domenica 30 luglio 2023

Jules e Jim, Henri-Pierre Roché





Una grande delusione!
Adoro Truffaut ed ho sempre considerato “Jules e Jim” uno dei suoi migliori film (oltre che uno dei migliori lungometraggi di sempre). Il libro da cui è stato tratto, però, non riesce a proprio a carburare...
Ho trovato questo romanzo veramente tedioso, al limite dell’umana sopportazione. Il tema - interessante e, all’epoca, molto in anticipo sui tempi – del “triangolo amoroso” viene descritto in maniera banale, con una scrittura quasi elementare. Pagina dopo pagina, Roché non riesce nell’intento di catturare l'attenzione del lettore, che rimane invischiato in un’assurda girandola di intrecci amorosi (sfido chiunque a ricordarsi almeno il numero degli uomini con cui Kathe tradisce Jim o, viceversa, il numero delle donne con cui Jim le rende pan per focaccia).
La vicenda è descritta in maniera eccessiva e ridondante, con una narrazione un po’ troppo frammentaria, incapace di seguire l'improbabile svolgimento degli eventi.
La leggerezza e la delicatezza del racconto di Truffaut – rese dallo splendido bianco e nero dell’epoca – non si riscontrano per niente nella pagina scritta, che sfocia spesso in un eccesso di superficialità.


Una volta tanto – ed accade piuttosto raramente – si può dire senza alcun dubbio che il film sia assolutamente e insindacabilmente superiore al romanzo da cui è stato tratto. E qui si vede la grandezza del grande regista francese: da quell’accozzaglia di relazioni confuse, di intrecci ripetitivi e situazioni altamente improbabili, il sommo Francois riuscì a distillare il meglio, catturando il messaggio di fondo del libro senza cadere nella trappola della “fedeltà ad ogni costo” alla vicenda narrata.
E così, un’accozzaglia di situazioni ripetitive, rese fino all’eccesso, si trasformò in una sceneggiatura perfetta, trave maestra di una pellicola meravigliosa e senza tempo.
Un consiglio spassionato, da amico… guardate il film e lasciate perdere il romanzo!




Voto: 5/10
Consigliato a: coloro che amano Truffaut e vogliono fare un confronto tra il celebre film del Maestro francese e il romanzo da cui è stato tratto.  

sabato 15 luglio 2023

Wilkie Collins: uno dei papà del giallo

Oggi vi parlerò di uno degli autori di punta del giallo classico, recensendo brevemente due delle sue opere più importanti. Sto parlando del grande Wilkie Collins (1824-1889), annoverato tra i papà del genere poliziesco, e dei suoi straordinari romanzi La donna in bianco e La pietra di luna.



La donna in bianco:

William Makepeace Thackeray, a proposito di questo romanzo, disse: “uno dei pochi libri da essere letti dall'alba al tramonto". Probabilmente aveva ragione…
Si tratta a tutti gli effetti di un solido “mistery” classico, pieno di colpi di scena, incentrato sullo scambio di persona tra due affascinanti donne: la nobile Laura e la pazza Anne Catherick.
“La donna in bianco” rientra sicuramente nel novero dei cosiddetti “romanzi d'appendice”: i classici feuilleton che venivano pubblicati a puntate sui principali quotidiani e venivano considerati dai puristi della letteratura come una sorta di “sottogenere romanzesco”.
La trama è ben congegnata: un perfetto meccanismo ad orologeria in cui ogni singola tessera trova prima o poi la giusta posizione all’interno del puzzle.
L'eroina Marian è un grande personaggio: forte, tenace, irreprensibile, un’immagine di donna che lascia il segno e per cui non si può smettere di fare il tifo, neppure per un istante. Dall’altra parte della barricata – il lato del “male” – rimane nella memoria il personaggio del Conte Fosco, mellifluo quanto disgustoso stratega del male che è l’architetto principale di tutto l’intrigo.
La storia è raccontata attraverso diversi e variegati punti di vista, in un alternarsi di testimonianze dei vari protagonisti, che a turno illustrano le vicende in cui si articola la trama. Personaggi eroici e perfidi opportunisti si alternano tra le pagine di questa storia, affascinante ed avvincente, da cui è impossibile staccarsi.
Probabilmente – se si vuole trovare un difetto a tutti i costi – la prima parte è un po’ troppo lenta e compassata rispetto alla sezione conclusiva, concitata e adrenalinica, capace di regalare più di un brivido al lettore che ne rimane letteralmente soggiogato.
Ma si tratta di un’imperfezione davvero trascurabile, specialmente se vista nel contesto di un romanzo intenso e ben scritto, capace di regalare un’intera gamma di esperienze: dall’intrigo amoroso all’inquietante mistero, passando attraverso le brume suggestive dell’Inghilterra Vittoriana.




