La misura del tempo è il sesto romanzo che Gianrico Carofiglio - ex magistrato ed ex parlamentare - dedica alla figura dell’avvocato Guido Guerrieri: un personaggio riluttante e melanconico, stropicciato ed affascinante, che si muove in una Bari in cui coesistono ambienti raffinati e luoghi underground.
Dopo aver accantonato il personaggio per qualche libro, lasciando spazio al maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio, Carofiglio ci ripropone un Guerrieri un po' invecchiato ed alle prese con un caso quasi impossibile, che lo spingerà a confrontarsi con vicende di quasi trent'anni prima.
In un tardo pomeriggio di fine inverno, Guido Guerrieri riceve la visita di Lorenza, una sua vecchia fiamma. La donna è profondamente cambiata: l'affascinante e scintillante creatura che aveva conosciuto un tempo non esiste più; la persona che si ritrova davanti è scialba, opaca, vittima inerme del trascorrere dei lustri.
Lorenza è arrivata da Guido in cerca di aiuto: suo figlio Iacopo è stato condannato per omicidio volontario ed è detenuto in carcere.
Pur non essendo del tutto convinto, l'avvocato Guerrieri accetta ugualmente di dedicarsi alla difesa del ragazzo. Ha così inizio un nuovo percorso processuale, che si rivelerà tormentato e pieno di contraddizioni.
Il passato è una terra straniera si intitolava uno dei primi romanzi di Gianrico Carofiglio. Mai espressione potrebbe risultare più calzante per descrivere la trama di questo ultimo libro: un continuo gioco di rimandi tra presente e passato, in cui il peso gravoso dei ricordi diventa quasi il metro ideale per misurare lo scorrere implacabile del tempo. I capitoli in cui viene rappresentato il presente - dedicati alla sfida processuale - sono intervallati da altri ambientati ventisette anni prima, in cui l'avvocato rivive il proprio passato ed il contrastato rapporto con Lorenza.
Carofiglio coglie l'occasione per condurre il lettore in un viaggio nei meandri della giustizia di casa nostra, sottolineando per altri versi la provvisorietà delle umane vicende.
Purtroppo, le eccessive digressioni legali/giudiziarie appesantiscono un poco il racconto, ed il codice di procedura penale - gravido di tecnicismi - prevale un po' troppo sulla narrazione, non rendendo affatto agevole la lettura (almeno per i non addetti ai lavori).
Il romanzo si salva grazie alla buona scrittura e, soprattutto, all'ottima costruzione dei personaggi: uomini e donne realistici e nostalgici, costretti volente o nolente a fare i conti col tempo che vola via.
Consigliato a: coloro che amano i legal-thriller all'italiana, gli accesi confronti tra accusa e difesa nelle aule di tribunale e l'esplorazione delle contraddizioni che si annidano nella giustizia di casa nostra.
Voto: 6,5/10
Nessun commento:
Posta un commento