A
lungo ignorata nel panorama letterario internazionale, la letteratura
australiana - così come quella neozelandese - si è diffusa al di là dei propri
confini geografici a partire dall'ultimo ventennio del secolo scorso, in
seguito all'assegnazione del premio Nobel per la letteratura all'australiano
Patrick White (1973). La successiva generazione di romanzieri – tra cui vanno
menzionati David Malouf, Peter Carey e Tim Winton – ha consolidato questa
apertura al mondo, acquisendo un’insperata notorietà a livello internazionale.
La
letteratura di genere si è inserita in questo spiraglio e, specialmente
nell’ultimo ventennio, ha fatto sentire la sua voce attraverso le opere di
alcuni scrittori di indubbio talento.
Il
poliziesco dell’Oceania, in realtà, ha una storia lunga due secoli. Si può dire
che la crime-fiction australiana abbia preso spunto dalle origini stesse del
paese, che nel XVIII secolo non era altro che una colonia carceraria inglese.
Le prime storie, infatti, si concentravano sulle figure di detenuti in fuga che
diventando eroici ranger; in altri casi bacchettavano un sistema che maltrattava
coloro che erano stati ingiustamente condannati. In una fase successiva, arrivarono
gialli che narravano le vicende di coloni in cerca di libertà e di cercatori
d'oro senza legge.
Gli
anni '80 del secolo scorso furono contrassegnati da un'ondata di opere imperniate
su investigatori privati, personaggi molto popolari in una società piuttosto scettica
nei confronti della polizia. Gli autori del ventunesimo secolo, cambiando
completamente registro, hanno invece riscoperto la classica figura del poliziotto
e hanno spesso tentato di esplorare crimini e misfatti legati alle comunità indigene.
Purtroppo,
se si eccettua il fortunato caso di Michael Robotham – ormai considerato una
star a livello mondiale – gli scrittori di Australia e Nuova Zelanda hanno faticato a giungere fino a noi: in
Italia solo uno sparuto numero di autori è riuscito ad ottenere la
pubblicazione. Compito di questo articolo è farvi conoscere – almeno per sommi
capi – coloro che sono stati gli artefici del decollo di questa scuola.
Allacciate
le cinture… e mettiamoci in viaggio.
Arthur William Upfield (1890–1964):
Di
origine britannica, all’età di vent’anni si trasferì in Australia ottenendone ben
presto la nazionalità (tanto che allo scoppio della Prima guerra mondiale si
arruolò presso la First Australian Imperial Force, per combattere i tedeschi).
Rinomato
autore di gialli, è noto soprattutto per la serie imperniata sull'ispettore Napoleon
Bonaparte "Bony". Si dice che, per la costruzione del personaggio, Upfield
si sia ispirato alla figura di un aborigeno di nome Leon Wood, un brillante
poliziotto del Queensland conosciuto personalmente negli anni venti. In Italia
è reperibile Gli scapoli di Broken Hill,
pubblicato da Polillo nella collana “I bassotti”.
Charles Herbert Shaw
(1900-1955):
Originario
di South Melbourne, oltre ad essere stato uno dei pionieri della letteratura di
genere australiana, è stato un valido giornalista e sceneggiatore.
Nel
mondo del Giallo è noto per i quattro romanzi polizieschi con protagonista Dennis
Delaney, scritti utilizzando lo pseudonimo Bant Singer (un nome ispirato dalla
sua automobile preferita, la Singer Bantam). La serie è ambientata nelle zone
rurali dello stato australiano di Victoria all’indomani della seconda guerra
mondiale.
Vacci piano Delaney!, Delaney, abbi pazienza e Quante grane, Delaney! sono stati
pubblicati in Italia in Il Giallo Mondaori; risultano però di difficile
reperibilità (se si è fortunati, possono essere scovati in qualche bancarella
dell’usato).
