lunedì 30 ottobre 2023

Ragazze perdute. Gli ultimi giorni di Katy Skerl - Max e Francesco Morini



Commentare i romanzi dei Morini Bros sta ormai diventando una piacevole abitudine. Dopo i quattro volumi incentrati sulla figura del libraio-detective Ettore Misericordia e l’incursione nel giallo-storico con Mozart deve morire, stavolta è il turno della loro ultima fatica letteraria: Ragazze perdute. Gli ultimi giorni di Katy Skerl.
Il 21 gennaio 1984 Katy Skerl, una studentessa diciassettenne, fu strangolata nei pressi di una vigna a Grottaferrata, dopo aver partecipato a una festa a casa di amici. Si trattò di una vicenda clamorosa, destinata a suscitare scalpore, ma che col passare del tempo finì relegata nel novero dei delitti irrisolti (alla pari dei casi Emanuela Orlandi e Mirella Gregori). A distanza di decenni – siamo nell’estate del 2022 – Francesco, un tempo fidanzato della giovane, viene a conoscenza del trafugamento della bara della ragazza. Sarà costretto a fare un salto all’indietro nel tempo, rivivendo quei disperati e drammatici giorni per venire a patti con un passato che, improvvisamente, si è riaperto davanti a lui alla stregua di una botola spuntata dal nulla.

Francesco – il protagonista del romanzo – non è altri che il Francesco Morini autore del libro (in sodalizio col fratello Max), che ha vissuto in prima persona le vicende descritte e che fa da voce narrante nello sviluppo della trama. I nuovi eventi, che hanno di fatto riaperto le indagini sul delitto, rappresentano così uno spunto per ricostruire l’intera vicenda, partendo dal primo incontro tra il ragazzo e la sfortunata Katy. Assistiamo così a un andirivieni, avanti e indietro nel tempo, in cui gli accadimenti di quasi quarant’anni prima e quelli “in presa diretta” si miscelano come se davanti agli occhi del lettore si stesse componendo un misterioso e enigmatico puzzle.
Fiction e non fiction arrivano dunque a interagire fino a compenetrarsi, unificando di fatto due categorie che paiono viaggiare su binari separati: l’inchiesta giornalistica e il giallo di evasione. Ne scaturisce un ibrido interessante che – unendo i fatti reali alla verve romanzesca – riesce ad essere allo stesso tempo opera d’intrattenimento e resoconto storico di eventi lontani ma tornati improvvisamente attuali e meritevoli di attenzione.



La scrittura dei Fratelloni Romani è semplice ma mai banale; il flusso narrativo si sviluppa con armonia, alternando il registro nostalgico proprio degli avvenimenti del passato a quello meno idealista e più doloroso della maturità. Indagine su un cold-case e racconto di formazione, passione giovanile e storia d’amore: sono davvero tante le possibili chiave di lettura per questo libro che rappresenta, per gli autori, il pieno raggiungimento della maturità letteraria.
Risulta particolarmente riuscito il contrasto tra le due epoche, che emerge capitolo dopo capitolo, accuratamente filtrato attraverso la narrazione di Francesco. Il passato è una terra straniera in cui l’impegno politico, l’ammirazione per il Che, le canzoni di Guccini e gli ideali della sinistra extraparlamentare si stagliano come pietre miliari, a indicarci la strada del tempo che fu. Il presente rappresenta invece l’età della rassegnazione e dei rimpianti, ma anche dell’accettazione di sé stessi: il momento in cui si prende coscienza della perdita di un’innocenza che – probabilmente – si era estinta proprio con la tragica morte di Katy.

Voto: 7,5/10

venerdì 27 ottobre 2023

L'ultima cosa bella sulla faccia della terra, Michael Bible


Una bella sorpresa questo romanzo, di impostazione nitidamente faulkneriana, ambientato nella cittadina di Harmony in Carolina del Sud. Si tratta di un libro relativamente breve – poco più di 130 pagine, articolate su 4 lunghi capitoli – ma che riesce a raccontare con rara efficacia una serie di vicende contrastanti, il cui registro varia dall’angoscia alla frustrazione, dalla rabbia alla malinconia.
Michael Bible è un giovane e talentuoso autore, capace di far parlare le voci del passato e quelle del presente, miscelandole pagina dopo pagina. La sua abilità sta nel far emergere una sensazione di inquietudine, amara e persistente, che diventa il leit motiv dell’intera narrazione: uno stato di quasi impasse in cui i peccati e i peccatori di questo piccolo microcosmo americano vengono tutt’ad un tratto ammutoliti da un gesto terribile e inconsulto.


L’ultima cosa bella sulla faccia della terra si apre con un consesso di uomini non più giovanissimi che raccontano una tragedia avvenuta una domenica di tanti anni prima. In quell’occasione Iggy, un adolescente solitario e problematico, si era cosparso di benzina nel corso di una funzione della locale Chiesa Battista, scatenando un incendio che aveva provocato la morte di ben 25 persone.
Da quel momento in avanti la trama procede avanti e indietro nel tempo, indagando le esistenze dei protagonisti, costrette tra segreti di famiglia e rigide imposizioni sociali dove, in molti casi, sesso e droga costituiscono le uniche vie di uscita.

Ritroviamo quindi Iggy, miracolosamente scampato all’incendio, nel braccio della morte; è in attesa dell’iniezione letale, impegnato a ricordare malinconicamente la propria turbolenta vita sentimentale – equamente divisa tra la intraprendente Cloe e l’originale Paul – culminata nella tragica morte di uno dei suoi partner. L’autore riesce nel difficile intento di “umanizzare” questo personaggio: non si tratta solo di un semplice criminale, ma di un ragazzo triste e ferito con cui il lettore entra immediatamente in empatia (pur sapendo benissimo che, per il suo delitto, non ci sarà perdono).

Il resto del romanzo si concentra sugli altri residenti di Harmony, vittime dirette e indirette dell'incendio. Farber, che lavora in biblioteca, sviluppa un legame sentimentale di breve durata con Cleo, l'ex amante di Iggy. In questa terza parte, la ragnatela di connessioni tra i vari personaggi e il loro rapporto con il giovane incendiario si fa sempre più serrato, evidenziando la fragilità delle relazioni umane nel loro particolarissimo e singolare intreccio.

Nella sezione finale torna in prima persona Joe, i cui genitori sono periti nell'incendio, vittima di residui traumatici di cui non riesce a liberarsi.


Con una prosa asciutta e incisiva, costruita su immagini forti, Bible ci restituisce l’immagine di una provincia americana in cui l’individualismo e la violenza la fanno da padroni; una società senza speranza in cui troppe giovani vite vengono stritolate senza la possibilità di poter ascoltare il caldo e lieve respiro della vita.

