Cronache di un venditore di sangue - il mio primo incontro con Yu Hua - è stato una lietissima sorpresa che mi ha fatto maturare la convinzione di avere scoperto un grande autore. Dopo aver letto gran parte delle opere del sommo Mo Yan, Premio Nobel per la letteratura, sentivo la mancanza di narratori che si dimostrassero appassionati "cantori" della Cina contemporanea; questo romanzo mi ha dato le risposte che cercavo, tanto da spingermi immediatamente in libreria per accaparrarmi gli altri romanzi (ho altri quattro Yu Hua in rampa di lancio!)
Il protagonista, Xu Sanguan, lavora in una fabbrica di seta. Un'antica tradizione insegna che gli uomini che non vendono il loro sangue non troveranno mai moglie. “Tutti gli uomini sani vendono il sangue. Ricevono ogni volta trentacinque yuan, quanto si guadagna lavorando la terra per sei mesi.”
Considerato però che il sangue è sacro perché deriva dagli antenati, non lo si può cedere per motivi qualunque. E così il nostro Sanguan, facendo convivere le ragioni morali con quelle della necessità, sarà costretto per ben dieci volte a vendere la parte più liquida di sé per sostenere la propria famiglia nei momenti di crisi, di malattia e di carestia.
Ambientato negli anni compresi tra il 1940 e il 1970, questo romanzo racconta le peripezie di una famiglia che, malgrado discordie, disgrazie e rancori, riesce a mantenere l'unità e a sopravvivere nei momenti più difficili della Repubblica Popolare Cinese. Allo stesso tempo, però, contiene dentro di sé la storia del lungo percorso affrontato da un intero popolo; le traversie di Xu Sanguan diventano infatti l'occasione per raccontare la Cina del Novecento, dalle comuni popolari al Grande balzo in avanti, dalla grande carestia alla Rivoluzione culturale, fino a giungere ai nostri giorni.
Risulta particolarmente interessante la descrizione della Cina più profonda e meno nota - quella delle comuni agricole lontane da Pechino - che viene raccontata in maniera originale e piena di pathos, mantenendo il giusto equilibrio tra dramma e comicità.
La lettura di questo volume risulta fluida e per nulla complicata; lo stile è asciutto ed essenziale ma pregno di significati metaforici. Yu Hua sa utilizzare un registro di toni narrativi molto ampio, che va dal comico al grottesco, dal bozzettistico al commovente. Una parte di rilievo è però rappresentata da quell'ironia di fondo che finisce con il permeare di sé l'intero tessuto narrativo: un'ironia candida, semplice, quasi infantile, ma allo stesso tempo piacevolissima ed intelligente.
Consigliato a: coloro che amano i romanzi che sanno essere allo stesso tempo comici e commoventi e a chiunque voglia fare la conoscenza di un grande autore e straordinario cantore della Cina contemporanea.
Voto: 8+/10
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