Dopo
esserci occupati del polar francese,
della novela negra spagnola e,
ovviamente, del poliziesco di casa nostra, concludiamo la nostra analisi del
Giallo Mediterraneo focalizzando l’attenzione su Grecia e Portogallo. Si tratta
di due nazioni che, pur essendo posizionate agli estremi opposti dell’enclave mediterranea,
possono vantare numerosi punti in comune: prima di tutto quello di aver saputo sviluppare
una letteratura di genere profondamente legata alle peculiarità socio-territoriali.
La
Grecia, culla della civiltà occidentale, ed il Portogallo, con alle spalle un
importante passato imperiale, hanno utilizzato la letteratura gialla per
raccontare un presente difficile, che ha mostrato tutti i limiti
dell’integrazione europea.
Nonostante
la letteratura poliziesca, nel corso degli ultimi anni, sia cresciuta
notevolmente – in termini numerici e per qualità delle opere - sono ancora
pochi gli autori di questi due paesi che sono stati tradotti in altre lingue. La
scelta per il pubblico straniero, di conseguenza, resta piuttosto limitata.
Cercheremo
comunque di fornire un resoconto di quello che è il giallo/noir nei due paesi,
con un occhio di riguardo per quelli che sono gli autori più noti.
Grecia
La
Grecia è, nel panorama europeo, una delle nazioni che ha patito maggiormente la
crisi economica. Una politica interna fatta di tagli e restrizioni ha prodotto
pesanti conseguenze sul piano occupazionale e della protezione sociale, con una
forte crescita della povertà.
La
letteratura di genere poteva rimanere indifferente di fronte a questa
situazione? La risposta appare ovvia…
Così
come avvenuto in altri paesi dell’area Mediterranea, il noir è diventato a poco
a poco una “scusa” per raccontare il mondo di oggi, con le sue problematiche e
le sue difficoltà. Le strade trafficate di Atene si sono trasformate nel
palcoscenico ideale per rappresentare storie criminali: un intricato groviglio
dove il presente e il passato della nazione si intersecano continuamente.
In
questo contesto, ci occuperemo dei due autori più noti, Petros Markaris e Thodoros
Kallifatidis: il primo giallista di professione; il secondo poeta “prestato” al
mistery. Dietro di loro, però, sta crescendo una nuova generazione di
narratori: lasciamo tempo al tempo… e vedremo che cosa accadrà.
Petros Markaris
(1937):
Nato
ad Istanbul da padre armeno e madre greca, oltre ad essere scrittore è anche un
ottimo sceneggiatore: ha collaborato col regista Theo Angelopoulos a numerose
sceneggiature, tra cui quella del film L'eternità
e un giorno (Palma d'oro a Cannes, 1998).
La
fama di Markarīs è legata soprattutto ai gialli che hanno come protagonista il
commissario Kostas Charitos. Questo personaggio, funzionario della polizia
criminale, è apparso in una decina di romanzi di successo che sono stati
tradotti in tutta Europa. La critica internazionale lo ha definito “il fratello
greco di Maigret” ovvero “il Montalbano di Atene”, per le similitudini col personaggio
creato da Andrea Camilleri, attivo come lui nell'area mediterranea.
All’interno
della trama, riveste una notevole importanza la rappresentazione della Atene contemporanea.
Markaris riesce a ritrarre alla perfezione una città afflitta da eterni
ingorghi, dalla urbanizzazione dissennata, dalla burocrazia e dalla corruzione,
descrivendone meticolosamente i percorsi con la precisione di itinerari
turistici.
Tra
i suoi libri vanno ricordati Ultime della
notte e L’esattore.
Thodoros
Kallifatidis (1938):
Si
tratta di uno poeta e filosofo di nazionalità svedese ma di cui sono evidenti
le origini greche (è nativo di Molaoi, un piccolo comune nel Peloponneso).
Pluripremiato
in patria per le sue opere, con Un
semplice delitto (edito da Crocetti) ha fatto ufficialmente il suo esordio
nella letteratura poliziesca, regalandoci un libro che si inscrive di diritto
nel solco tracciato dai celebri Maj Sjöwall e Per Wahlöö.
Nella
sua opera prima ha affrontato temi di assoluta attualità: le difficoltà di ambientamento
di chi si trasferisce in un altro Paese, lo sradicamento, la realtà sociale
problematica. Attraverso l’indagine condotta su un tragico omicidio,
Kallifatidis è riuscito a descrivere un sottobosco umano a tratti sconvolgente.