Voto: 8/10

lunedì 23 ottobre 2023

5 libri da 5 stelle!

 

Vi starete sicuramente chiedendo: ma che fine hanno fatto? Purtroppo il tempo a disposizione – tra lavoro, vita familiare (con una bimba in costante crescita) e incombenze varie - è sempre di meno… perciò siamo rimasti un po’ indietro con gli articoli del nostro blog.
Vedrò quindi di farmi perdonare segnalandovi quelle che sono state le migliori tra le mie ultime letture.

Partiamo da Stalingrado, di Vasilij Grossman. Si tratta di libro fiume, pieno di pagine indimenticabili, in cui si percepisce fino in fondo il respiro della storia. Ambientato nel 1942 – al tempo dell’attacco sferrato dalla Germania Hitleriana alla Russia – è un’opera monumentale, di ineguagliabile potenza narrativa, dall’incedere epico e struggente. Forse un filino inferiore al capolavoro Vita e destino – di cui Stalingrado costituisce una sorta di prequel – è un romanzo che rimane nel cuore del lettore grazie alla sua accurata documentazione storica ma anche per l’apporto dei vari personaggi – piccoli ma grandi uomini – che restituiscono un’immagine indelebile della forza morale e spirituale di quel popolo russo che fermò, di fatto, l’espandersi della barbarie nazista. Voto: 8,5/10



Procediamo con Cattedrale, di Raymond Carver. Il maestro degli short cuts non si smentisce; anzi, con questa raccolta consegna alla storia della letteratura il suo libro migliore. Con uno stile asciutto ed essenziale, che lascia ampio spazio all’elemento “colloquiale”, l’autore statunitense riesce a rappresentare in maniera inarrivabile i drammi della moderna società americana. Il minimalismo di questi racconti brilla come lo specchio di un’epoca, la quotidianità viene raffigurata in maniera precisa, lasciando al lettore il dovuto spazio per “completare” gli spazi volutamente lasciati sospesi. 12 racconti, tutti notevoli, tra cui spiccano Una cosa piccola ma buona e Cattedrale (che dà titolo all’intera raccolta). Voto: 8/10



Proseguo la mia rassegna di libri memorabili con Voci in fuga, del Nobel 2021 Abdulrazak Gurnah. L’autore tanzaniano si conferma potente cantore della sua terra, attraverso una saga familiare in cui i destini dei vari protagonisti si intrecciano senza soluzione di continuità, miscelando alla perfezione le vicende africane e quelle relative alla dominazione coloniale (prima tedesca, poi britannica). Una storia avvincente, con personaggi ben costruiti che costituiscono il simbolo di ferite mai sanate, ma anche di forti rapporti personali: l’amore, l’amicizia e il rispetto reciproco. Pur non raggiungendo i livelli di eccellenza di Sulla riva del mare, Voci in fuga è comunque un romanzo importante, che giunge a toccare in profondità le corde dell’animo. Voto: 8/10



Annientare, di Michel Houellebecq, rappresenta a mio parere uno dei punti più alti della carriera dello scrittore francese: un genio maledetto che sa scrivere veramente bene. Romanzo angosciante, totale, che affronta temi politici ed esistenziali in maniera lucida e chirurgica e in cui si ritrovano i temi ricorrenti dell’autore: il nichilismo persistente, l’attacco alla modernità, la dimensione fisica dell’amore spirituale. Libro scevro da falsi moralismi, quasi apocalittico nel suo incedere ma al tempo stesso coinvolgente e disturbante, è un’opera dai risvolti talvolta tragici ma che lascia trapelare – e questo per Houellebecq è un’assoluta novità - alcune tenui note di speranza. Voto: 8,5/10



Concludo la mia rassegna di “libri top” con Il vangelo secondo Gesù Cristo, del Grande José Saramago. Si tratta di una rivisitazione in chiave fittizia della vita di Gesù, in cui la sua figura viene descritta in forma “umanizzata”, vittima di dubbi e di passioni come un uomo qualunque. Con la sua inimitabile tecnica narrativa, lo scrittore portoghese ci racconta una sorta di fiaba capace di far nascere in ogni lettore domande interiori, che mettono in discussione alcuni punti fermi su cui è basata la fede cattolica. Immergersi nella storia del Cristo dal lato umano – e perciò di comune mortale – è un’esperienza coinvolgente ed emozionante, in grado di far riflettere a fondo sulla natura umana e sulla sua storia.  Voto: 8/10



Per ora… ho terminato.
Fatemi sapere se avete letto qualcuno dei libri che ho brevemente descritto e, eventualmente, esponete il vostro punto di vista.
Un saluto… arrivederci alla prossima occasione.  

Gio         

lunedì 11 settembre 2023

Robert Crais - "Luci su Los Angeles" in uscita

Domani 12 settembre esce in Italia l’ultimo romanzo di Robert Crais, intitolato “Luci su Los Angeles”.
Si tratta del 19° episodio della serie incentrata sulla figura di Elvis Cole e su quella del suo socio/aiutante Joe Pike: una coppia molto particolare, costituita da un investigatore privato dotato di intuito e tenacia e da un veterano dei marines ed ex agente del LAPD; un duo inscindibile che – nonostante il passare implacabile degli anni – continua a funzionare alla grande, attirando un numero sempre crescente di lettori.
Riguardo ai suoi eroi, l’autore ha sempre rifiutato di cedere i diritti per una produzione televisiva o cinematografica, dichiarando: “Non venderò mai i diritti della serie del mio detective perché l’ho ideato solo per la carta stampata. Elvis Cole è un personaggio che diventa vivo e credibile solo quando raggiunge la mente dei miei lettori. Solo allora il mio protagonista diventa qualcosa di unico e ognuno può rappresentarlo come vuole. Mi spiacerebbe sciupare questo rapporto con i miei lettori; non ho alcuna voglia di deluderli né di ingannarli.”



