Prima di entrare nel dettaglio, mi sembra importante dedicare un po' di attenzione alla dedica indicata all'inizio del romanzo:
Al caro amico Andrea Camilleri, magnifico e gentile cantastorie, che amava il commissario Bordelli.
Credo che non ci sia bisogno di alcun commento: queste poche parole rappresentano un sincero attestato di stima e di amicizia da parte di Vichi allo Scrittore (la S maiuscola è d'obbligo) che ha dato il via alla grande stagione del giallo di casa nostra. Ma ora veniamo a noi...
L'ottavo romanzo che ha come protagonista il Commissario Bordelli mantiene in pieno le promesse (e come poteva essere altrimenti?) Vichi si rivela fior fior di narratore, proseguendo il racconto della lenta ma progressiva evoluzione del suo personaggio. Ex soldato del San Marco, straordinario poliziotto, amante del buon cibo e dei bei libri, Franco Bordelli è un uomo molto attento allo "spirito dei tempi" ed è ben conscio di vivere un periodo di rapida ma inesorabile trasformazione socio-politica. Allo stesso tempo, l'autore ci parla della Firenze di fine anni Sessanta: una città che ormai non c'è più, completamente diversa da quella che conosciamo, immersa in un'atmosfera di rivolta e cambiamento.
Siamo nel gennaio del 1969. Mentre gli italiani sono seduti davanti al televisore per assistere alla finale di Canzonissima, Bordelli deve recarsi sul luogo di un cruento delitto. Una ragazza è stata violentata ed uccisa, proprio mentre andava in onda la sigla della trasmissione...
Sarà capitato anche a voi / di avere una musica in testa / sentire una specie di orchestra / suonare suonare suonare suonare / zum zum zum zuuum zum...
Da quel momento in avanti, le giornate del commissario si complicheranno. Oltre al caso della ragazza uccisa, dovrà dedicarsi alla risoluzione di altri due enigmi: dovrà aiutare un antico compagno di scuola che teme per la propria incolumità fisica e proseguirà la caccia ad un assassino seriale che sta facendo strage di prostitute nei paesi del circondario fiorentino.
Come ben sappiamo, per Marco Vichi il giallo rappresenta un grimaldello per penetrare lo spirito di un'epoca lontana; un periodo in cui colloca perfettamente i suoi personaggi al fine di raccontarne le vicende individuali, incentrate su uno sfondo storico realistico e ben definito.
Per l'autore toscano ciò che conta non è tanto il "delitto" in sé, ma le varie storie che gli gravitano attorno. Ci troviamo così immersi in una narrazione avvincente, piena di eventi, di situazioni e di misteri, che è al tempo stesso un viaggio in un mondo letterario (alla scoperta dell'autrice Alba de Cespedes), artistico (lungo le strade gravide d'arte del capoluogo toscano) e, perché no, culinario (con sedute a tavola al cospetto di piatti prelibati).
Romanzo dopo romanzo - dicevamo prima - il commissario è profondamente cambiato. Le esperienze umane e lavorative hanno profondamente inciso sulla personalità di Bordelli e, accostandoci alla sua figura, percepiamo fino in fondo i segni del tempo che passa, con il vento della storia che soffia incessante sulla sua esistenza e su quella di coloro che gli stanno attorno.
La vera abilità di Vichi si rivela soprattutto nel tratteggiare quei primissimi mesi del 1969: un anno fondamentale dal punto di vista politico e sociale, che cambierà per sempre la storia... non solo del nostro paese, ma del mondo intero.
Consigliato a: coloro che amano i gialli pieni di atmosfera, con personaggi realistici e ben definiti, che riescono a raccontarci lo spirito di un'epoca facendoci percepire odori, sapori e sensazioni lontane nel tempo ma mai sopite.
Voto: 7,5/10
Nessun commento:
Posta un commento