La pietra di luna:

Questo è il classico mistery vittoriano, incentrato sulle vicende della scomparsa di un preziosissimo diamante chiamato la “pietra di luna”.
Il giorno del compleanno, la giovane Rachel riceve in eredità dallo zio la bellissima e rinomata pietra; durante la notte, però, il prezioso dono sparisce improvvisamente. Chi sarà il colpevole del misfatto? La cameriera? Uno degli ospiti? Oppure sarà colpa dei tre indiani che la sera precedente si aggiravano furtivamente nei pressi della villa?
Come in “La donna in bianco”, la vicenda viene raccontata in prima persona dai protagonisti che – di capitolo in capitolo – si cedono l’un l’altro il “testimone” della narrazione. Collins è universalmente considerato uno dei capostipiti della crime story: in questo romanzo riesce a trasfondere, allo stesso tempo, la tensione della suspense e l’efficace descrizione di luoghi, ambienti e stili di vita, facendoci rivivere le un’epoca lontana ma comunque ricca di suggestioni e modi d’essere.
Scrittura classica (che più classica non si può), forse un poco datata, ma che riesce a ancora a catturare l’attenzione del lettore, conducendolo per mano fino all’imprevedibile finale.
Purtroppo l’edizione Newton che mi è capitata tra le mani non è un granché: i refusi e gli errori di battitura sono alquanto numerosi e l’editing è davvero dozzinale.
Comunque, è un libro che merita di essere letto (anche se, personalmente, ho preferito “la donna in bianco”, molto più lineare e più plausibile nello scioglimento dei nodi narrativi).



 
Spero che questi mei commenti vi siano stati utili e, magari, vi spingano a riscoprire un autore di cui purtroppo si parla troppo poco... ma che merita indubbiamente un posto in prima fila nella storia della letteratura poliziesca. 
Grazie per l'attenzione, vi do appuntamento ai prossimi articoli.

Gio 



domenica 9 luglio 2023

Il punto sulle nostre letture - primo semestre 2023

Signori, buongiorno!

Con giugno ormai alle spalle e l'estate che sta prendendo piede, è giunto il momento di fare il punto sulle nostre letture dei primi sei mesi del 2023. Nonostante Minerva si sia ormai accaparrata una fetta consistente del tempo libero che dedicavamo ai libri, riusciamo sempre a ritagliarci qualche scampolo da dedicare alla nostra passione letteraria. Se prendiamo come ipotetico punto di riferimento il 30 giugno - ovvero il giro di boa - possiamo ritenerci soddisfatti dei risultati conseguiti: Gio è arrivato a quota 36 libri, Mely ha raggiunto la ragguardevole cifra di 82 (anche se il numero è notevolmente influenzato dai testi per bambini condivisi con la pargola che, seguendo la strada tracciata dai genitori, sta crescendo come vera e propria bibliofila).
Quali sono state le nostre letture preferite finora? Ve lo diciamo subito.

Gio:

Quest'anno ho scoperto un grandissimo autore che, un po' colpevolmente, avevo finora lasciato da parte: il sommo Mario Vargas Llosa. Di lui ho affrontato tre romanzi, molto differenti l'uno dall'altro, ma tutti meritevoli di grande attenzione. Sto parlando di La città e i cani, La festa del caprone e Avventure della ragazza cattiva. "Per la sua cartografia delle strutture del potere e per le acute immagini della resistenza, la rivolta e la sconfitta dell'individuo" recita la motivazione del Nobel per la Letteratura, conferitogli nel 2010. Come non condividere questo assunto? Sia nell'evidenziare le dure esperienze di vita dei cadetti della Scuola Militare di Lima; sia nella ricostruzione delle vicende che ruotano attorno alla figura del dittatore dominicano Trujillo; sia - ancora - nel raccontare una vicenda di amor fou ispirata vagamente a Madame Bovary; Vargas Llosa dimostra un talento unico e merita un posto di rilievo nell'Olimpo degli scrittori contemporanei. Se dovessi scegliere per forza uno dei tre romanzi, il mio voto andrebbe al meraviglioso La festa del caprone (voto 9/10).
La vera sorpresa di questo scorcio di 2023, però, è rappresentata per me da Gli scomparsi di Tim Gaitreaux: un romanzo ambientato nel sud degli Stati Uniti all'indomani della Grande Guerra, che miscela alla perfezione generi diversi - dal thriller al western, dal romanzo di formazione al resoconto storico/fluviale - toccando il lettore nel profondo e facendo riflettere a lungo il lettore, in perenne equilibrio tra rabbia e commozione (voto 9/10).
Concludo il mio "podio ideale" con un altro romanzo sorprendente: Ferrovie del Messico, di Gian Marco Griffi. Si tratta di un "romanzo mondo", geniale e folgorante nella sua impostazione, con connotazioni epiche e allo stesso tempo tragicomiche, innovativo sia sul piano della costruzione narrativa sia su quello del linguaggio, e che ha il merito di sovvertire le regole di un mondo editoriale un po' troppo sclerotizzato e che, negli ultimi tempi, pare affidarsi un po' troppo al pilota automatico nelle scelte editoriali (voto 8,5/10).


