Adelphi è insuperabile nel recuperare perle nascoste del passato, più o meno recente che sia, facendole brillare nuovamente.
Caso emblematico è proprio Compulsion di Meyer Levin. Lo scrittore di origine ebraica, infatti, è ricordato essenzialmente per questo romanzo: una notevole docu-fiction in cui – cambiando il nome ai personaggi ma conservando inalterato l’impianto della storia – ha raccontato un orribile omicidio avvenuto nella Chicago degli anni Venti.
"Il delitto del secolo", come venne in seguito ribattezzato, viene descritto ed analizzato in prima persona dal protagonista: un giovane giornalista che rappresenta l’alter ego dell’autore.
Due studenti ebrei, Nathan Leopold e Richard Loeb, che nel libro hanno i nomi di Judd Steiner e Artie Straus, pensavano di aver commesso il delitto perfetto. Imbevuti di arroganza e di teorie superomistiche, si credevano invincibili e superiori alla legge. Alla fine, però, lasciarono tracce talmente evidenti da diventare i protagonisti di un clamoroso processo.
Ripercorrendo le vicende di un caso giudiziario passato alla storia – tanto da ispirare uno dei migliori film di Alfred Hitchcock, Nodo alla gola – Levin ci racconta la storia di due “cuori di tenebra”, di due anime ammorbate da una spaventosa volontà di potenza ed in cui il male si è profondamente insediato.
Nonostante siano passati oltre sessant'anni dalla prima pubblicazione, l'autore riesce ancora ad appassionare i lettori di oggi: sicuramente più disincantati, ma incapaci di resistere alla forza attrattiva di questa vicenda nera, ancora attualissima e coinvolgente.
A metà strada tra il romanzo ed il documentario, affidandosi ad una narrazione sciolta, rapida ed incisiva, Compulsion ricostruisce alla perfezione non solo gli eventi ed i caratteri, ma quella che è la “seduzione del male”: un’insidiosa e pruriginosa suggestione che, agendo su due caratteri instabili, costituisce il punto focale dell’intera narrazione.
Consigliato a: coloro che vogliono riscoprire un romanzo straordinario – benché poco conosciuto – spesso accostato per struttura e forza espressiva al celebre “A sangue freddo” di Truman Capote.
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