La trama gialla, inoltre, è supportata da una notevole riflessione di stampo
umanistico che comprende i più vari aspetti della vita umana: la giustizia,
l'amore, il mistero.
Portogallo
Se
la letteratura lusitana, da una lato, dimostra saldi legami con quella brasiliana,
con cui condivide il codice espressivo (ovvero la lingua), per altri aspetti
risulta intimamente legata a quella galega, con la quale condivide la sua prima
fase storica: un’epoca in cui l’idioma portoghese e quello galego non si erano
ancora differenziati.
Alla
pari della Grecia, il Portogallo è stato uno dei paesi più duramente colpiti
dalla crisi economica, dissanguato da una politica fatta di feroci tagli su
salari e pensioni. Le nuove generazioni di autori, pertanto, non si sono potute
esimere dal raccontare queste problematiche, che hanno costituito lo sfondo ideale
per una serie di romanzi che, purtroppo, non hanno avuto vasta eco al di fuori
dei confini nazionali.
Gli
autori più conosciuti rimangono quindi Francisco Josè Viegas, che si inserisce
nell’aureo filone del giallo classico, e Jose Rodrigues Dos Santos, che ha imboccato
la strada del thriller a sfondo storico.
Francisco José
Viegas (1962):
Dopo
essersi lasciato alle spalle la carriera universitaria, ha lavorato come cronista
per alcune delle più prestigiose testate portoghesi (attualmente dirige la Casa
Fernando Pessoa di Lisbona). Forte del consenso di pubblico e di critica, Viegas
è considerato uno dei più importanti innovatori del noir iberico nonché l’erede
riconosciuto del grande Manuel Vázquez Montalbán, con cui condivide l'amore per
il genere giallo e la capacità di rinnovarne le regole e il linguaggio.
Il
protagonista dei suoi libri è Jaime Ramos, un disincantato ed indisponente ispettore
della polizia di Porto che compare in ben dodici romanzi. All’interno delle sue
opere, è straordinaria la descrizione del Portogallo del nord, con i suoi
antichi paesaggi, i cibi dal sapore sopraffino, i suoi sigari e le sue birre.
Tra
le opere edite in Italia ricordiamo Un
cielo troppo blu e Lontano da Manaus
(entrambi pubblicati da La Nuova Frontiera).
Jose Rodrigues Dos
Santos (1964):
Nato
in Mozambico, ha vissuto nel paese africano fino all'indipendenza ed allo
scoppio della guerra civile. Oltre ad essere uno dei giornalisti più conosciuti
del Portogallo (è stato direttore dei servizi informativi per RTP), si è
rivelato scrittore di notevole successo: i suoi libri hanno venduto più di
cinque milioni di copie in giro per il mondo e sono stati tradotti in 22 Paesi.
È
stato spesso paragonato a Dan Brown per le tematiche affrontate: nei suoi
romanzi sa miscelare sapientemente misteri storici, enigmi da decifrare e colpi
di scena mozzafiato. La dovizia di particolari con cui sono narrati i fatti di
cronaca rivela altresì un’attenta preparazione dell’autore ed un meticoloso
lavoro di ricerca.
Tra
le opere pubblicate in Italia vanno menzionate Il tribunale degli eretici, Vaticanum
e L’enigma di Einstein (reperibili
nelle edizioni Newton Compton).
Siamo
giunti alla fine del nostro percorso.
Abbiamo
visto come il Giallo Mediterraneo si differenzi profondamente da quello di matrice
anglosassone per una serie di elementi ben precisi. Basti pensare alle modalità
di indagine, condotte secondo canoni che integrano ragione, osservazione ed
attento studio dei luoghi; oppure al rapporto particolare dei protagonisti con il
territorio, in cui le città non servono esclusivamente alla localizzazione
delle storie ma diventano vere e proprie protagoniste all'interno della
narrazione.
Gli
autori di Grecia e Portogallo – facendo appello ad una comune radice storico-geografica
- hanno proseguito lungo il sentiero tracciato dai precursori Manuel Vázquez
Montalbán, Andrea Camilleri e Jean-Claude Izzo; ci hanno così raccontato le
vicende della loro terra utilizzando il giallo/noir come una sorta di “grimaldello”
utile per penetrare i meandri della società contemporanea.
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