Crais è molto popolare negli Stati Uniti: oltre a essere considerato uno degli ultimi paladini dell’hard-boiled classico, ha spinto la critica a paragonarlo a numi tutelari del genere come Dashiell Hammett e Ross MacDonald. I suoi romanzi sono stati tradotti in ben 42 paesi e lo stesso ex presidente Bill Clinton l’ha spesso citato tra i suoi scrittori preferiti. A dimostrare la celebrità dell’autore – nativo della Louisiana ma saldamente stabilito nella città degli angeli - basta menzionare il fatto che in un fumetto della Marvel la copia di un suo romanzo compare tra le energiche e pericolose dita dell’incredibile Hulk.
Purtroppo, in Italia non ha avuto la medesima fortuna: la pubblicazione è avvenuta a singhiozzo, ad opera di editori diversi e spesso senza rispettare il reale ordine di uscita. I primi volumi della serie, tra l’altro, sono quasi irreperibili in quanto pubblicati nella collana del Giallo Mondadori (se si ha fortuna – come è capitato al sottoscritto – si possono reperire sulle bancarelle dell’usato).
Crais, prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura di romanzi, ha nel suo passato una carriera di sceneggiatore. Tra le serie televisive a cui ha collaborato si ricordano, in particolare, Baretta, Quincy e Miami Vice.



I suoi romanzi sono avvincenti, in grado di inchiodare il lettore grazie a scenari dettagliati e a personaggi ottimamente caratterizzati. Che altro dire? Prepariamoci ad affrontare quest’ultima opera – di cui indico il link per la trama – e godiamoci fino in fondo la capacità narrativa di quest’autore spesso sottovalutato… ma capace di distillare emozioni e colpi di scena come solo i più grandi del genere sono in grado di fare.

mercoledì 30 agosto 2023

L'ultimo ballo di Charlot, Fabio Stassi



La notte di Natale del 1982 la Morte, col suo nero mantello, si presenta a Charlie Chaplin.
Lui – nonostante l’età avanzata – è da poco diventato padre di Cristopher e cova l’immenso desiderio di veder crescere il ragazzo, per poterlo accudire durante l’adolescenza. Formula quindi una stravagante scommessa con la triste mietitrice: se riuscirà a farla ridere… lui potrà sopravvivere fino al Natale successivo. E così, anno dopo anno, ogni 24 dicembre, l’anziano attore si trova al cospetto della Morte e, per sottrarsi alle sue grinfie, non ha altra alternativa che strapparle una risata.
A intervallare questi “incontri natalizi” con la propria preannunciata fine, il racconto della vita di Chaplin: scritto da lui stesso, sotto forma di una lunga lettera dedicata all’ultimogenito.



Gradevolissima ricostruzione della vita di una delle icone del ventesimo secolo: Charlot, il Vagabondo, uno dei personaggi più straordinari della Settima Arte. Ma, allo stesso tempo, tanti elementi di fantasia che – innestandosi sulla realtà biografica – ci rendono l’immagine di un Chaplin diversa dal solito: un personaggio umano, geniale ed amante delle sfide, attraverso un racconto in cui spesso non esiste soluzione di continuità tra la realtà dei fatti e la finzione romanzesca.

Si tratta di un ottimo romanzo che supera agevolmente la natura originaria di “biopic” (ripeto: non è una biografia), planando verso territori inesplorati, ricchi di emozione, colpi di scena e palpitante tensione.
Una lettura lieve ed aggraziata, con pagine che scorrono tra le dita frusciando come foglie nel vento autunnale.

Consigliato a: coloro che vogliono affrontare l'immagine di un Grande della Settima Arte in una maniera diversa dal solito, magari meno realistica ma senz'altro più lieve ed emozionante.

Voto: 7,5/10

martedì 15 agosto 2023

Gialli e noir - La mia top 100 di sempre

A grande richiesta, propongo la mia personalissima classifica dei migliori 100 gialli di tutti i tempi. Ovviamente, questa lista non può considerarsi esaustiva: ho scelto libri a cui sono particolarmente affezionato e, di conseguenza, noterete la coesistenza di classici del genere con opere risalenti a qualche anno fa. Inoltre, ho inteso l'accezione "giallo" in senso molto ampio: accanto a classici del genere come quelli di Dickson Carr o Conan Doyle ho inserito opere come Il giorno dello sciacallo o La spia che venne dal freddo che sono proprio "al limite del genere".
Una piccola avvertenza: mentre per la top 10 ho rispettato l'ordine di preferenza, dall'11° posto in giù vale il pari merito (infatti ho scelto di elencarli in ordine alfabetico).

1. Il mistero della camera gialla, Gaston Leroux
2. Le tre bare, John Dickson Carr
3. Io ti troverò, Shane Stevens
4. L'impronta scarlatta, R. Austin Freeman
5. I tre segugi, Freeman Wills Crofts
6. Il segreto delle campane, Dorothy L. Sayers
7. La canarina assassinata, S.S. Van Dine
8. Il falco maltese, Dashiell Hammett
9. Il lungo addio, Raymond Chandler
10. Il giorno dello sciacallo, Frederick Forsyth



