Nel più bel sogno, Marco Vichi
Non ho alcun dubbio: questo è il miglior giallo del 2017!
Per sostenere il mio punto di vista, parto dalla stroncatura di un lettore che si è dichiarato scontento per la soluzione degli enigmi: i due delitti vengono risolti – a suo dire - in maniera troppo semplicistica, attraverso due intuizioni del commissario Bordelli.
Come avrete capito, non sono assolutamente d’accordo. Non esiste errore più grande di classificare questo romanzo come un giallo puro e semplice: con lo scorrere inarrestabile delle pagine (sono più di 600), ci rendiamo conto che questo libro contiene molto di più rispetto alla stragrande maggioranza dei mistery in circolazione. Non mi pare di pronunciare un'eresia se sostengo che con Nel più bel sogno Vichi arriva a cavalcare l’aureo e fertile territorio della narrativa piuttosto che quello consueto e un po’ abusato del giallo (inteso nella sua accezione più classica).
Assistiamo, innanzi tutto, alla ricostruzione impeccabile di un’epoca: un Sessantotto agitato da moti studenteschi destinati ad avere un impatto notevole sul tessuto sociale italiano (perché a Firenze – come nel resto d’Italia - i figli hanno trovato il coraggio di ribellarsi al vecchiume stantio e di affrontare a muso duro i propri bolsi ed inadeguati genitori).
Troviamo poi gli echi di una Guerra lontana nel tempo, i cui strascichi continuano a condizionare le scelte e le emozioni di un’intera generazione che in quel conflitto ha lasciato una parte importante della propria anima.
Scopriamo le immagini del capoluogo toscano filtrate attraverso lo sguardo sincero e disincantato di un uomo – prima che commissario - ricco di umanità e di buon senso, che in quell'ambiente è nato e cresciuto e mantiene saldi gli antichi legami col territorio e con chi ci abita.
Assaporiamo le traversie di una storia d'amore condizionata dai fantasmi del passato, in cui i sentimenti cozzano con i postumi di un atto infame e vigliacco ed in cui due anime affini non riescono ancora a ritrovare la forza di rimettere le cose a posto.
Ci divertiamo con una caccia al tesoro che, da un diario di guerra ritrovato in una cassapanca, porterà al rinvenimento di cose credute perdute.
Intravediamo il valore dell'amicizia: quella vera, intensa, capace di superare le distanze e le barriere sociali, in grado di far percepire ad ogni individuo coinvolto l’importanza dell'altro, inteso come specchio della propria anima e come stampella del futuro più o meno immediato.
Infine – last but not least – rincontriamo il commissario Bordelli: uno dei personaggi più riusciti della narrativa italiana, un poliziotto che per indole e professione deve confrontarsi quotidianamente con la morte, ma che dimostra un'inestinguibile sete di vita e di emozioni.
Alla fine, possiamo sostenere che leggere questa settima avventura di Franco Bordelli equivale a ritrovare un amico: un uomo di cui conosciamo oramai pregi e difetti ma che – come il vino buono – continua a migliorare col trascorrere degli anni.
Consigliato a: coloro che amano i gialli che riescono ad uscire dall'angusta gabbia del genere per arrivare a descrivere a fondo epoche e personaggi, unendo lucidità espositiva e profondità psicologica.
Voto: 8,5/10
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