Mely:
Le mie scelte per questi primi sei mesi vanno a Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri dell'Officina Saggiatore: un saggio molto simpatico che spiega in maniera colloquiale e divertente come trattare i libri (voto 10/10). Menziono poi La biblioteca dei segreti di Bella Osborne, di cui ho già parlato in uno degli appuntamenti di Libri di libri, che racconta di un'anziana e un giovane che si incontrano per caso e si trovano legati da una grande amicizia grazie ad una biblioteca - come sapete, è uno dei temi che adoro trovare nei libri (voto 10/10). Atlas, della scomparsa Lucinda Riley, merita il posto d'onore nella top 3 perché rappresenta la giusta e degna conclusione della serie delle Sette Sorelle: con quest'ultimo episodio il cerchio si chiude in maniera emozionante e coinvolgente (voto 10/10).



Riepilogando:

Gio: 1) La festa del caprone; 2) Gli scomparsi; 3) Ferrovie del Messico.

Mely: 1) Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri; 2) La biblioteca dei segreti; 3) Atlas.

Ringraziandovi per l'attenzione, speranzosi di aver stimolato le vostre curiosità letterarie, vi diamo appuntamento ai prossimi articoli su questo blog e vi ricordiamo di venirci a trovare sul nostro canale YouTube per ulteriori contenuti.


domenica 2 luglio 2023

Non piangere, Lydie Salvayre

Non piangere di Lydie Salvayre è stato recentemente scelto come "lettura condivisa" del mese in un gruppo Facebook a cui partecipo attivamente. A questo punto, mi sembra logico recuperare il mio vecchio commento (risalente ormai al lontano 2016), non ancora condiviso su questo blog, e dargli lo spazio che merita su questa piattaforma.



Il Premio Goncourt è sempre una garanzia. 
Questo romanzo, vincitore dell'edizione 2014, mantiene sicuramente le promesse. 
La guerra di Spagna viene rivisitata in un'ottica diversa dal solito: attraverso lo sguardo di Montse, la protagonista, scopriamo una Spagna dilaniata da profondi conflitti e da forze contrapposte, portatrici di valori e di modelli di organizzazione politico-sociale profondamente differenti.
Le parole di Montse, ormai novantenne, che racconta alla figlia le vicende di quell'estate del 1936, quando tutto ebbe inizio, colpiscono nel profondo. Con un idioma molto particolare, in cui lo spagnolo e il francese si mescolano formando una sorta di nuovo linguaggio, l'ormai anziana signora rivolge lo sguardo ad un'epoca ormai lontana. Assistiamo così alla fine della Repubblica, al breve momento dell'utopia libertaria, all'ascesa delle forze nazionaliste (sostenitrici del Generale Franco), all'intrusione delle idee comuniste-staliniste, all'ambiguo comportamento della chiesa spagnola (che predica in un modo e dà l'assoluzione alle carneficine dei franchisti dall'altra parte).


Da tutto ciò scaturisce un affresco essenziale - ma allo stesso tempo potente ed emozionante - di un periodo storico doloroso, in cui le forze della libertà e quelle della repressione si affrontarono a viso aperto, tracciando un solco importantissimo nella storia d'Europa del Ventesimo Secolo.
Accanto alle parole di Montse, assistiamo alla presa di coscienza di un grandissimo scrittore come Bernanos: uno dei primi intellettuali a rendersi conto dei pericoli insiti nella deriva nazionalista, appoggiata da un clero vergognosamente compiacente.
Non piangere è un libro importante: fondamentale per comprendere fino il fondo i pericoli insiti nel nazionalismo e nelle sue aberrazioni più estreme, elementi che - purtroppo - scorgiamo quotidianamente anche in questo scorcio di ventunesimo secolo.

Consigliato: a coloro che amano i resoconti storici, filtrati attraverso uno sguardo personale in grado di conferire pathos e emozione a una vicenda dolorosa e destinata  a sconvolgere i destini dell'Europa.

Voto:7,5/10