Anime morte, Ian Rankin
Arsenio Lupin, ladro gentiluomo, Maurice Leblanc
Assassinio sull'Orient Express, Agatha Christie
Casi Sepolti, Ian Rankin
Colpo di spugna, Jim Thompson
Come cerchi nell'acqua, William McIlvanney
Continental Op - Tutti i racconti, Dashiell Hammett
Delitti da mille e una notte, John Dickson Carr
Delitto alla rovescia, Ellery Queen
Dieci piccoli indiani, Agatha Christie
Giorni di battaglia, Paco Ignacio Taibo II
Happy birthday, turco!, Jakob Arjouni
Havana noir, Leonardo Padura
I delitti della campana cinese, Robert Van Gulik
I delitti della Rue Morgue, Edgar Allan Poe
I diabolici, Boileau-Narcejac
I quattro giusti, Edgar Wallace
I trentanove scalini, John Buchan
Il banchiere assassinato, Augusto De Angelis
Il caso dell'oste scomparso, Friedrich Ani
Il delitto non invecchia, Ross Mac Donald
Il detective Kindaichi, Yokomizo Seishi
Il giorno della civetta, Leonardo Sciascia
Il grande mistero di Box, Israel Zangwill
Il grande sonno, Raymond Chandler
Il mambo degli orsi, Joe Lansdale
Il mastino dei Baskerville, Arthur Conan Doyle
Il momento di uccidere, John Grisham
Il poeta, Michael Connelly
Il sangue degli Atridi, Pierre Magnan
Il segno dei quattro, Arthur Conan Doyle
Il senso di Smilla per la neve, Peter Hoeg
Il silenzio degli innocenti, Thomas Harris
Il sospettato X, Keigo Higashino
Il sospetto, Friedrich Durrenmatt
Il terzo uomo, Graham Greene
L.A. Quartet, James Ellroy
La ballata di Jolie Blon, James Lee Burke
La casa della freccia, A.E.W. Mason
La città e i bianchi, Thomas Mullen
La donna in bianco, Wilkie Collins
La donna nel frigo, Gunnar Staalesen
La falsa pista, Henning Mankell
La lega degli uomini spaventati, Rex Stout
La legge dei padri, Scott Turow
La misteriosa morte della compagna Guan, Qiu Xiaolong
La morte non dimentica, Dennis Lehane
La pietra di luna, Wilkie Collins
La promessa, Friedrich Durrenmatt
La spia che venne dal freddo, John Le Carré
La stella del diavolo, Jo Nesbo
L'affare Lerouge, Emile Gaboriau
L'alienista, Caleb Carr
L'arte di uccidere, John Dickson Carr
L'assassinio di Banconi, Moussa Konaté
L'assassino ha lasciato la firma, Ed McBain
L'attentato, Yasmina Khadra
Lavoro a mano armata, Pierre Lemaitre
Le quattro casalinghe di Tokyo, Natsuo Kirino
L'impronta dell'assassino, Cornell Woolrich
L'innocenza di padre Brown, G.K. Chesterton
Lord Peter e l'altro, Dorothy L. Sayers
Los Angeles Requiem, Robert Crais
L'uomo che andò in fumo, Maj Sjowall e Per Wahloo
L'uomo che guardava passare i treni, Georges Simenon
L'uomo che visse un giorno, Hakan Nesser
L'uomo con la faccia da assassno, Matti Ronka
Nebbia sul ponte di Tolbiac, Leo Malet
Postmortem, Patricia Cornwell
Prima della notte, Ken Bruen
Red Rising Quartet, David Peace
Serie Charlie Chan, Earl Derr Biggers
Serie Commisario Ambrosio, Renato Olivieri
Serie Commissario Montalbano, Andrea Camilleri
Serie di Duca Lamberti, Giorgio Scerbanenco
Serie di Maigret, Georges Simenon
Serie di Sarti Antonio, Loriano Macchiavelli
Serie Perry Mason, Erle Stanley Gardner
Serie Sanantonio, Frédéric Dard
Tre secondi, Roslund & Hellstrom
Trilogia berlinese, Philip Kerr
Trilogia di Fabio Montale, Jean-Claude Izzo
Trilogia Millenium, Stieg Larsson
Tutto ciò che muore, John Connolly
Ultime della notte, Petros Markaris
Un caso archiviato, Arnaldur Indridason
Un gusto per la morte, P.D. James
Una barriera di vuoto, Elisabeth Sanxay Holding
Una notte di luna per l'ispettore Dalgliesh, P.D. James
Variazioni in rosso, Rodolfo Walsh

Quanti libri di questa lista avete letto? Quali vi sono piaciuti e quali, invece, ritenete che lo scrivente abbia sopravvalutato?
Mi raccomando: fatemi sapere cosa ne pensate.
Buon Ferragosto a tutti!


domenica 30 luglio 2023

Jules e Jim, Henri-Pierre Roché





Una grande delusione!
Adoro Truffaut ed ho sempre considerato “Jules e Jim” uno dei suoi migliori film (oltre che uno dei migliori lungometraggi di sempre). Il libro da cui è stato tratto, però, non riesce a proprio a carburare...
Ho trovato questo romanzo veramente tedioso, al limite dell’umana sopportazione. Il tema - interessante e, all’epoca, molto in anticipo sui tempi – del “triangolo amoroso” viene descritto in maniera banale, con una scrittura quasi elementare. Pagina dopo pagina, Roché non riesce nell’intento di catturare l'attenzione del lettore, che rimane invischiato in un’assurda girandola di intrecci amorosi (sfido chiunque a ricordarsi almeno il numero degli uomini con cui Kathe tradisce Jim o, viceversa, il numero delle donne con cui Jim le rende pan per focaccia).
La vicenda è descritta in maniera eccessiva e ridondante, con una narrazione un po’ troppo frammentaria, incapace di seguire l'improbabile svolgimento degli eventi.
La leggerezza e la delicatezza del racconto di Truffaut – rese dallo splendido bianco e nero dell’epoca – non si riscontrano per niente nella pagina scritta, che sfocia spesso in un eccesso di superficialità.


Una volta tanto – ed accade piuttosto raramente – si può dire senza alcun dubbio che il film sia assolutamente e insindacabilmente superiore al romanzo da cui è stato tratto. E qui si vede la grandezza del grande regista francese: da quell’accozzaglia di relazioni confuse, di intrecci ripetitivi e situazioni altamente improbabili, il sommo Francois riuscì a distillare il meglio, catturando il messaggio di fondo del libro senza cadere nella trappola della “fedeltà ad ogni costo” alla vicenda narrata.
E così, un’accozzaglia di situazioni ripetitive, rese fino all’eccesso, si trasformò in una sceneggiatura perfetta, trave maestra di una pellicola meravigliosa e senza tempo.
Un consiglio spassionato, da amico… guardate il film e lasciate perdere il romanzo!




Voto: 5/10
Consigliato a: coloro che amano Truffaut e vogliono fare un confronto tra il celebre film del Maestro francese e il romanzo da cui è stato tratto.  

sabato 15 luglio 2023

Wilkie Collins: uno dei papà del giallo

Oggi vi parlerò di uno degli autori di punta del giallo classico, recensendo brevemente due delle sue opere più importanti. Sto parlando del grande Wilkie Collins (1824-1889), annoverato tra i papà del genere poliziesco, e dei suoi straordinari romanzi La donna in bianco e La pietra di luna.



La donna in bianco:

William Makepeace Thackeray, a proposito di questo romanzo, disse: “uno dei pochi libri da essere letti dall'alba al tramonto". Probabilmente aveva ragione…
Si tratta a tutti gli effetti di un solido “mistery” classico, pieno di colpi di scena, incentrato sullo scambio di persona tra due affascinanti donne: la nobile Laura e la pazza Anne Catherick.
“La donna in bianco” rientra sicuramente nel novero dei cosiddetti “romanzi d'appendice”: i classici feuilleton che venivano pubblicati a puntate sui principali quotidiani e venivano considerati dai puristi della letteratura come una sorta di “sottogenere romanzesco”.
La trama è ben congegnata: un perfetto meccanismo ad orologeria in cui ogni singola tessera trova prima o poi la giusta posizione all’interno del puzzle.
L'eroina Marian è un grande personaggio: forte, tenace, irreprensibile, un’immagine di donna che lascia il segno e per cui non si può smettere di fare il tifo, neppure per un istante. Dall’altra parte della barricata – il lato del “male” – rimane nella memoria il personaggio del Conte Fosco, mellifluo quanto disgustoso stratega del male che è l’architetto principale di tutto l’intrigo.
La storia è raccontata attraverso diversi e variegati punti di vista, in un alternarsi di testimonianze dei vari protagonisti, che a turno illustrano le vicende in cui si articola la trama. Personaggi eroici e perfidi opportunisti si alternano tra le pagine di questa storia, affascinante ed avvincente, da cui è impossibile staccarsi.
Probabilmente – se si vuole trovare un difetto a tutti i costi – la prima parte è un po’ troppo lenta e compassata rispetto alla sezione conclusiva, concitata e adrenalinica, capace di regalare più di un brivido al lettore che ne rimane letteralmente soggiogato.
Ma si tratta di un’imperfezione davvero trascurabile, specialmente se vista nel contesto di un romanzo intenso e ben scritto, capace di regalare un’intera gamma di esperienze: dall’intrigo amoroso all’inquietante mistero, passando attraverso le brume suggestive dell’Inghilterra Vittoriana.