Peter Temple (1946-2018):
Nato
in Sudafrica, si trasferì a Sydney nel 1980 e successivamente a Melbourne, dove
diventò editore dell'Australian Society Magazine.
Insegnante
di giornalismo all'università, pubblicò nove romanzi, diventando il primo
scrittore australiano a vincere il Gold Dagger.
È
ricordato soprattutto per i libri incentrati su Jack Irish, un ex avvocato
diventato investigatore privato. La serie è stata trasposta in una fiction tv nel
2012 con Guy Pearce nelle vesti di protagonista.
La carità uccide e Verità sono editi in Italia da Bompiani.
Michael Robotham (1960):
Questo
autore australiano ha alle spalle una lunga carriera di cronista presso il
“Fairfax Press” di Sydney; è stato, tra l'altro, uno dei primi a visualizzare
le lettere e i diari dello zar Nicola II e di sua moglie Alexandra, reperiti
nell'Archivio di Stato di Mosca. Trasferitosi a Londra nel 1986, ha definitivamente
abbandonato il giornalismo ed è diventato un ghostwriter, scrivendo biografie
di personaggi famosi. Tornato in Australia nel 1996, ha deciso di dedicarsi a
tempo pieno alla scrittura.
Il
suo primo romanzo, L'indiziato (pubblicato
in Italia da Rizzoli) - un thriller psicologico ricco di suspense - ha riscosso
grande successo in tutto il mondo ed è stato tradotto in ventidue lingue
differenti. Con il seguito, Perduta,
ha vinto il Ned Kelly Award per la Crime Book dell’anno nel 2005.
Kerry Greenwood (1954):
Nata
in un sobborgo di Melbourne, da giovane ha svolto i più svariati lavoro tra cui
quelli di cantante folk, operaia, costumista e cuoca. Dopo essersi laureata in
Inglese e in Legge, ha ottenuto l'abilitazione da avvocato, ma ha sempre
dimostrato un grande interesse per la scrittura.
Ha
ottenuto una buona visibilità internazionale con i romanzi, ambientati nella
Melbourne degli anni venti, che hanno come protagonista la nobildonna ed
investigatrice privata Miss Phryne Fisher. La serie è ormai arrivata al
ventesimo episodio; solo i primi tre romanzi, però, sono stati tradotti in
italiano: Il re della neve, Morte di un marito e Il treno per la campagna (tutti editi da
Polillo).
Paul Cleave (1974):
Neozelandese
di origine, divide la sua vita tra la città natale di Christchurch - dove sono
ambientati tutti i suoi romanzi - e l'Europa. Le sue opere sono state tradotte
in ben 18 lingue. Ha vinto per ben tre volte il Ngaio Marsh Award per il
miglior romanzo poliziesco ed è stato selezionato per l' Edgar Award (l’Oscar
del Giallo).
Maestro
del thriller psicologico, nelle sue opere costringe il lettore a riconsiderare
ciò che è reale attraverso una vivida esplorazione della malattia mentale,
dell'immaginazione e del “lato oscuro” presente in ognuno di noi.
Il vendicatore e The cleaner sono disponibili nel nostro paese
(Elliot edizioni).
Siamo
finalmente giunti alla fine del nostro percorso.
Abbiamo
visto come la narrativa gialla dell’Oceania sia estremamente ricca e variegata.
Sebbene sia ancora poco conosciuto, questo movimento riesce a veicolare verso il
mondo esterno una serie di miti nazionali, di elementi creativi e persino di sprazzi
di “verità” relativi ad un paese che – è importante sottolinearlo – vanta origini
fortemente connesse all’evoluzione del crimine.
La
solidità della tradizione, considerata nel suo complesso, dimostra fino in
fondo come la crime-fiction australiana (ma anche neozelandese) – partendo da
storie di detenuti e di “bushrangers” – non abbia mai perduto il suo stabile
rapporto con le inquietudini nazionali ed i miti di una società in
lento ma costante mutamento.