chiusa a chiave dall'interno. Isolato dal resto del mondo e con un assassino in piena libertà, il detective Hercule Poirot dovrà cercare di identificare il colpevole il prima possibile.

Un rompicapo complesso. Tredici personaggi: tutti con un alibi inattaccabile ma, al tempo stesso, con un motivo valido per compiere il delitto. Innumerevoli indizi e una mente formidabile che dovrà stabilire come è avvenuto un omicidio apparentemente impossibile. Questi sono i principali ingredienti di un libro che ha fatto la storia del romanzo poliziesco moderno.   
Assassinio sull'Orient Express è un giallo classico che si legge tutto d'un fiato grazie alla scrittura fluida e scorrevole. L'elemento che salta subito agli occhi è lo stimolo ad utilizzare unicamente la mente per giungere alla soluzione dell'enigma. Il lettore si ritrova, infatti, a seguire tutti i ragionamenti di Poirot, basati essenzialmente su una manciata di indizi e sulle deposizioni dei vari viaggiatori, ed è spinto ad una sorta di sfida sotterranea con l'investigatore. 
I personaggi sono numerosi, tutti ben caratterizzati ed ognuno con la propria voce distinta. 
Purtroppo, permane quella sensazione di star leggendo qualcosa di ormai datato e polveroso: l'avvento dell'hard-boiled, che proprio in quegli anni si stava sviluppando, avrebbe tirato una mazzata colossale al cosiddetto giallo whodunit, portando una ventata di realismo in un genere che si stava sempre più trasformando in una sorta di gioco matematico, rappresentato dal semplice confronto tra autore e fruitore dell'opera. 


Consigliato a: coloro che vogliono (ri)leggere uno dei più importanti esempi del giallo classico ed a chiunque interpreti la letteratura poliziesca più come un "gioco" che come un qualcosa in grado di avere anche significati sociali.


Voto: 7/10


Gio  

sabato 12 giugno 2021

Luce d'estate: ed è subito notte, Jón Kalmar Stefánsson


Con Luce d'estate: ed è subito notte ho (finalmente!) scoperto Jón Kalmar Stefánsson, uno scrittore che qualche anno fa era stato inserito nel novero dei papabili per il Premio Nobel per la letteratura. Questo romanzo è un gioiello, ricco di poesia, grazie a cui l'autore riesce a far immergere il lettore in una piccola realtà del Nord Europa, dove - come dice lo stesso Stefánsson - “a volte nei posti più piccoli la vita diventa più grande”.

La trama, in realtà, è piuttosto esile. Viene raccontata la vita di un paesino di quattrocento anime della campagna islandese, racchiuso tra la luce magnetica dell'estate e le fredde notti invernali (capaci, però, di accendere la magia delle stelle); una sorta di microcosmo attraverso cui vengono descritte storie di vita quotidiana, che assumono ben presto un valore universale.
Le vicende narrate sono varie: un direttore d'azienda che si appassiona improvvisamente al latino e alle stelle; una jogger che tradisce il marito con il contadino della porta accanto; una cooperativa in cui accadono strani eventi, come se il luogo fosse infestato dai fantasmi. L'autore, però, non scorda mai la dimensione "corale" dell'opera, pur dedicandosi di volta in volta alla particolare traiettoria di uno degli abitanti del paese.

Stefánsson non è mai avaro di dettagli divertenti sulla psicologia dei personaggi ed evoca temi importanti come l'infinito o la morte senza prendersi troppo sul serio. 
Grazie ad una scrittura asciutta e dal respiro universale, piuttosto sobria nell'evocare gli stati d'animo, riesce a toccare le corde dell'anima del lettore con rara maestria, utilizzando talvolta toni da poesia ermetica.
Pagina dopo pagina, assistiamo ad una profonda riflessione sul significato della vita e sulle dinamiche che segnano l’umana esistenza; perfino il tempo appare dilatato in questo avamposto remoto in cui l'alternanza tra buio e luce arriva a condizionare l’umore dei suoi abitanti.
Con il susseguirsi delle varie storie, dal ritmo lento ma ammaliante, l'autore riesce a cogliere l'intensità di ogni attimo attraverso una prosa poetica che suscita una struggente nostalgia anche per chi in Islanda non c'è ancora stato.


Consigliato a: coloro che vogliono fare la conoscenza di uno dei più talentuosi autori nordici contemporanei, capace di fondere minimalismo e realismo e di utilizzare una piccola realtà per raccontare vicende dal significato assolutamente universale.


Voto: 8/10


Gio 

giovedì 3 giugno 2021

Terra alta, Javier Cercas



Terra alta rappresenta un cambiamento radicale nella carriera letteraria di Javier Cercas. Coloro che hanno letto - e apprezzato - i precedenti romanzi come Soldati di Salamina, L'impostore Anatomia di un istante si sentiranno decisamente spiazzati di fronte alla svolta noir dell'autore. Rispetto alle opere citate, infatti, non ritroviamo né la voce narrante autobiografica, né le riflessioni metanarrative, né il passato storico rispolverato, ma una storia poliziesca abbastanza comune, raccontata attraverso uno stile alleggerito e manierato che non convince del tutto. 

Siamo nel Sud della Catalogna. Gli Adell, proprietari della più impor­tante azienda della zona, vengo­no ritrovati morti nella loro tenuta. Sono stati sottoposti a cruente torture. Ad occuparsi del caso è Melchor Marín, poliziotto che ha alle spalle un coraggioso atto di eroismo a seguito del quale si è visto costretto a lasciare Barcellona. 
Melchor è riuscito, in quei luoghi, a rifarsi una vita grazie all'amore della moglie Olga e della figlia Cosette. L'indagine lo costringerà a mettere in gioco ciò che ha di più caro, ritrovandosi schiacciato tra l'incudine della legge e il poderoso martello della vendetta.

Questo libro rappresenta, indubbiamente, un evidente e smaccato omaggio al romanzo poliziesco a vocazione popolare. Peccato che l'autore esca ridimensionato da questo improvviso "flirt letterario", lasciandosi un po' troppo trasportare dalle convenzioni del genere. A tratti, Terra alta non sembra neanche un'opera di Cercas, ma un noir di mera routine, di quelli scritti con la "mano sinistra". La domanda, a questo punto, sorge spontanea: perché uno scrittore di talento decide, improvvisamente, di intraprendere un nuovo percorso, tuffandosi in un genere che non gli appartiene? Forse per ampliare il numero dei lettori? O per altre ragioni a noi oscure?      
Fatto sta che il romanzo non convince un granché. Alterna capitoli dedicati al caso ad altri incentrati sul passato del protagonista, cercando di combinare i due piani narrativi, ma senza ottenere un risultato degno di nota. 
Speriamo che Cercas ritrovi un poco di ispirazione e riprenda a scrivere quei libri di "docu-fiction" con cui si è fatto conoscere a livello internazionale. Con Terra alta, probabilmente, avrà ottenuto una cassa di risonanza più ampia del solito... ma il risultato, purtroppo, non è stato fedele alle attese.


Consigliato a: coloro che amano i noir dalle atmosfere cupe e polverose, la cui soluzione va cercata in eventi di un lontano passato, ed a chiunque apprezzi i poliziotti tutti di un pezzo e sempre disposti a mettersi in gioco per la verità.


Voto: 5/10


Gio