La pietra di luna:

Questo è il classico mistery vittoriano, incentrato sulle vicende della scomparsa di un preziosissimo diamante chiamato la “pietra di luna”.
Il giorno del compleanno, la giovane Rachel riceve in eredità dallo zio la bellissima e rinomata pietra; durante la notte, però, il prezioso dono sparisce improvvisamente. Chi sarà il colpevole del misfatto? La cameriera? Uno degli ospiti? Oppure sarà colpa dei tre indiani che la sera precedente si aggiravano furtivamente nei pressi della villa?
Come in “La donna in bianco”, la vicenda viene raccontata in prima persona dai protagonisti che – di capitolo in capitolo – si cedono l’un l’altro il “testimone” della narrazione. Collins è universalmente considerato uno dei capostipiti della crime story: in questo romanzo riesce a trasfondere, allo stesso tempo, la tensione della suspense e l’efficace descrizione di luoghi, ambienti e stili di vita, facendoci rivivere le un’epoca lontana ma comunque ricca di suggestioni e modi d’essere.
Scrittura classica (che più classica non si può), forse un poco datata, ma che riesce a ancora a catturare l’attenzione del lettore, conducendolo per mano fino all’imprevedibile finale.
Purtroppo l’edizione Newton che mi è capitata tra le mani non è un granché: i refusi e gli errori di battitura sono alquanto numerosi e l’editing è davvero dozzinale.
Comunque, è un libro che merita di essere letto (anche se, personalmente, ho preferito “la donna in bianco”, molto più lineare e più plausibile nello scioglimento dei nodi narrativi).



 
Spero che questi mei commenti vi siano stati utili e, magari, vi spingano a riscoprire un autore di cui purtroppo si parla troppo poco... ma che merita indubbiamente un posto in prima fila nella storia della letteratura poliziesca. 
Grazie per l'attenzione, vi do appuntamento ai prossimi articoli.

Gio 



domenica 9 luglio 2023

Il punto sulle nostre letture - primo semestre 2023

Signori, buongiorno!

Con giugno ormai alle spalle e l'estate che sta prendendo piede, è giunto il momento di fare il punto sulle nostre letture dei primi sei mesi del 2023. Nonostante Minerva si sia ormai accaparrata una fetta consistente del tempo libero che dedicavamo ai libri, riusciamo sempre a ritagliarci qualche scampolo da dedicare alla nostra passione letteraria. Se prendiamo come ipotetico punto di riferimento il 30 giugno - ovvero il giro di boa - possiamo ritenerci soddisfatti dei risultati conseguiti: Gio è arrivato a quota 36 libri, Mely ha raggiunto la ragguardevole cifra di 82 (anche se il numero è notevolmente influenzato dai testi per bambini condivisi con la pargola che, seguendo la strada tracciata dai genitori, sta crescendo come vera e propria bibliofila).
Quali sono state le nostre letture preferite finora? Ve lo diciamo subito.

Gio:

Quest'anno ho scoperto un grandissimo autore che, un po' colpevolmente, avevo finora lasciato da parte: il sommo Mario Vargas Llosa. Di lui ho affrontato tre romanzi, molto differenti l'uno dall'altro, ma tutti meritevoli di grande attenzione. Sto parlando di La città e i cani, La festa del caprone e Avventure della ragazza cattiva. "Per la sua cartografia delle strutture del potere e per le acute immagini della resistenza, la rivolta e la sconfitta dell'individuo" recita la motivazione del Nobel per la Letteratura, conferitogli nel 2010. Come non condividere questo assunto? Sia nell'evidenziare le dure esperienze di vita dei cadetti della Scuola Militare di Lima; sia nella ricostruzione delle vicende che ruotano attorno alla figura del dittatore dominicano Trujillo; sia - ancora - nel raccontare una vicenda di amor fou ispirata vagamente a Madame Bovary; Vargas Llosa dimostra un talento unico e merita un posto di rilievo nell'Olimpo degli scrittori contemporanei. Se dovessi scegliere per forza uno dei tre romanzi, il mio voto andrebbe al meraviglioso La festa del caprone (voto 9/10).
La vera sorpresa di questo scorcio di 2023, però, è rappresentata per me da Gli scomparsi di Tim Gaitreaux: un romanzo ambientato nel sud degli Stati Uniti all'indomani della Grande Guerra, che miscela alla perfezione generi diversi - dal thriller al western, dal romanzo di formazione al resoconto storico/fluviale - toccando il lettore nel profondo e facendo riflettere a lungo il lettore, in perenne equilibrio tra rabbia e commozione (voto 9/10).
Concludo il mio "podio ideale" con un altro romanzo sorprendente: Ferrovie del Messico, di Gian Marco Griffi. Si tratta di un "romanzo mondo", geniale e folgorante nella sua impostazione, con connotazioni epiche e allo stesso tempo tragicomiche, innovativo sia sul piano della costruzione narrativa sia su quello del linguaggio, e che ha il merito di sovvertire le regole di un mondo editoriale un po' troppo sclerotizzato e che, negli ultimi tempi, pare affidarsi un po' troppo al pilota automatico nelle scelte editoriali (voto 8,5/10).


Mely:
Le mie scelte per questi primi sei mesi vanno a Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri dell'Officina Saggiatore: un saggio molto simpatico che spiega in maniera colloquiale e divertente come trattare i libri (voto 10/10). Menziono poi La biblioteca dei segreti di Bella Osborne, di cui ho già parlato in uno degli appuntamenti di Libri di libri, che racconta di un'anziana e un giovane che si incontrano per caso e si trovano legati da una grande amicizia grazie ad una biblioteca - come sapete, è uno dei temi che adoro trovare nei libri (voto 10/10). Atlas, della scomparsa Lucinda Riley, merita il posto d'onore nella top 3 perché rappresenta la giusta e degna conclusione della serie delle Sette Sorelle: con quest'ultimo episodio il cerchio si chiude in maniera emozionante e coinvolgente (voto 10/10).



