sabato 3 ottobre 2020

La prima moglie e altre cianfrusaglie, Arto Paasilinna



Volomari Volotinen, il protagonista di questo romanzo, è un assicuratore che viaggia attraverso l’Europa per stipulare contratti di vario genere e per verificare i sinistri da liquidare. Sposato con la pasticcera Laura Loponen, di vent'anni più vecchia di lui, nutre una grande passione per il collezionismo, tanto da diventare un accumulatore compulsivo di antiche rarità. 
Nel corso dei suoi viaggi, che lo porteranno dalla Lapponia a Londra, dal Mar Glaciale Artico a Budapest, raccoglierà cianfrusaglie di ogni tipo: le mutande di Tarzan, la dentiera del maresciallo Mannerheim, il colbacco di Lenin, la  ghigliottina con cui venne giustiziato Danton e - udite udite - persino  una clavicola di Cristo.

La critica all'accumulazione compulsiva, al desiderio inarrestabile di possedere oggetti antichi con cui riempire la propria casa, covando l'illusione che gli stessi siano utili a rendere più pregna la vita e a fermare lo scorrere inarrestabile del tempo: questo credo che sia il significato più o meno recondito di questo libro che, come tutte le altre opere dello scrittore finlandese, è intriso da un profondo senso dell'ironia.  
La ricerca della libertà - che è un po' il leit-motiv all'interno delle narrazioni di Paasilinna - questa volta si accompagna ad un legame ferreo e tangibile con il passato più o meno recente, rappresentato dalla miriade di oggetti che vengono via via recuperati dal protagonista/accumulatore seriale.  

Probabilmente La prima moglie e altre cianfrusaglie non verrà ricordato come il miglior libro dell'autore. Anche se al vecchio Arto non fa certo difetto la fantasia, questa volta le sue invenzioni narrative non riescono a convincere del tutto. 
A farsi sentire è soprattutto la mancanza di una trama solida che faccia da spina dorsale all'impianto generale. Piuttosto che a un romanzo, infatti, ci troviamo di fronte a un collage di racconti - più o meno riusciti - che hanno come unico filo conduttore la figura del protagonista, impegnato nella sua folle corsa al possesso dei cimeli più disparati e stravaganti.
La prosa di Paasilinna, come sempre, si dimostra scorrevole, divertente e mai banale; i personaggi sono eccentrici quanto basta e le situazioni a tratti surreali. Tutto ciò contribuisce, almeno in parte, a salvare un libro che va sicuramente annoverato tra le opere minori del geniale autore finlandese. 


Consigliato a: coloro che sanno apprezzare l'ironia scandinava, i personaggi eccentrici e stralunati e la velata critica all'accumulazione selvaggia e compulsiva.   


Voto: 6+/10






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