Riepilogando:

Gio: 1) La festa del caprone; 2) Gli scomparsi; 3) Ferrovie del Messico.

Mely: 1) Piccolo galateo illustrato per il corretto utilizzo dei libri; 2) La biblioteca dei segreti; 3) Atlas.

Ringraziandovi per l'attenzione, speranzosi di aver stimolato le vostre curiosità letterarie, vi diamo appuntamento ai prossimi articoli su questo blog e vi ricordiamo di venirci a trovare sul nostro canale YouTube per ulteriori contenuti.


domenica 2 luglio 2023

Non piangere, Lydie Salvayre

Non piangere di Lydie Salvayre è stato recentemente scelto come "lettura condivisa" del mese in un gruppo Facebook a cui partecipo attivamente. A questo punto, mi sembra logico recuperare il mio vecchio commento (risalente ormai al lontano 2016), non ancora condiviso su questo blog, e dargli lo spazio che merita su questa piattaforma.



Il Premio Goncourt è sempre una garanzia. 
Questo romanzo, vincitore dell'edizione 2014, mantiene sicuramente le promesse. 
La guerra di Spagna viene rivisitata in un'ottica diversa dal solito: attraverso lo sguardo di Montse, la protagonista, scopriamo una Spagna dilaniata da profondi conflitti e da forze contrapposte, portatrici di valori e di modelli di organizzazione politico-sociale profondamente differenti.
Le parole di Montse, ormai novantenne, che racconta alla figlia le vicende di quell'estate del 1936, quando tutto ebbe inizio, colpiscono nel profondo. Con un idioma molto particolare, in cui lo spagnolo e il francese si mescolano formando una sorta di nuovo linguaggio, l'ormai anziana signora rivolge lo sguardo ad un'epoca ormai lontana. Assistiamo così alla fine della Repubblica, al breve momento dell'utopia libertaria, all'ascesa delle forze nazionaliste (sostenitrici del Generale Franco), all'intrusione delle idee comuniste-staliniste, all'ambiguo comportamento della chiesa spagnola (che predica in un modo e dà l'assoluzione alle carneficine dei franchisti dall'altra parte).


Da tutto ciò scaturisce un affresco essenziale - ma allo stesso tempo potente ed emozionante - di un periodo storico doloroso, in cui le forze della libertà e quelle della repressione si affrontarono a viso aperto, tracciando un solco importantissimo nella storia d'Europa del Ventesimo Secolo.
Accanto alle parole di Montse, assistiamo alla presa di coscienza di un grandissimo scrittore come Bernanos: uno dei primi intellettuali a rendersi conto dei pericoli insiti nella deriva nazionalista, appoggiata da un clero vergognosamente compiacente.
Non piangere è un libro importante: fondamentale per comprendere fino il fondo i pericoli insiti nel nazionalismo e nelle sue aberrazioni più estreme, elementi che - purtroppo - scorgiamo quotidianamente anche in questo scorcio di ventunesimo secolo.

Consigliato: a coloro che amano i resoconti storici, filtrati attraverso uno sguardo personale in grado di conferire pathos e emozione a una vicenda dolorosa e destinata  a sconvolgere i destini dell'Europa.

Voto:7,5/10

 



domenica 25 giugno 2023

Ferrovie del Messico, Gian Marco Griffi

Da qualche anno a questa parte sono diventato molto critico nei confronti della letteratura di casa nostra. Pare che gli editori nostrani si siano oramai adagiati su una aurea (a essere generosi!) mediocrità, che li spinge a pubblicare romanzi che, molto spesso, sono uno la fotocopia dell’altro. Drammi domestici, dissoluzione della famiglia borghese, storie minimaliste… e così via: sfiderei chiunque a proseguire la lettura di questi tomi che, malgrado tutto, arrivano con sospetta regolarità a contendersi i maggiori premi letterari del nostro paese.
Ma poi, un bel giorno, arriva quasi dal nulla un romanzo inaspettato, geniale e folgorante, che riesce a sovvertire completamente le regole del “mainstream”: partendo da una miseria di 160 copie (o poco più) distribuite in prima tiratura, Ferrovie del Messico è riuscito - grazie a un crescente consenso giunto dal basso attraverso il passaparola (e non imposto dall’altro da editori e media) - a raggiungere la straordinaria cifra di 25.000 copie vendute.
“Essere lirici e ironici è l’unica cosa che ci protegge dalla disperazione assoluta” scrive l’autore, Gian Marco Griffi, a un certo punto. Come non dargli ragione! Sin dalla prime pagine ci rendiamo conto di essere precipitati in un romanzo epico, con connotazioni talvolta tragicomiche, che appare quasi il giardino segreto della Burnett: ricco di sentieri che si biforcano e capaci di aprire davanti agli occhi del lettore nuove strade, misteriose e inaspettate.


La trama, in apparenza, è molto semplice. Cesco Magetti è un giovane milite della Guardia Nazionale Repubblicana, di stanza ad Asti, che riceve l’ordine di redigere una mappa delle ferrovie messicane. Dopo aver fatto la conoscenza della bellissima bibliotecaria Tilde Giordano, di cui il nostro soldatino si innamora a prima vista, affronterà un’avventura degna della ricerca del Sacro Graal. Nonostante il feroce mal di denti che lo perseguita, Cesco si butterà anima e corpo alla ricerca di un libro intitolato Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en Mexico: un testo quasi introvabile ma che, in realtà, rappresenta l’unico supporto a disposizione per un’attendibile ricostruzione dell’itinerario ferroviario richiesto. Lungo il percorso, incrocerà decine e decine di personaggi, uno più bizzarro dell’altro, assurdamente dislocati dentro i sentieri della storia che, alla stregua di un labirinto senza uscita, si dipana davanti agli occhi del sempre più stupito lettore.

Che aggiungere d’altro, relativamente a quest’opera che – almeno per qualche istante – è riuscita nell’intento di sovvertire le regole non scritte di un mondo letterario che va ormai col “pilota automatico”, col suo coté attraente e respingente al tempo stesso?
Il libro si dimostra unico e originale, sia dal punto di vista della costruzione narrativa sia da quello del linguaggio (o, meglio, dei linguaggi che ci compaiono davanti e che transitano dal registro aulico a quello colloquiale, da quello gergale a quello dialettale). È vero che la linea narrativa risulta spesso frammentata, “con salti di tempo e di spazio” (cit. Guccini), ma tale evoluzione non rappresenta affatto una pecca bensì una sorta di marchio distintivo che conferisce originalità a una storia già di per sé assolutamente fuori dagli schemi.
Possiamo quindi definire Ferrovie del Messico una sorta di Romanzo Mondo, in cui compare di tutto e il contrario di tutto: amore e guerra, scienza e bibliografia, morte e religione, realtà e fantasia. I riferimenti letterari che mi vengono in mente sono numerosi: da Roberto Bolaño (Griffi, a un certo punto, cita espressamente Arturo Belano, alter ego dello scrittore cileno) a Borges ai postmodernisti come Thomas Pynchon.  
Concludo con una constatazione: Gian Marco Griffi ha dimostrato un coraggio da leone, buttandosi in un’impresa che – di primo acchito – appariva simile a un salto nel vuoto senza paracadute. Terminata la lettura posso dire con certezza che l’autore è atterrato sul morbido ed è uscito vincitore dalla sua personalissima e singolare tenzone letteraria. 

Voto: ★★★★★


Gio

    

domenica 18 giugno 2023

Il genio di Pierre Lemaitre


Quando sei il miglior autore di thriller/noir di Francia e hai alle spalle capolavori come “Lavoro a mano armata”, “Alex” o “L’abito da sposo” – e di conseguenza potresti vivere di rendita sfornando anno dopo anno libri simili a quelli già pubblicati – chi te lo fa fare di cambiare completamente genere? Cosa ti spinge a gettarti senza paracadute in una nuova esperienza letteraria, tanto diversa da quella che ti aveva dato visibilità e successo?
Qualcuno, qualche anno fa, aveva storto il naso quando lo scrittore parigino aveva accantonato la letteratura poliziesca per esordire nel romanzo storico con “Ci rivediamo lassù”. Eppure, la scommessa non solo fu vinta… ma addirittura stravinta visto che il libro, incentrato sulle vicende di due reduci della Grande Guerra, conquistò il più ambito premio letterario francese, il Goncourt (in pratica l’equivalente dello Strega italiano), tra plauso della critica e crescente successo di pubblico. Conscio del risultato ottenuto, Lemaitre proseguì dando alle stampe altri due romanzi – “I colori dell’incendio” e “Lo specchio delle nostre miserie” – che assieme al premiato capostipite costituiscono la cosiddetta Trilogia della guerra.
Se qualcuno si aspettava che il nostro, dopo questa escursione nelle vicende belliche/sociali francesi, facesse marcia indietro per tornare alla crime fiction che l’aveva lanciato nell’olimpo dei grandi scrittori… direi che ha sbagliato completamente prospettiva.
Pierre Lemaitre ha infatti cominciato una nuova tetralogia, in cui ha deciso di raccontare le vicende della nuova società francese. Finora sono usciti i primi due volumi: “Il gran mondo” e “Il silenzio e la collera”

Il gran mondo:
Siamo a Beirut, nel 1948. Louis Pelletier e la moglie, emigrati da parecchi anni in Libano, hanno avuto quattro figli: il molliccio e senza ambizione Jean, l’intraprendente François, l’idealista Étienne e la ribelle e fragile Hélène. Negli anni Venti, Louis ha acquistato un saponificio e l’ha fatto crescere, trasformandolo in un’azienda di successo.  Uno dopo l’altro, i figli partiranno per la Francia, cercando la loro strada nel mondo, lasciando i genitori soli a Beirut. I quattro giovani si troveranno ben presto in difficoltà in questo affascinante ma pericoloso Gran Mondo, in cui dovranno scontare le conseguenze delle loro azioni, mentre il passato – una terra straniera e sconosciuta – si ripresenterà nelle loro esistenze, col suo pesante fardello di inconfessabili segreti.


Il silenzio e la collera:
La vicenda dei Pelletier riparte dalla Parigi, 1952. Dopo essersi trasferiti da Beirut, i fratelli
 sono impegnati nelle sfide imposte loro dalla nuova vita che hanno abbracciato. Hélène, la più giovane, giungerà in un minuscolo villaggio della provincia francese, per un reportage giornalistico sul paesino che sta per essere sommerso dall'acqua per far spazio a una immensa diga. Il fratello François, cronista nel medesimo giornale, dovrà scoprire chi è veramente Nine, la donna di cui si è innamorato; mentre l’inetto e instabile Jean, succube della perfida moglie, si troverà a fare i conti con le sue pulsioni malvage.




Che dire? Lemaitre può essere considerato il vero e proprio artefice della resurrezione del grande romanzo sociale, con il destino dei singoli personaggi profondamente connesso alle trasformazioni della "nuova" società francese.
Le due opere rappresentano una straordinaria saga familiare ma, allo stesso tempo, sono romanzi d'avventura dal ritmo inarrestabile. Lemaitre è stato in grado di miscelare suggestioni eterogenee, spaziando da storie d'amore, a omicidi seriali, dagli scandali politici alle malefatte dell'impero coloniale.
La sua capacità di narrare situazioni originali partendo da eventi storici reali è davvero unica; la fantasia inesauribile dello scrittore è in grado di partorire trame variegate e complesse, inquadrate in un preciso contesto storico, senza mai perdere il filo: nonostante si tratti di due tomoni di 600 pagine, Lemaitre tiene salda l’ancora della narrazione e anche al lettore più disincantato pare chiaro che, nel flusso inarrestabile, ogni riga non è mai di troppo.
Mai come in questi romanzi è stata affrontata la complessità dell’essere umano. I protagonisti paiono zattere in balia della corrente della storia, ognuno segnato dal proprio ineluttabile destino, con la propria vicenda personale ma anche con zone d’ombra impenetrabili e spesso disorientanti.

Ed ora? Non ci resta che attendere il terzo volume della tetralogia. Non vediamo l’ora di sapere cosa riserverà il futuro ai membri della famiglia Pelletier. 


Gio 

venerdì 9 giugno 2023

I miei Americani senza Nobel!

 

Stati Uniti e Premio Nobel… un connubio che in passato ha consacrato alla storia della letteratura scrittori stratosferici come Ernest Hemingway, William Faulkner e John Steinbeck.

Dagli anni Sessanta in avanti, però, pare che qualcosa si sia rotto e che le scelte dell’Accademia di Svezia si siano un poco allontanate dagli scrittori del Nuovo Mondo. È vero che ci sono stati ancora un paio di sussulti – come scordarsi di Saul Bellow (1976) e di Toni Morrison (1993) – ma nell’ultimo trentennio il Grande Romanzo Americano è stato completamente dimenticato e relegato in secondo piano rispetto alla letteratura del resto del mondo.

Se si parla di autori premiati negli ultimi anni, non possiamo di certo scordare come gli USA abbiano portato a casa due riconoscimenti: Bob Dylan nel 2016 e Louise Glück nel 2020. A mio personalissimo parere, però, questi due Nobel (assolutamente imprevedibili e, probabilmente, non indispensabili) hanno ancora di più accentuato una situazione diventata insostenibile. Il Romanzo Americano degli ultimi decenni è stato rappresentato da autori straordinari che sono stati totalmente dimenticati al momento della scelta.

Partiamo da Philip Roth, scomparso nel 2018, probabilmente uno dei più grandi narratori americani di sempre. Un artista nel giostrarsi in quel turbinoso gioco di specchi che spesso si viene a instaurare tra un autore e i suoi personaggi, tra la parola scritta e l’esistenza reale e vissuta. Roth, con la sua scrittura solo apparentemente autobiografica, è riuscito a raccontare qualsiasi argomento della contemporaneità: il sesso, la malattia, il “mestiere di vivere” e le angherie della vecchiaia che sopraggiunge.

Un altro autore venuto a mancare troppo presto è l’immenso e problematico David Foster Wallace. Scrittore dotato di un talento e di una sensibilità fuori dal comune, la cui scrittura era costantemente rivolta alle relazioni umane e al rapporto che si instaura tra sé stessi e gli altri. Nella sua breve esistenza ha prodotto formidabili distillati di ironia quasi-kafkiana, sapientemente mediati da una pregnante riflessione sullo scorrere del tempo e sull’inevitabilità della morte.

Come scordarci, poi, del grandissimo Cormac McCarthy: un personaggio rimasto sempre lontano dagli ambienti letterari e per cui la scrittura ha rappresentato una pratica viscerale, esplicitata attraverso uno stile ascetico e radicale? Un autore di romanzi unici, dall’afflato potente e insieme enigmatico, scritti con un uno stile visionario, al confine tra l’arcaico e la modernità.

Proseguiamo poi con Don De Lillo, probabilmente il più autorevole tra gli scrittori americani contemporanei. Un autore che ha abbinato una straordinaria maestria narrativa – definita ingiustamente “troppo cerebrale” - a una scelta crepuscolare e personale, dimostrando nella propria evoluzione una notevole coerenza abbinata a una invidiabile produttività.

Come non parlare di Paul Auster, vero e proprio cantore dell’America e della città di New York, la cui vicenda letteraria si intreccia alla perfezione con quella cinematografica? Un narratore dotato di uno sguardo capace di osservare e giudicare il mondo circostante, comprensivo dei riflessi di politica e società.

E ancora possiamo proseguire con Thomas Pynchon, un genio maniacale e matematico alla Stanley Kubrick, alfiere del postmodernismo e capace di condensare, all’interno della sua opera, la percezione esaustiva di un'epoca in cui passato, presente e futuro si cementano in un tratto indissolubile.

Potrei proseguire ancora a lungo, citando Jonathan Franzen, Jonathan Safran Foer, Richard Ford, Joyce Carol Oates e tanti altri…

Non credo che ci sia molto altro da aggiungere. La letteratura made in USA contemporanea rappresenta una miniera inesauribile di autori straordinari, portatori di idee e suggestioni letterarie difficilmente eguagliabili.

La mia speranza – e quella di tanti altri – è che prima o poi l’Accademia Svedese si renda conto dell’unicità di questo movimento e provveda, seppur in ritardo, a consegnare l’ambito Nobel a uno di questi autori ineguagliabili.

Se così non fosse, la dimenticanza salterebbe all’occhio di noi contemporanei… ma ancora di più a quello delle generazioni che seguiranno.      

Gio

lunedì 5 giugno 2023

Viaggiare nei libri - LdL #4

Buongiorno!

Oggi torniamo a parlare del nostro mezzo di trasporto preferito che cambia ruolo e diventa la destinazione. Infatti diciamo spesso che i libri fanno viaggiare, ma grazie alle storie diventano anche meta... quindi andiamo insieme a scoprire in quali si può librovagare. 


Tilly e i segreti dei libri
Avendo usato il termine tecnico specifico di questa serie, mi sembra giusto e doveroso partire da Tilly: una ragazzina che vive coi nonni in seguito alla scomparsa della madre. La signorina ha delle particolari abilità, quali far uscire dai libri alcuni personaggi... o, come anche i suoi nonni e altre persone, entrare e librovagare nei libri lei stessa. Questo le permette di vivere avventure decisamente speciali, ma anche di scoprire che qualcosa non va nella società di librovaghi. Ultimo ma non per importanza, le permette di scoprire cosa è effettivamente successo ai suoi genitori.

Book Jumpers
Con alcuni elementi in comune alla storia di Tilly, ma presentata i volume unico, è la vicenda di Amy: la giovane va in vacanza dalla nonna e scopre che nella sua famiglia hanno la particolare capacità si saltare dentro ai libri al fine di proteggere le storie... e anche lei scoprirà la verità su suo padre.

La terra delle storie
Non c'è due senza tre, giusto? E allora vi parlo di un'altra coppia di bimbi che condividono lo stesso potere e lo stesso segreto sul papà: Alex e Conner. Per il loro compleanno, la nonna regala loro un libro che però non si comporta propriamente come gli altri, infatti risulta essere un portale per il mondo delle storie! Durante la lettura, Alex viene come risucchiata e Conner salta dentro volontariamente per non perdere la sorella. Nel loro viaggio incontreremo molti personaggi delle classiche fiabe.

C'è poi un altro paio di libri in cui i protagonisti si ritrovano nel mondo letterario con lo scopo di salvare le storie: Quando Lana è caduta in una fiaba, che racconta di questa bimba che fa avanti e indietro nel mondo delle fiabe, aiutata dal fratello, per riportare un po' d'ordine nella Bella Addormentata e sconfiggere Malefica; La più incredibile storia mai scritta, in cui il cattivo di turno sta rubando le parole e le immagini dai libri e i protagonisti, Alba e Diego, devono indagare per risolvere la faccenda (temo, tuttavia, che questa sia una serie rimasta incompleta).

Quello del viaggio nei libri è un tema che mi piace molto, anche se mi rendo conto che le storie sono tutte molto simili tra loro e sono dedicate principalmente ad un pubblico giovane. Mi piacerebbe scovare un'avventura di questo tipo dedicata ai lettori più grandi: ancora non l'ho trovata, però chissà... mai dire mai!


Titoli citati: